"Il centro di Lhasa è un macello". Gli italiani raccontano dal campus


Repubblica.it


Tre studenti dell’"Orientale" di Napoli bloccati da giorni nella Tibet University. "Il nostro console ci ha assicurato che non corriamo alcun pericolo". Un gruppo di turisti francesi: "Abbiamo visto molta gente con la testa sanguinante". "Sono arrivati i blindati, si sono sentiti colpi di arma da fuoco, poi si è alzato del fumo". Di seguito il resoconto di Karma C.


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"Il centro di Lhasa è un macello". Gli italiani raccontano dal campus

LHASA – "Ieri la polizia ci aveva detto che la situazione era tranquilla e noi siamo andati verso il centro. Era un macello". E' la drammatica testimonianza di uno studente italo-indiano, Athisha, bloccato da due giorni con due sue colleghe dell'Istituto orientale di Napoli nel campus della Tibet University.

Athisha, Carmela, 25 anni di Napoli, e Giulia, 24 anni di Enna, sono nella capitale tibetana da ottobre. "Io sono tranquilla – dice Carmela – Ci hanno raccontato che oggi a Lhasa c'è una sorta di tregua, in giro ci sono solo i soldati cinesi. Il console italiano ci ha assicurato che non corriamo alcun pericolo e che entro i prossimi due giorni sarà possibile uscire di qui, ed eventualmente tornare a casa. Se la situazione si normalizzerà però io resterò in Tibet fino a luglio. L'ho detto anche ai miei. Certo che sono preoccupati ma non voglio scappare, io voglio studiare il tibetano".

Diversa la posizione di Giulia: "Lascerò il Paese appena possibile. Qui è un inferno, di cui fra l'altro noi non sappiamo niente. Dal campus non si può uscire, e nel campus non si può entrare. Sono venuta qui per imparare la lingua, per vivere con i tibetani, e oggi è evidente che questo non si può più fare". Giulia racconta di un avventuroso ritorno dall'India, ieri: "Non sapevo quale situazione avrei trovato. Rientravo, via Kathmandu, dalle vacanze invernali, ma non sono potuta tornare subito al campus: il centro storico della città era blindato. Sono stata accolta dal consolato nepalese, che mi ha ospitato per alcune ore. Poi mi hanno riportato qui, e non sono più potuta uscita".

La ragazza descrive "una città piena di fumo, e di soldati cinesi" e racconta della difficoltà di avere informazioni su quello che sta succedendo: "I nostri amici tibetani, che vivono fuori da qui, non sono rintracciabili – spiega – I cellulari sono saltati".

Gli italiani nella capitale tibetana sono una decina – i tre studenti, tre cooperanti e quattro turisti di Roma – e sono tutti in "costante contatto" con il consolato italiano a Pechino, ha assicurato l'ambasciatore in Cina, Riccardo Sessa.

Intanto arrivano altre testimonianze dagli stranieri presenti in Tibet. Una persona che vive non lontano dal Jokhang, il grande tempio nel centro di Lhasa, ha affermato di aver sentito colpi di arma da fuoco. Un'altra ha detto di essersi affacciata su una strada centrale, una traversa di viale Pechino, e di averla vista "piena di mezzi corazzati" e che i soldati fermavano dei giovani tibetani. Turisti stranieri descrivono una città fantasma, percorsa solo dai mezzi cingolati della polizia militare.

Per il secondo giorno consecutivo, alcuni affermano di aver visto delle persone in borghese sparare dalle auto sui passati. I cinesi non escono per paura di essere attaccati dai tibetani, i tibetani per paura di essere arrestati dalle forze di sicurezza, che continuano a mantenere un rigido cordone di sicurezza intorno ai monasteri dai quali è partita la rivolta, quelli di Drepung, Sera e di Ganden.

La maggioranza dei turisti sono bloccati negli alberghi: è il personale che li ferma, su ordine della polizia, che afferma che muoversi sarebbe "rischioso" ma alcuni sono partiti lo stesso, accompagnati da agenti di viaggio locali. Gli stranieri a Lhasa sono pochi, perché sul Tetto del Mondo il freddo è ancora intenso e la stagione turistica inizia in maggio. Un gruppo di francesi è arrivato nel pomeriggio a Chengdu, nella provincia del Sinchuan, quella dalla quale provengono la maggior parte degli immigrati cinesi in Tibet.

"Ho visto molta gente con la testa sanguinante e dappertutto c'erano ambulanze, carri armati e polizia", ha detto una di loro. Un altro ha raccontato che le manifestazioni ci sono state per tutta la settimana ma che le violenze si sono verificate solo ieri quando "sono arrivati i mezzi corazzati, si sono sentiti dei colpi di arma da fuoco, poi si è alzato del fumo".

Da Repubblica.it

15 marzo 2008 

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Karma C. inviata in Tibet racconta: 

Dehra, 15 marzo 2008 (ore 10,00)
Inizia da Dehra la seconda fase della "Marcia Verso il Tibet". Tensione altissima. Le tragiche notizie provenienti dal Tibet rendono la determinazione dei tibetani in India totale. Ci sono circa cinquanta marciatori, forse di più. Molti monaci e monache ma anche diversi laici. Alla testa del corteo ci sono Chimi Yungdrung e Lhakpa. Le cinque organizzazioni che hanno indetto la "Marcia" sono assolutamente convinte che è il momento di andare avanti e di non fermare assolutamente la "Marcia Verso il Tibet" qui in India nonostante la richiesta di Samdhong Rinpoche che in effetti sembra che non si sia fatto più sentire. I cento arrestati hanno fatto sapere che non appena rilasciati riprenderanno a marciare. Ieri sera a Delhi pare che ci siano stati molti arresti nel corso delle manifestazioni spontanee. Tutti qui sono unanimi nel ritenere fondamentale la capacità di diffondere e comunicare con ogni mezzo possibile quanto avviene in India e in Tibet e allargare la protesta anche fuori da India, Nepal e Tibet. A proposito di Nepal ci giungono notizie di una grande manifestazione contro l'ambasciata cinese a Katmandu dispersa dalla polizia nepalese con la consueta brutalità. E' anche importante chiedere alle autorità indiane di lasciare liberi i tibetani di poter manifestare in modo pacifico e non violento la loro protesta contro quello che sta accadendo a Lhasa e in molte altre parti del Tibet. Ora più che mai i tibetani non debbono essere lasciati soli ed è indispensabile l'aiuto della comunità internazionale. Non potendo fare affidamento sui governi chiedono alle organizzazioni non governative e alla gente di aiutarli. Vedremo nelle prossime ore se la polizia indiana arresterà nuovamente i marciatori o li lascerà procedere nel loro cammino. Restate sintonizzati.

Dehra, 15 marzo 2008 (ore 10,45)
Due turisti giapponesi si sono uniti alla "Marcia Verso il Tibet" per esprimere la loro solidarietà al popolo tibetano. Hanno visto in televisione quanto sta succedendo in Tibet e hanno detto di voler fare qualcosa di concreto. Per il momento non sembra che la polizia voglia intervenire ma è impossibile prevedere cosa possa succedere. Tutto può cambiare da un momento all'altro.

Sulla strada per Kangra, 15 marzo 2008 (ore 11,30)

La "Marcia Verso il Tibet" procede senza intoppi, almeno per ora. Abbiamo già percorso diversi chilometri da quando siamo partiti e dovremmo essere a circa 11 chilometri dal confine di Kangra. Quello potrebbe essere un altro punto critico per quanto riguarda possibili interventi polizieschi. Comunque tutti i marciatori sono consapevoli dell'importanza di quanto stanno facendo e pronti anche ad essere arrestati se il governo indiano dovesse continuare a voler impedire al popolo tibetano di esprimersi liberamente tramite una protesta civile, pacifica, non violenta,  che non infrange alcuna legge indiana. In questo momento sono presenti diverse testate giornalistiche. A parte alcuni rappresentanti di piccoli giornali locali, ci sono gli inviati di "Voice of America", "Voice of Tibet", "Radio Free Asia", "NDTV" e "Associated Press".

Sulla strada per Kangra, 15 marzo 2008 (ore 12,45)

Siamo ormai nelle vicinanze di Kangra, dovrebbero mancare solo 4 chilometri. Due uomini dei servizi segreti indiani sono venuti a controllare lo svolgimento della "Marcia". Potrebbe non essere un buon segno. Lo vedremo fra pochi minuti. Rimanete sintonizzati, io cercherò di informarvi tempestivamente degli sviluppi.

Dopo Kangra verso Delhi, 15 marzo 2008 (ore, 15,00)
Abbiamo passato da pochi minuti il confine con il distretto di Kangra e ci dirigiamo verso Delhi. Per il momento la polizia indiana non è intervenuta per fermarci nonostante fosse il limite oltre il quale la "Marcia" non sarebbe potuta procedere.

Dopo Kangra, verso Delhi, 15 marzo 2008 (ore 18,30)
La "Marcia Verso il Tibet" oggi si è conclusa senza alcun ostacolo o interruzione da parte delle autorità di polizia indiane. I marciatori sono arrivati nella cittadina di Shalja, a 55 chilometri dal confine dello stato dell'Himachal Pradesh, dove trascorreranno la notte. I marciatori sono sempre più determinati e le notizie che provengono dal Tibet creano un fortissimo clima emotivo. Tra ieri e oggi si è compreso che non si trattava di semplici scontri ma di una vera e proprio insurrezione. Giungono anche notizie di una incredibile copertura mediatica a livello internazionale, sia degli avvenimenti tibetani sia della "Marcia", cosa che rincuora enormemente i marciatori. Per il momento quindi tutto tranquillo, speriamo che non ci siano brutte notizie domani mattina.

Dopo Kangra verso Delhi, 15 marzo 2008 (ore 20,00)
Lhasa è ormai irraggiungibile via telefono. Purtroppo questo è un grave problema dal momento che sia pure ad intermittenza e con enormi difficoltà, fino ad ora alcune notizie riuscivano a filtrare. L'ultima informazione ricevuta parlava di una situazione terribile. Della polizia cinese che sparava ad alzo zero e bastonava brutalmente qualsiasi tibetano o tibetana sorpreso anche semplicemente a camminare per le strade. Mucchi di cadaveri di persone uccise sul posto dall'esercito di Pechino, ammassati e gettati agli angoli delle vie e delle piazze. Massacri all'interno delle prigioni degli arrestati. E soprattutto, si prepara una feroce repressione per lunedì quando scadrà l'ultimatum dato agli insorti che sono ancora asserragliati nelle aree della capitale che hanno conquistato con la rivolta dei giorni scorsi. I cinesi aspettano di esseri certi che Lhasa possa essere una città sigillata e tagliata fuori dal mondo, per scatenare una repressione e un massacro ancora più feroci di quelli di ieri e l'altro ieri. Per questo è importantissimo cercare di mantenere alta l'attenzione sulla situazione in Tibet anche in assenza di filmati e di fotografie che, quasi certamente, non potranno più arrivare.

Karma C.
(corrispondente dalla "Marcia Verso il Tibet" per: Il Blog di Piero Verni (www.olistica.tv); Dossier Tibet (www.dossiertibet.it); Associazione Italia-Tibet (www.italiatibet.org); Il Sentiero del Tibet (www.ilsentierodeltibet.it); Giotibet (www.giotibet.com)
 

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