Caccia a Kony, gli Usa inviano nuove truppe in Uganda


Nigrizia.it


Unità aeree e forze speciali a Kampala. Un modo per presidiare il territorio e porre ostacoli anche all’espansionismo cinese.


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Gli Stati Uniti hanno deciso di incrementare la loro presenza militare in Uganda per cercare e catturare  Joseph Kony, il capo dell’ dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) e incriminato nel 2005 per crimini contro l’umanità dal tribunale dell’Aia, che ne ha richiesto la cattura. La notizia è stata riportata dal Washington Post, e poi confermata dal dipartimento della difesa.

L’ordine proviene direttamente dalla presidenza degli Stati Uniti, come ha spiegato Amanda Dory, vice sottosegretario della Difesa per gli affari africani, e consiste in un aumento di Forze speciali e l’invio di nuovi mezzi dell’aviazione statunitense.

Verranno inviati almeno quattro aerei CV-22 Osprey in Uganda, insieme ad aerei cisterna per il rifornimento e a 150 militari dell’aviazione, tra piloti e addetti alla manutenzione.

Queste unità vanno ad aggiungersi alle 100 forze speciali già presenti sul territorio ugandese, inviate dallo stesso Obama nell’ottobre 2011.

Le operazioni dell’Unione africana e delle forze statunitensi impegnate nella ricerca di Kony partono da diverse basi situate in Uganda ma agiscono anche oltre i confini del paese.

Il personale statunitense è autorizzato a “fornire informazioni, consigli e assistenza tecnica” alla task force militare dell’Ua che si sta occupando della “caccia all’uomo”, ma, nonostante sia equipaggiato per la battaglia, è autorizzato a entrare in conflitto con le forze Lra solo per autodifesa.

Kony debole e nascosto

Kony e le sue milizie hanno attaccato per anni i villaggi dell’Africa tra Uganda, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan. Hanno commesso efferati atti di violenza.

Da diverso tempo però, sembrerebbe che l’esercito di Kony sia stato decimato dalle operazioni militari condotte da Ua e Usa e non si sa con esattezza dove trovi rifugio. Si pensa che il suo esercito non conti più di 250 soldati e che cambi posizione frequentemente in un’ampia zona che attraversa gli stati con cui è in guerra. Recentemente è stato ipotizzato che Kony si trovi da qualche parte nella Repubblica Centrafricana, paese perfetto per nascondersi dato il caos che sta vivendo. Anche il consigliere speciale di Obama e responsabile degli affari africani per il National Security Council, Grant Harris, ha confermato l’indebolimento de LRA. Il numero degli attacchi della milizia ribelle di Kony è sceso drasticamente dal 2010 e le persone uccise sono diminuite di oltre il 75%. In più, i principali comandanti sono già stati catturati o uccisi.

Tanti dubbi…

È il caso di ricordare che il presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere dal 1986 e capo di stato maggiore di uno degli eserciti più potenti dell’Africa Orientale e Centrale, non ha mai combattuto con decisione l’Lra. Gli faceva comodo mantenere insicuro e sotto pressione il Nord Uganda, patria dell’etnia acholi, colpevole di averlo osteggiato nella sua ascesa al potere e di essergli tradizionalmente ostile. Così, Kony ha potuto tormentare quelle regioni per 20 anni, causando oltre 100mila morti, 33mila minori rapiti e arruolati nelle file dell’Lra e 2 milioni di sfollati.

Dopo l’11 settembre 2001, Museveni riuscì a convincere Washington a inserire l’Lra nella lista dei movimenti terroristici, ottenendo così milioni di dollari e ingenti quantitativi di armi per combattere quel pericolo. Ma le armi gli servirono non per catturare Kony e liberare i bambini soldato (nella guerra civile 1981-1986 nel famigerato Triangolo di Loweero, costata 400mila vittime, egli stesso si era servito di bambini soldato come carne da macello da scagliare contro le forze governative), ma per imbarcarsi, dal 1997 al 2003, in una dura guerra contro l’Rd Congo a fianco dell’alleato Rwanda, beccandosi dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia un’accusa simile a quella emessa dalla Cpi contro Kony: «crimini contro popolazioni civili». E dire che, in quegli anni, l’amministrazione Clinton ancora presentava Museveni al mondo come «uno della nuova schiera di leader africani democratici e illuminati».

Il governo ugandese ha dichiarato già tre volte, a partire dal 1986, che l’LRA era stato sconfitto ma si sono rivelati tutti dei fallimenti.

Con la scusa della caccia a Kony, militari di Kampala scorazzano in Sud Sudan. E la presenza delle truppe ugandesi in quel paese è servita al presidente sudsudanese Salva Kiir per respingere gli attacchi dei gruppi ribelli guidati da Riek Machar nel conflitto interno scoppiato a metà dicembre.

E gli americani? Tante sono le letture sul loro intervento. Il dipartimento di stato ha giustificato l’invio di nuove unità aeree per poter meglio trasportare le truppe verso le aree dove, di volta in volta, hanno informazioni sulla posizione di Kony.

L’amministrazione vede l’aiuto alla missione dell’Ua come un modo per rafforzare i rapporti politici e militari con i governi africani, in una regione militarmente ed economicamente strategica.

Un’altra lettura la dà il quotidiano Washington Post, affermando che Obama, accusato di “debolezza” dai suoi critici in Siria e Crimea vede nella missione ugandese un modo relativamente semplice per mostrare risoluzione in una causa nota al pubblico e per esibire un attaccamento ai diritti umani.

Oppure, qualcuno negli States si è accorto che la Cina, con la sua continua espansione in Africa, mette a rischio gli interessi a stelle e a strisce in quella parte del continente.

Fonte: www.nigrizia.it
26 marzo 2014

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