Firme contro la guerra


Enrico Piovesana


Una storica Ong londinese lancia una petizione popolare per chiedere il ritiro immediato delle truppe britanniche dall’Afghanistan. Un’iniziativa da imitare.


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Firme contro la guerra

Registi, cantanti, scrittori, intellettuali, giornalisti, avvocati, attivisti, sindacalisti, politici e migliaia di cittadini comuni. L'appello per il ritiro immediato delle truppe britanniche dall'Afghanistan lanciato dalla storica Ong londinese War on Want (Guerra alla Povertà), e rilanciato dal quotidiano The Guardian, sta raccogliendo massicce adesioni e pare destinato a provocare qualche problema a una classe politica che, in Gran Bretagna come altrove, continua a ignorare la crescente opposizione popolare alla guerra in Afghanistan.

Recita l'appello: ''La Gran Bretagna è nuovamente coinvolta in una guerra che non si può vincere. Come viene spiegato nel nostro rapporto su quel conflitto, il popolo afgano sta pagando un prezzo terribile per l'occupazione militare del loro paese. Il surge dell'attività militare non ha portato più sicurezza, ma solo maggiore insicurezza, sia in Afghanistan che nel vicino Pakistan''.

''I sondaggi – prosegue il documento – mostrano che oltre il 70 per cento del popolo britannico vuole il ritiro, immediato o rapido, delle nostre truppe dall'Afghanistan. I firmatari credono che l'occupazione dell'Afghanistan sia contraria agli interessi degli afgani, quindi chiedono il ritiro immediato del contingente britannico e una soluzione negoziale del conflitto che garantisca il diritto di autodeterminazione, la sicurezza e i diritti umani del popolo afgano''.

Il direttore di War on Want, John Hilary: ''Le forze alleate in Afghanistan stanno combattendo una guerra sporca, con bombardamenti aerei, attacchi di droni, torture e uso mercenari contro la popolazione civile. Gli aiuti allo sviluppo vengono usati per perseguire obiettivi militari e per privatizzare l'economia afgana. Il governo deve ritirare le truppe adesso e sostenere una soluzione politica sotto gli auspici dell'Onu''.

Il rapporto afgano di War on Want, intitolato The Great Game (Il Grande Gioco), denuncia come dopo quasi dieci anni di occupazione militare le condizioni di vita della popolazione afgana, già provata da decenni di guerre, non siano minimamente migliorate. L'Afghanistan rimane uno dei paesi più poveri del mondo, non solo in conseguenza diretta del conflitto, ma anche a causa della ''militarizzazione degli aiuti umanitari'', usati a vantaggio delle operazioni militari, non della popolazione locale.

L'opposizione popolare alla guerra in Afghanistan sta crescendo in Gran Bretagna, negli Stati Uniti (dove quasi due americani su tre vogliono il ritiro delle truppe) e in tutti i paesi europei: anche in Italia la percentuale di chi vuole il ritiro supera ormai il 60 per cento della popolazione. L'Olanda – dove evidentemente la politica rappresenta ancora gli interessi e i sentimenti della società civile, come dovrebbe essere normale in democrazia – ha già ritirato le sue truppe.

L'Italia, invece, non ha nemmeno intenzione di fissare una data per il ritiro, per quanto lontana nel tempo: ''Se fissassimo un giorno e un'ora avremmo fatto un piacere ai terroristi e agli insorti'', ha detto nei giorni scorsi il ministro La Russa.
Nei prossimi giorni il Senato approverà l'ennesimo rifinanziamento di questa incostituzionale missione di guerra, che ci costa ormai più di due milioni di euro al giorno.
Una petizione popolare potrebbe essere utile anche da noi, Rubygate permettendo.

Fonte: http://it.peacereporter.net

15 febbraio 2011

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