Gerusalemme: dialogo unica soluzione


L'Osservatore Romano


Intervista al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.


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Israel, Jerusalem, the Western Wall

Per Gerusalemme «l’unica soluzione è il dialogo diretto tra le due parti per poter arrivare a un consenso intorno ad alcune proposte»: lo ha ribadito il cardinale Pietro Parolin in un’intervista al vaticanista Gian Guido Vecchi pubblicata sull’edizione di giovedì 21 dicembre del «Corriere della Sera», in cui spiega che «questa è l’unica strada», mentre «le decisioni unilaterali non sono utili per andare nella direzione della pace».

Il giornalista ha domandato quale può essere il ruolo della Chiesa in seguito alla decisione dell’amministrazione Trump di riconoscere la città santa come capitale di Israele e alla successiva telefonata al Papa da parte del presidente palestinese Abu Mazen. «Naturalmente, a livello di diplomazia — ha risposto il segretario di Stato — la Chiesa può intervenire in situazioni molto concrete. Lo abbiamo fatto, anche nel passato. Non so se ci sarà l’opportunità, in questo caso, dipende molto dalle circostanze, dagli attori che sono coinvolti». Però il porporato ritiene «che alla Chiesa si chieda soprattutto di continuare a proclamare i grandi valori del Vangelo: la pace, il dialogo come cammino per arrivare alla pace, la fraternità, la solidarietà». Infatti, ha aggiunto, «queste parole bisogna continuare a ripeterle perché rischiano di essere smentite ogni giorno dai fatti. E quindi vanno risvegliate nei cuori delle persone».

Riguardo alla proposta di uno statuto speciale garantito internazionalmente per Gerusalemme, il cardinale Parolin ha sottolineato che quest’ultima «è una città unica e sacra per ebrei, cristiani e musulmani». Perciò «dovrebbe avere uno statuto speciale che ne faccia una “città aperta”, offra assicurazioni di libertà religiosa per i membri delle tre religioni che condividono i luoghi santi e permetta l’accesso ai pellegrini».

21 dicembre 2017

Osservatore Romano

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