I termini della questione


Libera Informazione


Se siamo ancora in politica, il tipo di politica in cui siamo è questo. Il regime uccide i suoi oppositori.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
I termini della questione

Non ci sono ordini dall'alto. Ma non ce n'erano neanche prima. Non è stato Mussolini a ordinare di uccidere don Minzoni. Non è stato Ciancimino a dare l'ordine di uccidere Peppino Impastato. Ma quelle uccisioni erano "necessarie", erano nella struttura intima di tutto un regime. Per quale motivo il sistema mafioso (che comprendeva, allora, vertici della Dc siciliana) avrebbe dovuto non uccidere uno come Impastato: che pericoli c'erano a farlo? Un lotta Continua di paese: chi se ne sarebbe accorto? E che guai sarebbero mai potuti venire dall'uccisione di un povero prete di campagna come don Minzoni? Tutt'e due dannosissimi, localmente. Facili da soffiare. Davvero c'era bisogno di andare a chiedere gli ordini al Capo, di disturbarlo per così poco? Però Badalamenti era uno degli pilastri palermitani – con Spatola – dell'era democristiana. Però Italo Balbo era uno dei quattro "quadrumviri" del regime. E il capo dei berlusconiani in Campania è un uomo intercettato in conversazioni servili con camorristi, ed è ancora un gerarca, ed è Cosentino.

Fra tutti, è stato ancora Don Ciotti a dire la cosa giusta. "Fermatevi tutti un attimo, alla stessa ora, per ricordare Vassallo". Che frase semplice e "apolitica", da prete. Che frase profondamente politica, rivoluzionaria, da – negli anni Veti – "comunista". "Sciopero generale, contro il fascismo, un attimo di silenzio e ricordo per Matteotti!". Questo ha detto don Ciotti, con le sue parole. Sciopero per un attimo, perché questo siamo in grado di fare ora. Solo un attimo. Ma basta, se è un attimo tutti insieme. Perché ci vuole poco a trasformare quel momento in un'ora, e quell'ora in un giorno, e quel giorno in uno "Sciopero generale contro la mafia – contro il fascismo". Ecco, la politica è questa.

Qui ed ora è questa – lo sciopero generale contro il regime -, non è la trattativa. Non sono Del Bono e Vecchi, non è Federzoni e non è Ciano – non è nemmeno Sua Maestà il Re e imperatore – il nostro interlocutore. E' quel ragazzo che organizza quel momento di sciopero – solo un momento, ora – nella sua scuola. E' quel sindacalista che si ricorda dei suoi antichi ("No al fascio – pane e libertà"). E' quel muratore rumeno – tutti i muratori di Roma sono rumeni oggigiorno, come già un tempo erano tutti meridionali terroni, o tutti burini – che non sciopererà, adesso, ma per un attimo bofonchierà qualcosa al compagno vicino, là sull'impalcatura.

 * * * Dimenticavo. Vassallo era un esponente dell'odiato "Pi Di meno Elle", esattamente come Matteotti era un "traditore riformista" e Pio La Torre un "moderato" del Pci. "Uniti si vince" dicevamo ua volta, quando si vinceva.

Fonte: www.liberainformazione.it
10 Settembre 2010

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento