Effetto decreti sicurezza: povertà e marginalità


Redattore Sociale


Presentato il dossier dal titolo “I sommersi dell’accoglienza”, curato dal sociologo Marco Omizzolo. Da Amnesty un appello al governo. “I decreti hanno peggiorato il sistema di accoglienza. In aumento le vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali”


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ROMA – “I decreti sicurezza hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia e stanno generando ghettizzazione e povertà, sia economica sia sociale.
Una situazione da non sottovalutare perché sta provocando l’aumento di vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali, come dimostrano i processi aperti”.
È questa la denuncia di Amnesty International Italia che stamattina a Roma ha presentato un dossier dal titolo “I sommersi dell’accoglienza”, curato dal ricercatore e sociologo Marco Omizzolo. La ricerca è stata condotta tra agosto e dicembre 2019 attraverso la raccolta di 25 storie personali di beneficiari di protezione. 
 
Tra ottobre e novembre 2018, infatti, il sistema di accoglienza italiano è stato modificato da due due provvedimenti del governo: il decreto del ministero dell’Interno del 20 novembre 2018 e il cosiddetto “Decreto sicurezza” del 4 ottobre 2018 n.113. “L’analisi del Decreto legge 113/2018 in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica mette in evidenza il processo di infragilimento del richiedente asilo e del beneficiario di protezione – si legge nel rapporto -. Si tratta di un processo che caratterizza la loro condizione giuridica e sociale ormai da diversi anni e che il Decreto 113/2018 amplifica in modo rilevante, producendo emarginazione sociale e ghettizzazione, insieme alla possibilità per il richiedente asilo di precipitare in un esercito di invisibili di riserva facile preda di interessi criminali e organizzazioni mafiose (sfruttatori, trafficanti, caporali e mafiosi)”. 
 
Secondo Amnesty International Italia, le nuove misure “escludono i richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza” e di fatto, si legge nel rapporto, “cancellano la possibilità di realizzare un percorso inclusivo e socialmente avanzato, mentre l’abolizione della protezione umanitaria priva migliaia di persone, che si vedono rigettare la richiesta di asilo e che non possono essere rimpatriate se non in violazione della legge, di uno status legale che permetterebbe loro l’accesso ai servizi sanitari, sociali e abitativi, istruzione e lavoro, con evidenti ripercussioni negative su qualità di vita, sicurezza e dignità e aumentandone la vulnerabilità e l’esposizione allo sfruttamento lavorativo e criminale”.
Per Marco Omizzolo, gli effetti del Decreto legislativo 113/2018 “si sono diffusi su ambiti diversi dell’accoglienza e dunque sulla vita complessiva dei migranti in Italia e in particolare dei richiedenti asilo portando a una progressiva marginalizzazione e precarizzazione del loro quotidiano nel paese”.
 
Il Decreto sicurezza, inoltre, “impedisce inoltre l’accesso al sistema Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) ai richiedenti asilo – spiega una nota di Amnesty Italia -, una scelta che aumenta la possibilità che molte di queste persone rimangano nella sfera della prima accoglienza e quindi in situazione di particolare vulnerabilità (sanitaria e psicologica)”.
Secondo Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia, i due decreti hanno avuto un “impatto devastante sulla vita delle persone presenti sul territorio italiano, togliendo loro un’identità, trasformandole in fantasmi privandole di alloggio o di cure mediche – ha aggiunto -. Oltre a non rappresentare la soluzione di alcun problema sono semplicemente disumane: sono necessarie modifiche sostanziali del decreto che riconoscano il diritto a una vita dignitosa e all’esercizio reale dei diritti fondamentali garantiti dai principi costituzionali e internazionali”.
 
I Centri di accoglienza collettiva, inoltre, hanno subito un taglio dei finanziamenti pro die pro capite “fino al 28 per cento, da 35 euro a 25,25 euro per le strutture in grado di accogliere tra i 51 e i 300 richiedenti asilo – spiega Amnesty Italia -, mentre ancora più penalizzata risulta l’accoglienza diffusa con tagli fino al 39 per cento”. A causa del taglio dei finanziamenti alla prima accoglienza, i servizi per l’inclusione non rientrano più tra le spese sostenibili. “I nuovi bandi infatti non prevedono più la necessità di garantire l’insegnamento della lingua italiana – spiega l’organizzazione -, il supporto alla preparazione per l’audizione in Commissione Territoriale per la richiesta di asilo, la formazione professionale e la positiva gestione del tempo libero. In sostanza con lo stesso provvedimento l’assistenza sanitaria alla persona viene fortemente ridimensionata, con un crollo delle prestazioni minime richieste e del personale deputato al loro svolgimento”.
 
Al governo italiano, quindi, la richiesta di “urgenti modifiche” alla normativa in materia di protezione internazionale e immigrazione.
Per Amnesty International Italia, infatti, occorre “assicurare a tutte le persone che entrano in Italia l’esercizio reale del diritto fondamentale a chiedere protezione ed accoglienza – si legge nel rapporto -; adottare misure per impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status per evitare che precipitino in condizioni di marginalità e sfruttamento e divenire così preda di organizzazioni criminali”.
Allo stesso tempo, aggiunge l’organizzazione, si deve “garantire la regolarizzazione per coloro che sono finiti in condizioni di illegalità per via degli effetti del cosiddetto Decreto sicurezza”. Tra le richieste anche quella di “consentire la registrazione anagrafica anche ai richiedenti asilo. Una misura determinante per garantire i diritti umani dei migranti”. Infine, occorre “ristabilire servizi professionali nell’ambito del processo di accoglienza allo scopo di fornire percorsi di inclusione sociale ed economica reali e qualificati a tutti i richiedenti asilo e beneficiari”.
Redattore Sociale
22 gennaio 2020
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