Dal Teatro Valle occupato editori contro i bavagli. Vecchi e nuovi


Roberto Natale


Le case editrici scelgono un luogo simbolo di protesta per denunciare i pericoli della legge bavaglio anche sulla produzione saggistica.


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Dal Teatro Valle occupato editori contro i bavagli. Vecchi e nuovi

L’appuntamento era stato convocato al Teatro Valle, per la presentazione pubblica dell’appello contro il disegno di legge sulle intercettazioni che numerosi editori italiani avevano reso noto in settimana a Francoforte, alla Fiera internazionale del libro. Laterza, Mauri-Spagnol, Minimum Fax, in rappresentanza anche di altre case editrici, hanno voluto rilanciare l’allarme per le conseguenze censorie che la legge bavaglio avrebbe anche sull’ampia produzione saggistica che in libreria racconta l’Italia di questi anni. E hanno scelto di farlo in luogo – il teatro romano occupato da mesi – che è diventato uno dei simboli della difesa dei beni comuni (dall’acqua alla conoscenza). Ma l’incontro è arrivato all’indomani delle devastazioni che avevano squassato Roma, e sequestrato a centinaia di migliaia di persone il diritto di manifestazione e di parola. Così l’analisi dei rischi per il diritto di sapere e la necessità di mantenere alta la mobilitazione si è intrecciata al bisogno di capire di più, alla richiesta che l’informazione non censuri le ragioni di un movimento che già sabato pomeriggio è stato oscurato dalla violenza organizzata di qualche centinaio di teppisti. Da giuristi come Stefano Rodotà e Alessandro Pace, dal magistrato Armando Spataro (via lettera), l’esame dettagliato di un testo che “impedendo la pubblicazione di testi portati a conoscenza delle parti intorbidirebbe il dibattito pubblico alimentando possibili ricatti”.  E poi le voci della cultura: autori delle diverse case editrici, che hanno portato dosi di antidoto al pericolo del pensiero unico sotto forma di pagine di libertà, di libertà minacciata, di conformismo. Dentro un teatro il momento più intenso, come era giusto, l’ha regalato un’attrice: Franca Valeri, 91 anni e una capacità notevole di graffiare,  “signorina snob” che al telefono ha ridicolizzato lo squallore che emerge da tante telefonate intercettate. 
L’impegno a difendere nelle prossime settimane – in rete e nelle piazze – i diritti che la legge-bavaglio minaccia è stato riaffermato da tutti. Ma il mondo dell’informazione non ha soltanto riscosso solidarietà. E’ stato anche oggetto di domande: sulla “copertura” del corteo di sabato, sulle autocensure di questi anni, sulla crisi drammatica del servizio pubblico. Per questo ci si è dati un doppio appuntamento, da costruire insieme nelle prossime settimane: tornare a ragionare di giornalismo e di Rai in un dialogo tra chi ha occupato il Valle in nome della cultura bene comune e chi, fra i giornalisti, crede che anche l’informazione possa essere considerata bene comune, e che bene comune debba essere quel servizio pubblico radiotelevisivo ora sfigurato dal servilismo e dalla piattezza dell’offerta.

Fonte: Articolo 21

17 ottobre 2011

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