Ciao Roberto!


La redazione


Si è spento oggi a Roma Roberto Morrione, presidente e direttore di Libera Informazione. Alla moglie Mara, alla famiglia e ai suoi cari l’affetto più profondo dalla Tavola della pace.


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Ciao Roberto!

Pubblichiamo l'ultimo articolo scritto dal  Direttore di Libera Informazione Roberto Morrione.

Il quarto livello

Maurizio Torrealta non è soltanto un eccellente cronista di quel giornalismo investigativo che con cocciuta  determinazione cerca di tenere viva la missione etica e professionale del mestiere: la ricerca della verità.  Torrealta è prima di tutto un uomo onesto, nei confronti di un’opinione pubblica avvolta da un fiume di notizie  contraddittorie, prive di memoria sul prima e di ragionamento sul dopo, preda indifesa di interpretazioni  consumistiche e di campagne a comando di “distrazione” o di “indottrinamento”.

Le cronache sono piene del  clamoroso arresto di Massimo Ciancimino, per calunnia nei confronti di Gianni De Gennaro, da parte di  quella Procura di Palermo che pure ne ha acquisito, ritenendole valide e comprovate, una massa di  rivelazioni sulle trattative fra settori dello Stato e Cosa Nostra negli anni ’90. Attorno alla figura del figlio  dell’ex sindaco mafioso di Palermo si è scatenata subito la feroce guerra dei “pasdaran” della maggioranza  di governo, volta soprattutto a colpire la credibilità del Procuratore Aggiunto Antonio Ingroia, avallando nel  contempo le complottistiche accuse di Silvio Berlusconi nei confronti dei Pm per aprire la strada al progetto  Alfano sulla Giustizia.

Con il suo “Il quarto livello”, che segue e sviluppa il precedente “La trattativa” (Bur  2010) Maurizio Torrealta evita di gettarsi in questa mischia e offre invece al lettore qualcosa di diverso dalle  teorie preordinate che troppo spesso costituiscono il limite e il rischio delle inchieste giornalistiche, anche  quando sono in buona fede. “Il quarto livello” offre una quantità di informazioni, dati, ricostruzioni minuziose  tratti dalla lunga memoria della lotta contro la mafia, che a metà degli anni ’90, con le terribili stragi messe in  opera dai corleonesi e le trattative fra parti dello Stato e la mafia, aprì la strada alla cosiddetta Seconda  Repubblica.

Non a caso negli ultimi tempi l’ombra dei servizi segreti si è concretizzata, con rivelazioni dei  pentiti e dello stesso Massimo Ciancimino, avallate peraltro da sentenze di processi conclusi, in molte delle  pagine oscure che hanno segnato la stagione dei delitti eccellenti fino alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio  e ai successivi sanguinosi attentati contro il patrimonio artistico e religioso del Paese. Il “quarto livello” da cui  parte la ricerca di Maurizio Torrealta è costituito dai 13 nomi che Vito Ciancimino scrisse in una cartolina  inviata nel 1990 a se stesso: tutti personaggi appartenenti ai più alti livelli delle istituzioni e del potere,  ministri, funzionari, dirigenti dei servizi segreti, che «compiono azioni al di fuori dei propri compiti istituzionali  – scrive Torrealta – non per interessi personali o individuali, ma per ragioni di ordine superiore».

Di ciascuno  di questi personaggi “Il quarto livello” analizza la vita, il ruolo, le azioni compiute per depistare, inquinare,  ricattare, tradire la propria missione per tessere un filo di cui Torrealta cerca di ricostruire la trama, senza  iattanza né certezze, ma cercando e offrendo credibili ipotesi basate sul ragionamento e la logica  documentale. Su tutto incombe la misteriosa figura di Franco/Carlo, personaggio dei servizi che Massimo  Ciancimino ha individuato ripetutamente in Gianni De Gennaro, uomo-mito nella storia della polizia e  dell’antimafia, fino a finire in carcere per l’oggettiva falsificazione del suo nome operata nel documento  decisivo…

Ma anche sul ruolo e l’identità di Franco/Carlo e della sua specifica vicenda restano alla fine del  libro numerosi dubbi. Torrealta si addentra così in vicende finora sottovalutate, come quella del cosiddetto  Sisdegate, lo scandalo dei fondi neri a disposizione dei ministri dell’Interno, che portò il Presidente Scalfaro  alla sua celebre invettiva televisiva, mentre la responsabilità morale e penale della vicenda, che ricadde solo  su alcuni funzionari “felloni” del Sisde, fa intravvedere scenari tutti da esplorare. E il viaggio di Sindona in  Sicilia, per sbarrare la porta d’ingresso non solo del suo fallimento bancario, ma dei meccanismi del  riciclaggio delle finanze criminali, all’ombra della massoneria.

E’ davvero inquietante la domanda sul perché  tutti i personaggi coinvolti in qualche modo nelle indagini sui movimenti delle finanze mafiose siano stati  uccisi, in una lunga catena, da Giorgio Ambrosoli al commissario Boris Giuliano, che pochi giorni prima  dell’omicidio del liquidatore della banca di Sindona si era lungamente incontrato con lui a Milano e che pochi  giorni dopo fu assassinato a sua volta a Palermo, al giudice Terranova, al capitano Basile, al procuratore  capo Costa, ai banchieri Sindona e Calvi, poi via via fino agli stessi Falcone e Borsellino… E’ nel contesto  mondiale, nei rapporti stringenti dei nostri apparati con la Cia, negli scenari internazionali in cui fu gettata e  utilizzata la finanza criminale, che va cercato il perché delle azioni di uomini che, in nome di una  pretesa “ragion di Stato”, si sono macchiati di delitti gravissimi e di un autentico attentato alle istituzioni e  all’autonomia della Repubblica?

“Il quarto livello” si limita a ipotizzarlo, con credibile e suggestiva semplicità.  E’ lo stesso Antonio Ingroia, nella sua acuta e serena prefazione, a cogliere il senso di fondo della fatica di  Torrealta, al di là di ogni interpretazione: l’aver acceso «un fascio di luce su una zona ancora assai oscura:  quella degli apparati, che costituiscono la struttura, il presidio di quella zona buia, dove la ragion di Stato  imperversa e dove la giustizia incontra spesso limiti e contenimenti».  

Fonte: Libera Informazione

4 maggio 2011

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