Gaza, l’export è sempre fermo


NEAR EAST NEWS AGENCY


Il Cogat, il coordinamento militare israeliano per la Striscia, annuncia una maggiore flessibilità ma le esportazioni sono a zero anche se sono partiti per l’Olanda un po’ di fiori e fragole.


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Gaza, l'export è sempre fermo

L’import di Gaza garantisce appena la sopravvivenza della popolazione civile, nonostante l’allentamento del blocco annunciato a giugno da Israele. Lo hanno denunciato di recente una ventina di centri per i diritti umani. L’export invece è fermo, vicino allo zero, malgrado gli annunci del Cogat, il coordinamento militare israeliano per la Striscia di Gaza, che questa settimana sostiene di aver dato il via alla «settimana dell’export di Gaza» lasciando passare sette autocarri carichi di fiori e fragole destinate all’Olanda. E’ questo il quadro tracciato da «Gaza Gateway», il servizio di monitoraggio dei valichi tra Gaza e Israele svolto dalla Ong israeliana «Gisha».
Dal giugno 2007, quando Hamas ha preso il potere, appena 262 camion carichi di prodotti hanno lasciato la Striscia di Gaza, riferisce Gaza Gateway. Nel 2005 invece ogni giorno uscivano da Gaza una settantina di autocarri con merci dirette in Israele, Cisgiordania e all’estero. Quello stesso anno Israele aveva anche promesso di portare fino a 400 il numero di automezzi in uscita da Gaza. Ma non è mai successo e il blocco dei valichi resta molto rigido.
Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini, durante la sua recente (e brevissima) visita a Gaza, ha detto ad alcuni imprenditori palestinesi di aver ricevuto l’assicurazione da parte del generale israeliano responsabile per il Cogat, che verranno incrementate non solo le importazioni ma anche le esportazioni da Gaza. Ma quella promessa che aveva soddisfatto pienamente il buon amico di Israele Frattini, si scontra con la situazione sul terreno. Gaza Gateway ricorda che una analoga promessa era stata fatta anche nei mesi scorsi ma poi non è cambiato nulla.
Le limitazioni all’import e lo stop pressochè completo delle esportazioni ha costretto alla chiusura circa i 2/3 delle fabbriche ed imprese di Gaza. La disoccupazione è ad almeno il 40% della forza lavoro. L’allentamento del blocco tanto pubblicizzato da Israele lo scorso giugno, dopo lo sdegno internazionale suscitato dall’arrembaggio alla Freedom Flotilla, non ha cambiato molto per la maggioranza della popolazione di Gaza.
Gaza Gateway nota inoltre che il governo del premier Netanyahu permette il transito di fiori e fragole di Gaza per il  territorio israeliano (fino al porto di Ashdod e all’aeroporto di Tel Aviv) ma rifiuta categoricamente che quei prodotti possano essere esportati verso lo Stato ebraico o in Cisgiordania. Un atteggiamento che la Ong israeliana trova privo di logica. Non è escluso, aggiunge Gaza Gateway, che venga tacitamente applicato il «piano Lieberman» che impone alle merci di Gaza di percorrere un lungo tragitto prima dell’esportazione, causando danni ai produttori palestinesi.

Articolo di Mario Correnti

Fonte: NenaNews

4 dicembre 2010

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