I fondi neri di chi fabbrica armi


Fiorenza Sarzanini


Finmeccanica sotto inchiesta. Occhi puntati sull’acquisto nel 2008, per oltre 3 miliardi di euro, della Drs Technologies, terza industria militare più importante del mondo.


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I fondi neri di chi fabbrica armi

Provviste di soldi occultate all’estero e utilizzate per ottenere commesse e appalti. Fondi «neri» che Finmeccanica avrebbe accantonato grazie all’attività di società collegate alla holding. L’inchiesta avviata dalla Procura di Roma sul colosso pubblico, di fatto considerato una delle casseforti di Stato, si concentra sulle disponibilità finanziarie. E afferra il filo che porterebbe a numerosi conti correnti aperti nelle filiali di banche che si trovano in paradisi fiscali come Singapore e Hong Kong, ma anche in alcuni Paesi europei. Il sospetto dei magistrati è che dietro l’intreccio di aziende usate per siglare contratti miliardari sia stato celato il versamento di tangenti. Soldi finiti nelle tasche di politici e funzionari, anche stranieri, per agevolare la chiusura degli accordi.

L’attività di Selex
Al centro delle verifiche ci sono le disposizioni impartite dal presidente Pierfrancesco Guarguaglini, ma c’è anche l’attività della "Selex", amministrata da sua moglie, l’ingegnere Marina Grossi e «controllata » proprio da Finmeccanica. I carabinieri del Ros, cui sono state delegate le indagini, sono entrati due giorni fa nella sede principale dell’azienda, che si trova in via Tiburtina a Roma, e hanno sequestrato numerosi documenti che riguardano appalti e forniture. Altri atti sono stati acquisiti presso gli uffici della «Elsag datamat», la consociata che ha ottenuto l’appalto per la gestione dei sistemi informatici durante il G8 che si è svolto a L’Aquila la scorsa estate.

Gli aerei americani
Gli accertamenti cominciano un paio di mesi fa. Indagando sull’organizzazione criminale che fa capo a Gennaro Mokbel, gli investigatori captano alcune conversazioni che riguardano Finmeccanica. E lo sentono mentre afferma: «Io ieri sera sono stato a cena con uno dei capoccioni di Finmeccanica, uno dei tre che comandano Finmeccanica. Lui però vive negli Usa, a Washington, è quello che ha firmato l’accordo da sei miliardi sugli aerei; Finmeccanica fa gli aerei degli Stati Uniti». In un’altra conversazione racconta di essere stato a cena con «il numero tre della terza industria militare del mondo e con due persone della Cia» e aggiunge: «Aveva una scorta de quelle che non se possono immaginare, armati. M’hanno offerto un cazzo de marchingegno. Non a me, ma tramite sempre l’avvocato Nicola (il senatore Di Girolamo, ndr), di aprire una loro agenzia per tutto il centro Asia, per la vendita di prodotti di sicurezza e prodotti militari; elicotteri Agusta e via dicendo. C’abbiamo una riunione lunedì». Nei giorni successivi, Mokbel partecipa a un incontro dove c’è tra gli altri Lorenzo Cola, ritenuto vicino proprio a Guarguaglini. Si discute dell’acquisizione della «Digint» e si lamenta perché «abbiamo tirato fuori i soldi, ma non abbiamo visto uno straccio di contratto, non abbiamo visto il futuro ». Si tratta di un investimento da 8 milioni di euro che — almeno nelle mire del gruppo — avrebbe dovuto portare appalti e commesse. Non a casoMarco Toseroni, arrestato con l’accusa di essere uno dei collaboratori più fidati di Mokbel, dice: «Con Marco (Iannilli) ci sentiamo ogni due giorni. Gli sto già procacciando lavoro per Finmeccanica… il nostro avvocato di Singapore ci ha dato delle date fra il cinque, il sei… il sette a Singapore. Oggi mi ha chiamato, quello è estremamente operativo, ha già parlato con un ex capo comandante dell’Aeronautica militare di Singapore che è stato l’attaché».

Radar e computer
Vengono disposti nuovi controlli e ci si concentra sulla Selex. Il sospetto è che l’azienda abbia pagato numerose forniture pur non avendo mai ottenuto le apparecchiature che risultano elencate nei contratti. Queste false fatturazioni, per una cifra comunque superiore a quelle di mercato, avrebbero consentito di creare provviste di denaro poi trasferite all’estero. Non solo. L’accantonamento dei fondi sarebbe avvenuto attraverso l’acquisizione di società che in realtà erano «scatole vuote» ma servivano a giustificare la movimentazione dei soldi. I risultati delle rogatorie già effettuate dai magistrati, che si sono recati personalmente a Singapore e Hong Kong proprio per prendere visione degli atti, sono stati incrociati con la documentazione contabile acquisita durante la prima fase d’indagine. E così si è deciso di far scattare le perquisizioni. Del resto oltre alla Procura di Roma, fascicoli che riguardano Finmeccanica sono stati aperti a Milano e a Napoli. In particolare si sta cercando di ricostruire l’attività della «Elsag datamat» che, dopo aver partecipato all’appalto per la videosorveglianza della cittadella della polizia nel capoluogo partenopeo, ha poi ottenuto in esclusiva quello per i sistemi informatici del G8. I magistrati napoletani procedono per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. L’ipotesi dei colleghi romani riguarda invece episodi di corruzione e di evasione fiscale. Una tesi che Finmeccanica smentisce ufficialmente quando «nega che siano mai stati costituiti fondi neri in Italia o all’estero».

Fonte: www.corriere.it

28 maggio 2010

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