Che ci fa una portaerei italiana ad Haiti?


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Pronta a partire la portaerei Cavour. La Tavola della Pace: «A cosa servirà una nave da guerra? Quanto costerà inviarla laggiù? Non era meglio inviare mille soldati per presidiare le strade?».


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Che ci fa una portaerei italiana ad Haiti?

MILANO – Il caos. Le macerie. La conta delle vittime. Le difficoltà negli aiuti. Le prime polemiche. Ma anche la speranza: a una settimana dal terremoto che ha devastato Haiti, una donna è stata estratta ancora in vita dalle macerie della cattedrale. Lo riferisce la Cnn. Secondo l'inviato Anderson Cooper, sotto i resti dell'edificio potrebbero esserci altre due persone ancora vive. L'Onu avverte che non è ancora arrivato il momento di smettere di scavare sotto le macerie di Port-au-Prince e delle altre città rase al suolo. Sotto i palazzi in frantumi e le tonnellate di detriti potrebbero infatti ancora trovarsi dei superstiti. E, di fronte a un bilancio che potrebbe arrivare a 200 mila morti (anche se al momento le stime ufficiali riferiscono di 75 mila vittime e 250 mila feriti), ogni vita salvata è una vittoria sulla morte e sulla distruzione. Lo dimostra la studentessa estratta viva dall'università di Port-au-Prince, individuata dalle squadre di soccorso grazie agli sms che è riuscita ad inviare e che hanno fatto il giro del web. «C'è ancora speranza, le ricerche continuano» ha detto la portavoce dell'ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari Elysabeth Byrs. Sono 90, sempre secondo l'Onu, le persone finora estratte vive dalle macerie dalle squadre di soccorso internazionale, ma anche la popolazione locale ha salvato molte vite.

GLI ITALIANI – Gli italiani che ancora mancano all'appello sono cinque; per due di loro la preoccupazione che non siano sopravvissuti al sisma è particolarmente forte. In questo caso si aggiungerebbero alle due vittime italiane già accertate: Guido Galli e Gigliola Martino. È la Farnesina a fare il punto della situazione, spiegando che due delle cinque segnalazioni sono «così indeterminate da far sperare che riguardino persone non effettivamente presenti ad Haiti».

BERTOLASO –
Intanto dall'Italia, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha spiegato che «la situazione è drammatica» e ha puntato il dito contro l'organizzazione delle operazioni di soccorso e di aiuto: «Ci dovrebbe essere una autorità che coordina tutto – ha detto il Cavaliere -, ma finora questo non è accaduto». Una sottolineatura che si sposa con le critiche avanzate nelle ultime ore anche dalla Francia e dal Brasile, che non hanno apprezzato l'organizzazione messa in piedi dagli Usa, accusati sostanzialmente di voler essere in prima fila nelle operazioni. Anche l'Osservatore Romano rileva che «l'ingente sforzo umanitario internazionale» non riesca «a tradursi in interventi efficaci». «Ci stiamo sentendo un po' tutti a livello internazionale per un coordinamento – ha aggiunto Berlusconi -, ma la situazione è veramente drammatica». In serata è arrivata poi la notizia che il premier ha chiesto al Sottosegretario Guido Bertolaso di recarsi ad Haiti «per verificare con le autorità locali, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e degli altri Paesi coinvolti nella organizzazione dei soccorsi, tutte le iniziative che il Governo Italiano potrebbe adottare per fornire ulteriori contributi alla soluzione del dramma che ha colpito la popolazione dell'Isola – si legge in una nota – e per garantire la necessaria efficacia alle diverse iniziative di assistenza da parte dell'Italia, coordinando l'azione di quanti intendono prestare soccorso alle popolazioni di Haiti». «Vado in punta di piedi – commenta il capo dello Protezione Civile – senza voler insegnare niente a nessuno. Vado a vedere come stanno lavorando i nostri uomini, come possiamo organizzare il nostro intervento e per vedere se c'è qualcosa di più che possiamo fare per cercare di alleviare al massimo le sofferenze della popolazione».

SALPA LA CAVOUR –
È salpata in serata dal porto di La Spezia la portaerei «Cavour» diretta ad Haiti nell'ambito di una missione Ue affidata alla Gendarmeria europea. La «Cavour» giungerà nell'area di operazioni dopo una sosta tecnico-operativa in Brasile dove imbarcherà personale medico militare brasiliano. Una decisione, quella di inviare la «Cavour», criticata dalla Tavola per la Pace: «A cosa servirà una nave da guerra? Quanto costerà inviarla laggiù? Non era meglio inviare mille soldati per presidiare le strade?».

AIUTI DAGLI AEREI – Sul fronte degli aiuti, i militari statunitensi hanno iniziato a lanciare i pacchi con i paracadute. Il lancio dagli aerei si è reso necessario per evitare l'intasamento dell'aeroporto di Port-au-Prince (dove una sola pista è agibile) e per le difficoltà nella distribuzione a causa dell'impraticabilità di quasi tutte le strade e del porto e del timore di saccheggi. Lo dice un portavoce militare Usa citato da Cnn e dalla Bbc. Si tratta di circa 14 mila pasti pronti e di 15 mila litri di acqua potabile, paracadutati da un C-17 su una zona a nord-est della capitale haitiana. L'aereo, scrive la Cnn citando il portavoce della Us Air Force, il tenente colonnello Leon Strictland, era partito da una base della Carolina del nord e ha sganciato il suo carico di 40 pacchi di viveri per complessive 25 tonnellate circa. Gli americani stanno prendendo in considerazione di estendere i lanci anche ad altre aree, un'opzione considerata finora troppo rischiosa. «Ci sono aiuti di così tante organizzazioni che si accumulano all'aeroporto da aver creato un tappo», ha detto Strictland, aggiungendo che «da ora lanceremo le cose direttamente dal cielo e apriremo un altro punto di distribuzione a nord dell'aeroporto» di Port-au-Prince. Entro 48 ore saranno operativi altri due piste di atterraggio ad Haiti: la prima sarà apert a Jacmel, dove atterreranno gli aerei cargo Hercules per favorire gli aiuti umanitari provenienti dal Canada e diretti verso la parte meridionale del Paese caraibico. L'altra pista di atterraggio sta nascendo nella città dominicana di San Isidro.

IL PRESIDIO DEI SOLDATI USA- I militari statunitensi dell'82.esima Brigata aerotrasportata che presidiano l'aeroporto di Port-au-Prince hanno poi allestito una base sull'unico campo da golf di Haiti, sul quale sono accampati in tende insieme a circa 50.000 sfollati. Si tratta del Petionville Club, da dove distribuiscono anche acqua e vettovaglie ai sopravissuti accampati che si mettono in fila. Molti soldati, stremati dalla fatica, riposano sui campi da tennis del club. Inoltre una decina di elicotteri militari americani sono atterrati a Port-au-Prince nell'area circostante il palazzo presidenziale – in parte crollato in seguito al terremoto di una settimana fa – e soldati in tenuta da combattimento hanno cominciato a prendere posizione. In particolare, da quattro elicotteri sono sbarcati almeno 50 paracadutisti dell'82ma divisione aviotrasportata che hanno il compito di mettere in sicurezza il palazzo presidenziale, ormai completamente circondato da migliaia di sfollati che hanno occupato ogni più piccolo spazio del prato intorno alla residenza.
                              
IN FUGA VERSO GLI USA –
L’ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Raymond Joseph, in un messaggio in creolo pubblicato dal sito del Dipartimento di Stato americano, ha pregato i suoi connazionali a non fuggire in barca nel tentativo di raggiungere le coste statunitensi. «Se pensate di raggiungere gli Stati Uniti e che ogni porta vi sia aperta, non è vero. Vi intercetteranno in mare e vi rispediranno a casa». Il messaggio viene diffuso anche da un aereo del Pentagono che sorvola ogni giorno per cinque ore Haiti. Gli Usa, dice l’Associated Press, si preparano all’afflusso di immigrati. La base di Guantanamo potrebbe accogliere temporaneamente un certo numero di emigrati, e la Chiesa cattolica Usa starebbe mobilitandosi per le adozioni dei bambini orfani. Il segretario per la Sicurezza nazionale, Janet Napolitano, ha reso noto che gli Stati Uniti permetteranno in maniera temporanea l'arrivo degli orfani haitiani per le adozioni, ma solo quelli che siano confermati orfani e che siano già adottati da statunitensi, quelli identificati come adottabili e che abbiano la prospettiva di adottabilità da parte di genitori statunitensi.

TOMBE OVUNQUE –
Il premier haitiano, Jean Max Bellerive, ha spiegato che il governo ha sepolto finora 72 mila cadaveri, a cui devono essere sommati i «moltissimi» a cui hanno dato sepoltura le stesse famiglie. Nelle ultime ore sono ancora state trovate vive alcune persone tra le macerie: tra le quali una bimba di diciotto mesi. In tutto sono più di 90 le persone estratte dalle macerie dalle squadre internazionali di soccorso, comunica il portavoce dell'Ufficio di coordinazione per gli affari umanitari dell'Onu. L'ultima stima dell'Unione europea, che cita dati del governo di Haiti, parla di circa 200 mila morti per il sisma del 12 gennaio, oltre a 250 mila feriti e 1,5 milioni di senza tetto.

Fonte: Corriere.it

19 gennaio 2010

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