Cinaweb, tolta la censura. In parte


Irene Panozzo, Lettera 22


Un’inversione di marcia inattesa: ieri la Cina ha tolto la censura a una serie di siti web considerati “sensibili” e che saranno così cliccabili durante i prossimi Giochi Olimpici. Ma solo dalla sala stampa del villaggio olimpico.


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Cinaweb, tolta la censura. In parte

Un’inversione di marcia inattesa: ieri la Cina ha tolto la censura a una serie di siti web considerati “sensibili” e che saranno così cliccabili durante i prossimi Giochi Olimpici. Una vittoria per chi nei giorni scorsi, dopo l’arrivo dei primi giornalisti stranieri al Villaggio Olimpico, aveva protestato per l’impossibilità di accedere a un gran numero di pagine, cinesi e straniere. Ma una vittoria comunque spuntata, visto che l’allentamento della censura riguarda solo chi si connette dal centro stampa olimpico. Per tutti gli altri normali cittadini cinesi, la rete rimane blindata.
La decisione del Comitato organizzatore delle Olimpiadi (Bocog) di permettere l’accesso, tra gli altri, ai siti di Amnesty International, Reporters sans frontières, BBC, Radio Free China e del quotidiano di Hong Kong Apple Daily, critico del regime di Pechino, pare sia venuta dopo un serrato negoziato con il Comitato olimpico internazionale (Cio). Che nei giorni scorsi era finito sotto accusa assieme al governo cinese per non essere riuscito a convincere Pechino a garantire l’accesso libero a internet, come inizialmente l’esecutivo della Rpc aveva invece promesso. È stato quasi con sollievo quindi che Gunilla Lindberg, vicepresidente del Cio, ha annunciato ieri mattina che “la questione è risolta”. In realtà, oltre all’accessibilità garantita solo dall’interno della sala stampa, alcuni siti sono rimasti off limits. Ad esempio quelli dei dissidenti pro-tibetani o i siti legati al movimento spirituale “Falung Gong”, che rimangono bloccati, hanno sottolineato fonti cinesi, perché “illegali”.
Anche altri siti che si occupano di diritti umani o di temi politici rimangono inaccessibili. Come www.thechinadebate.org, un forum creato da Amnesty International (AI) per promuovere il dibattito sulla situazione dei diritti umani in Cina. A riferirlo ieri è stata Roseanne Rife, vicedirettrice del programma Asia-Pacifico di AI, che ha anche detto di aver accolto “con favore” la notizia che il sito dell’organizzazione sia visitabile dal centro stampa. Ma che ha anche ribadito che “bloccare e sbloccare arbitrariamente determinati siti internet non basta a soddisfare l’obbligo di rispettare libertà d’espressione e di informazione”. Più positiva la reazione dell’ambasciatore italiano a Pechino, Riccardo Sessa, che ha preferito sottolineare la scelta delle autorità cinesi che “hanno mostrato di saper recepire delle giustissime proteste che sono state fatte da giornalisti e ambienti sportivi”.
Un appello a “rispettare le leggi cinesi” anche in termini di accesso alla rete è venuto ieri dal presidente Hu Jintao in persona. Che in una rara conferenza stampa con i giornalisti stranieri ha chiesto di “non politicizzare” l’evento, perché “sarebbe il contrario dello spirito olimpico”. Ai 24 giornalisti che hanno partecipato all’incontro è stato permesso fare un’unica domanda a testa. Ma a chi aveva intenzione di sollevare la questione del Tibet, dei diritti umani e della censura su internet non è stata data la parola.

Fonte: Lettera22 e quotidiani locali del Gruppo L'Espresso

2 agosto 2008 

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