Bibi corre da Obama con lo spauracchio Iran


Emma Mancini - nena-news.globalist.it


Israele teme il riavvicinamento tra Teheran e Occidente. Oggi il premier vedrà Obama e domani parlerà all’Onu: “Se vi fiderete, Israele agirà da solo contro il nucleare”.


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Bibi non ci sta: difficile per il premier israeliano digerire in silenzio le nuove relazioni tra Iran e Occidente. L'incontro della scorsa settimana al Palazzo di Vetro tra il ministro degli Esteri di Teheran Zarif e i rappresentanti del 5+1 – un incontro storico che ha messo la parola fine a oltre trent'anni di assenza totale di contatti diplomatici – spaventa Tel Aviv che ha fatto dell'Iran il nemico numero uno dello Stato sionista e la prima minaccia alla stabilità mediorientale.

Questa mattina Netanyahu pranzerà con Obama alla Casa Bianca e domani parlerà di fronte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un anno fa mostrò il fumetto di una bomba pronta ad esplodere per ricordare al mondo il possibile esito del programma nucleare iraniano; oggi accusa Teheran di voler guadagnare tempo e chiede all'Onu di imporne lo smantellamento completo. Se ciò non dovesse avvenire, avvertirà Bibi, Israele abbandonerà la via diplomatica e procederà in solitaria (un attacco esterno?).

"Vado alle Nazioni Unite a dire la verità sul dialogo dolce e sui sorrisi, dirò al presidente Obama che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo", ha detto ieri Netanyahu, invitando a non fidarsi del nuovo volto moderato dell'Iran del neo presidente Rowhani. Che nei giorni scorsi ha dato prova di buona volontà: ha chiesto al 5+1 un accordo sul nucleare entro tre mesi e la sua successiva implementazione entro un anno. Non solo: ha puntato il dito contro Israele, chiedendo apertamente a Tel Aviv di aderire al Trattato di Non Proliferazione Nucleare e di aprire le porte del Paese agli ispettori Onu così che possano finalmente verificare l'esistenza e la consistenza dell'arsenale nucleare israeliano.

Da parte sua Obama è impegnato a calmare gli animi israeliani. Numerose le telefonate che hanno preceduto l'incontro di oggi alla Casa Bianca, nella quale Washington ha tentato di tranquillizzare Netanyahu: le sanzioni economiche e finanziarie contro Teheran (che hanno negli ultimi anni devastato l'economia interna) non saranno sospese fino a quando l'Iran non si impegnerà in azioni concrete.

Ma Israele non si fida di Obama: le relazioni tra l'attuale governo e l'amministrazione di Washington non sono mai state tanto tese. Ultimi screzi in ordine di tempo quelli derivati dal mancato intervento armato contro la Siria. Commentatori israeliani hanno accusato Obama di codardia, mentre Netanyahu preferiva imporre il silenzio ai ministri.

Israele ha bisogno della minaccia iraniana. Ne ha bisogno per rafforzare il consenso verso il governo e per cementare una società frammentata. E se il nemico comune resta il popolo palestinese, il nucleare iraniano è da sempre lo spaventapasseri sventolato da ogni esecutivo israeliano dal 1979 ad oggi. Bibi sa che non può permettersi di perdere una simile garanzia: se l'Iran riallacciasse rapporti diplomatici con l'Occidente, Israele finirebbe ancora più isolato in Medio Oriente.

Fonte: Nena News

30 settembre 2013

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