Il grido della Fao: “Senza aiuti rapidi sarà un massacro”


Roberto Giovannini


Vertice d’emergenza a Roma: 12 milioni rischiano di morire. Ieri, Flavio Lotti, ha dichiarato: “Contro questa vergogna abbiamo il dovere di mobilitarci. Il mondo deve intervenire subito, con tutte le risorse e gli strumenti necessari”.


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Il grido della Fao: "Senza aiuti rapidi sarà un massacro"

Servono soldi, tanti. Aiuti massicci, e presto. Per evitare che almeno 12 milioni di persone siano travolte dalla morte per fame, causata dalla carestia legata alla carenza di piogge che sta colpendo il corno d’Africa occorrono subito almeno 120 milioni di dollari di soccorsi urgentissimi. Sarebbe solo un anticipo sul 1,6 miliardi di dollari complessivi che secondo la Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, servono per evitare il peggio nei prossimi 12 mesi. Ieri a Roma la Fao ha ospitato una riunione straordinaria per fare il punto sull’emergenza, che come detto è stata messa in moto dalla siccità che ha colpito Somalia, Gibuti, forse anche l’Eritrea, parte dell’Etiopia sudorientale e il Nord-Est del Kenya, la regione al confine con la Somalia dove sono già arrivati oltre 100 mila rifugiati e profughi. «Serve un’azione urgente», ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf.

Ad aggravare la crisi umanitaria, la situazione di guerra endemica che da anni ha reso la Somalia un Paese senza Stato e senza governo. Suddiviso in feudi controllati precariamente da bande armate in perenne conflitto. Tra queste ci sono anche le milizie degli «Shabaab», un gruppo integralista legato ad Al Qaida. Risultato, quasi 4 milioni di affamati nelle province centromeridionali della Somalia. E tantissimi morti, ogni giorno. E legioni di profughi disperati, accolti nelle strutture di assistenza che stanno sorgendo in questi giorni alla frontiera.

L’incontro di ieri a Roma, voluto dalla Francia, presidente di turno del G20, in realtà ha avuto un valore soprattutto politico: determinante per capire se si passerà dalle parole ai fatti sarà il vertice di domani a Nairobi dei Paesi donatori. Nella capitale del Kenya i vari Stati che si sono impegnati a fornire aiuti dovranno formalmente ufficializzare le risorse finanziarie che metteranno a disposizione. Ieri qualche segnale positivo è emerso: la Banca Mondiale ha annunciato uno stanziamento di 500 milioni di dollari, di cui una parte (8 milioni) servirà per gli interventi di emergenza mentre il resto dovrebbe essere investito in progetti di lungo termine per potenziare l’agricoltura. L’Unione Europea ha pronti 100 milioni; l’Italia avrebbe stanziato 13 milioni, più altri 4 mirati alle comunità agropastorali. Ma secondo alcune stime, all’appello per adesso mancano ben 900 milioni di dollari, oltre la metà di quel che servirebbe. Le Ong, come Oxfam e ActionAid, sollecitano la comunità internazionale a non tirarsi indietro, e soprattutto a lavorare per prevenire – mettendo in piedi un’agricoltura sostenibile – le periodiche carestie.

Nel frattempo, il World Food Program dell’Onu sta moltiplicando i ponti aerei per distribuire aiuti alimentari: «Due milioni di bambini rischiano la morte», dice il direttore Josette Sheeran. Per l’Unhcr 1000 persone al giorno arrivano a Mogadiscio dalle campagne; altre 1500 quotidianamente affluiscono nei campi di accoglienza predisposti in Kenya. Ma secondo i portavoce degli Shabaab l’emergenza siccità e carestia altro non sarebbe che un’invenzione dell’Onu per far abbandonare il Paese alla gente.

Fonte: La Stampa

26 luglio 2011

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