Bossi e la mozione a 6 paletti: gli step della Lega sulla guerra in Libia


Ugo Magri


Nel testo sei impegni dettagliati che il governo dovrà far propri e la data della fine delle ostilità. Per la maggioranza uno scoglio da arginare?


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Bossi e la mozione a 6 paletti: gli step della Lega sulla guerra in Libia

Umberto Bossi non vuole rovesciare il governo, ma nemmeno battere in ritirata. Perciò s’inventa come via d’uscita la «guerra a tempo»: bombardiamo pure Gheddafi, però non all’infinito, bisogna mettere un termine. Se non l’abbiamo sconfitto entro una certa data, pazienza. Berlusconi è d’accordo? Il governo va avanti. Non è d’accordo? Stia attento, perché può accadere di tutto.

Il Cavaliere invece…

Spera nel faccia-a-faccia con Bossi. Vorrebbe incontrarlo per spiegarsi, scusarsi, riappacificarsi prima di martedì, quando alla Camera si voterà sulla Libia. Raccontano fonti leghiste che Silvio bombarda di telefonate l’Umberto. Ma siccome quello non alza la cornetta, Berlusconi allora chiama Maroni e si fa vivo con Cota, prova in via Bellerio e tenta a Gemonio. Tra poco, se la ridono i leghisti, supplicherà perfino la scorta di Bossi.

«Solo 4 aerei in più»

E’ l’argomento che il premier spenderebbe con Bossi, se potesse parlargli. Ha fatto le prove ieri con Storace, un altro ostile all’intervento armato: «Ma di che parliamo, in fondo? Di pochi Tornado aggiuntivi…». Quindi Berlusconi svilupperebbe le tesi ribadite dal ministro degli Esteri Frattini: «I fatti ci hanno obbligato, non potevamo rimanere indietro»; quanto alla Francia di cui saremmo schiavi, «Parigi ha accolto la linea sull’immigrazione proposta proprio da Maroni». Aggiungerebbe il premier che, se potesse tornare indietro, non delegherebbe ad altri il compito di informare Bossi, vi provvederebbe personalmente, anzi riunirebbe un vertice politico con la Lega per decidere insieme… Farà prima a leggere stamane sulla «Padania» i «sei dettagliati impegni che il governo dovrà far propri: sono precisi step sia dal punto di vista contenutistico che temporale», illustrati da un’intervista a Calderoli, e anticipati per sommi capi da Bossi: «Abbiamo chiesto con una mozione parlamentare che si stabilisca la data in cui termineranno le ostilità».

Il dilemma del premier

Cedere al diktat di Bossi oppure no? «Stiamo superando i problemi con la Lega», fa la voce dolce Berlusconi a sera. Ha 48 ore di tempo per rifletterci su. Casomai accettare fosse impossibile, gli resterebbe la carta estrema studiata dal capogruppo Pdl Cicchitto. Consiste nel bocciare tutte le mozioni presentate alla Camera, senza approvarne alcuna al termine del dibattito in Aula. Oppure nel votare due righe che dicano semplicemente: si passi al prossimo argomento all’ordine del giorno. In altre parole Pdl e Lega, nell’impossibilità di condividere una posizione, dovrebbero accordarsi per mettere la sordina anche alle tesi altrui. Motiverebbero questo no con un argomento gradito al Colle: basta e avanza, per definire l'atteggiamento italiano, il testo già approvato dal Parlamento tre settimane fa, quando si autorizzò la missione militare in ossequio alle direttive Onu. D’Alema intuisce dove si va a parare e alza il tiro: «La Lega abbaia, ma è un partito addomesticato, basta che Berlusconi schiocchi la frusta e quella vota». Tutto sommato, comunque, pure al Pd potrebbe far comodo che non si voti, altrimenti Bersani dovrebbe confrontarsi con la mozione dipietrista «contro l’inasprimento della guerra in Libia», un chiaro no all’opzione militare. Votando la propria mozione, i Democratici rischierebbero la parte dei guerrafondai, e ciò non va bene. Constata Quagliariello (Pdl): «Noi abbiamo dei problemi, però a sinistra non sono in grado di approfittarne».

Tutti in piazza

Ma davanti a San Pietro, domattina, per la beatificazione di Wojtyla, Berlusconi promette al cardinal Bertone che ci porterà l’intero governo. Per omaggio al grande Pontefice che, ricorda il premier, «diede una delle prime decisive spallate al comunismo». Ma pure perché tra due settimane si vota a Milano, Berlusconi è capolista, elettoralmente gli giova un’immersione di santità. Non a caso estrae dai ricordi: «Mamma Rosa chiese a Giovanni Paolo II di darmi la sua protezione».

Fonte: La Stampa

30 aprile 2011

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