Governo sempre più forte e Paese sempre più povero


Beppe Del Colle, Famiglia Cristiana


Le famiglie in grave difficoltà, ma i politici hanno altri interessi. Nella storia della Repubblica, non c’è mai stata una fase così nettamente dominata da una strategia politica determinata verso un preciso obiettivo: tutto il potere sostanziale nelle mani di una sola persona.


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Governo sempre più forte e Paese sempre più povero

L'ultima settimana prima delle "feste di fine anno" (così il socialmente corretto dell’età consumistica parifica e unifica il Natale del Signore con il Capodanno) è stata un vero e proprio campionario di filologia politico-istituzionale. Come capita quando di davvero interessante per i cittadini non c’è nulla, e in compenso si scatenano storici e teorici.

Con tutto il rispetto per gli esperti, e con i tempi che corrono, la povertà che incalza, la Borsa che ansima, la disoccupazione che cresce, l’inflazione che si ferma, ma non diminuisce il prezzo della pasta e del pane, era difficile immaginare che il torrente di Babbi Natale in discesa da ogni televisione con pacchi di profumi, giocattoli, telefonini, panettoni, liquori, vini e acque minerali fosse accompagnato da Tg, in cui si succedevano imperterriti i lettori della "nota politica" e dei suoi protagonisti, sempre gli stessi, gli stessi sorrisi stereotipati, le stesse parole rassicuranti, impegnati a parlarci di presidenzialismo, federalismo, riforme della Giustizia. Come se di tutto questo il Parlamento e il Governo stessero trattando con i termini consueti alle vere democrazie nei momenti decisivi per le istituzioni, ma socialmente tranquilli.

E, invece, è successo. Se vogliamo dirla in breve, tutto è già stato deciso. Nell’intera storia della Repubblica non c’è mai stata una fase così nettamente dominata da una strategia politica chiara e determinata verso un preciso obiettivo: tutto il potere sostanziale nelle mani di una sola persona.

Non un dittatore in senso classico, né tanto meno un tiranno. Silvio Berlusconi non solo ha vinto democraticamente le elezioni del 13 aprile 2008, ma dispone di una maggioranza ampia e solida, come nessun altro premier dal 1948, sebbene di tanto in tanto vi emergano inquietudini, incertezze, perplessità, malumori (nella Lega e An, quest’ultima, però, in fase di fagocitazione nel Popolo della libertà. Si noti: "il Popolo", non "il Partito", come si dice dappertutto, meno che in Italia).

Di fronte a questo, il nulla, o quasi. È vero che contemporaneamente esce il ventesimo libro di Marco Travaglio su Berlusconi, e che l’antiberlusconismo nei suoi vari movimenti, modalità e protagonisti (i girotondi, Moretti, Grillo…) non funziona, se non come ripetizione rituale di una minoranza, cui non corrisponde sul piano parlamentare un’opposizione coerente e motivata nei programmi. E in cui il più "giustizialista", Di Pietro, incappa in una grana giudiziaria del figlio, a proposito del grande shock napoletano intorno a un misfatto che non è mai avvenuto, ma di cui si è molto parlato sui telefoni cellulari.

È, comunque, perfettamente naturale che si cerchi sempre di aggiornare
la Costituzione e di aumentare la stabilità e l’efficienza del potere di Governo. Ma non va dimenticato che, in Italia, Governi sempre instabili, soggetti all’opposizione del più forte partito comunista dell’Occidente, in un quindicennio seppero trasformare e modernizzare con trasparente decisionismo un Paese antiquato e povero, attraverso la riforma dei rapporti agrari, del fisco, della scuola (la media unica), dell’abitazione (il Piano casa), dei trasporti (l’Autostrada del Sole), della moneta. C’erano personaggi come De Gasperi, Einaudi, Segni, Vanoni, Colombo…

Tutto dipende dalla classe dirigente. Se il quinquennio berlusconiano 2001-2006, con una maggioranza stabile, si ricorda quasi solo per la parziale depenalizzazione del falso in bilancio, anche qualche dubbio di sostanza sulle riforme ora promesse sarà pure lecito.

Fonte: Famiglia Cristiana

gennaio 2009

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