"Condanno il gesto folle ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese"


La Stampa


Intervista a Rosy Bindi, Presidente del Pd, dopo l’aggressione a Berlusconi.


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"Condanno il gesto folle ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese"

Nel "buen retiro" della sua casa di Sinalunga, Rosy Bindi scorre i flash di agenziasull'aggressione al Premier. E' da poco tornata dalla messa delle cinque ed ha appena finito di ragionare sulla proposta di Casini, "efficace solo se viene presentata come alternativa di governo, con una proposta programmatica e sociale". Ma di fronte alla piega politica che la giornata sta subendo, ragiona sconsolata: "Ci mancava solo questa. Sia ben chiara questa intervista deve aprirsi con la solidarietà a Berlusconi e con la condanna del gesto. Resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c'è anche Berlusconi, non può sentirsi vittima. Questo gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Questa volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividerequesto paese, alla fine…"

Dunque aveva visto giusto Di Pietro sul rischio di scontri in piazza per un clima di odio alimentato dal Premier?
"Motivi di esasperazione ce ne sono molti, legati alla crisi economica che alcuni pagano con prezzi altissimi. La sensazione più diffusa è che non sai più a chi rivolgerti, non sai più chi ti tutela. C'è perfino una rottura in parte creata ad arte dal movimento sindacale. E poi c'è uno scontro politico che si porta sicuramente dietro frange estremiste o persone che perdono la testa, ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese.Sbagliano i contestatori, non si disturbano le piazze degli altri, è anche vero che c0è modo e modo per zittire le persone. E anche oggi il premier ha mantenuto dei toni duri, mancava solo la frase "e per tutto questo andiamo al voto".

Il Cavaliere dice di voler continuare a governare. Allora perchè un leader così prudente come Casini si spinge così avanti? Sarà perchè il voto anticipato è un esito su cui nessuno più dubita?
“Può essere un segnale del tipo “se hai intenzione di tirare la corda, sappi che…”. Certo le opposizioni sono pronte a reagire se il premier vuole elezioni per cambiare la Costituzione,. Berlusconi a Milano non ha fatto altro che confermare il messaggio che siccome lui ha il consenso popolare nessuno lo può fermare”

Ma quanto potrebbe durare un esecutivo con Casini e Di Pietro?
“Questo è il punto. E poi sia ben chiaro, non è il Premier che decide se si va a votare. E il PD starà molto attento alle scelte del Quirinale: saremo disponibili a collaborare per rendere effettivo il dettato della Costituzione che le Camere le scioglie il Capo dello Stato”.

Quindi, è vero secondo lei, che in cinque minuti si trova una maggioranza in Parlamento per un governo istituzionale.
“E’ un primo passo che considero indispensabile, ma non scontato, tutto da costruire e comunque non sufficiente.  Il paese sta attraversando una forte cresi sociale ed economica. Quindi la soluzione della crisi democratica deve essere funzionale alla soluzione delle crisi sociale. L’Alleanza per la Democrazia trova il consenso se ha la forza dell’alternativa programmatica. Non si può dire ai disoccupati “vieni con noi a salvare la democrazia del paese” senza dirgli come faremo a ridargli il lavoro.

Lei dà per scontato che gli elettori di Casini lo seguano se va con la sinistra e che i vostri militanti votino per Casini Premier?
“Non penso agli organigrammi e mantengo due punti fermi. Il bipolarismo e il PD come partito plurale, non come sinistra. Anche il sistema politico da troppi anni non si arresta perché deve pensare alle emergenze. Tradotto, il PD non ha nessuna intenzione di ereditare il complesso dei “Figli di un Dio minore” della sinistra che per vincere bisogna che qualcun altro ci copra al centro”.

Ma questa esigenza non si scontra con un’altra alleanza con l’Udc?
No, ci alleiamo come partito di centrosinistra, non andiamo a costruire il centrosinistra con il “trattino”. Il Pd non può perdere la sua natura nel fare questa operazione. E Casini sa che in questo caso non può  mantenere una politica dei “due forni”. E aggiungo che questa è un’occasinone, non per rinnegare il bipolarismo, ma per costruirne uno più europeo. Dunque per il Pd è una sfida. Vorrei rassicurare Veltroni: non ho intenzione di perdere l’Ulivo per strada, per me difendere il futuro democratico del paese significa difendere il nostro progetto politico”.

Fonte: La Stampa
14 Dicembre 2009 

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