Beirut amnesia


Erminia Calabrese


Si dimettono i ministri di Hezbollah, cade il governo Hariri, ennesima crisi politica in Libano.


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Beirut amnesia

A chi potrebbe interessare la caduta di un governo che da mesi ormai non fa più il suo lavoro? A chi potrebbe interessare la caduta di un governo che non dà e non ha mai dato risposta all'operaio che chiede un aumento del salario, al tassista che chiede l'abbassamento del prezzo della benzina e ad una mamma che chiede il perché dell'aumento del prezzo del pane?

A chi può interessare oggi che dieci ministri dell'opposizione (e non solo di Hezbollah) più un ministro di Stato, Adnan Sayyed Hussein,  hanno dato ieri le dimissioni, raggiungendo così il minimo numero per far cadere il governo,  mentre il primo ministro Saad Hariri varcava la soglia della Casa Bianca e incurante della crisi aperta nel suo Paese volava poi verso Parigi per visitare il presidente francese Sarkozy, incontrato soli pochi giorni prima a New York?

E' vero non è la prima volta che un governo in Libano cade. E a parte i fuochi d'artificio nel cielo della periferia sud di Beirut alla notizia delle dimissioni, i libanesi sembrano, sfortunatamente,  essersi abituati al fatto di non avere un governo e di vivere in una continua attesa che qualcosa possa succedere da un momento all'altro.
"La stabilità è una parola che noi ragazzi non abbiamo mai conosciuto", dice Ahmad, 27 anni – in Libano le crisi sono divenute qualcosa di patologico ed è come se vivessimo in una continua attesa che sia quella di una guerra civile o di una nuova aggressione israeliana non fa alcuna differenza".

"Siamo abituati", ripete la gente mostrando indifferenza, stanchezza e sfiducia in una città dove il costo della vita è pari a quello di Napoli, senza esagerare, e dove il salario medio mensile è di 300 euro.
Sono pochi quelli che credono ad una nuova ondata di violenza nel paese e a nuovi scontri che da politici non tardano molto a trasformarsi in settari in un Paese dove la leadership e le ingerenze esterne non fanno fatica a mettere gli uni contro gli altri attraverso l'uso di una retorica del "noi" contro "loro".

"Non ci saranno nuovi scontri tra sunniti e sciiti'', ripete Khaled, 40 anni responsabile del partito di Hariri a Zarif, quartiere di Beirut – stavolta penso che entreremo in una crisi politica che però non avrà ripercussione nelle strade", aggiunge fiducioso.
A fargli da eco è Kasem, 25 anni, "Nessuno scenderà nelle strade, non prevedo scontri. Certo la gente ha paura un po' più del solito ma personalmente non credo che la situazione degeneri".
Stavolta la battaglia si è cristallizzata attorno ad uno scontro che è quello tra il dossier delle false testimonianze e il Tribunale Internazionale per indagare sull'assassinio dell'ex premier Rafiq Hariri che secondo alcune indiscrezioni mai confermate accuserebbe alcuni membri del movimento sciita Hezbollah.

Mentre l'opposizione al governo chiedeva una riunione del Consiglio dei ministri per trattare del dossier delle false testimonianze riguardante  le accuse di sei testimoni, tra cui il siriano Mohammad Zuheir al Sadiq, che nel 2006 hanno portato all'arresto di quattro generali libanesi, compreso il capo della Sicurezza Generale  di Beirut, Jamil Sayyed, Saad Hariri da Washington aveva rifiutato la richiesta chiedendo ancora tempo e cercando di protrarre la discussione di questo dossier, che preme invece all'opposizione, dopo la pubblicazione dell'atto di accusa del Tribunale Internazionale.
Nell'annuncio fatto dall'opposizione  queste dimissioni rappresenterebbero "un'occasione per costruire uno Stato indipendente e di conservare la sovranità e la resistenza di fronte ad ogni ingerenza esterna, con una condizione quella dell'elezione di un nuovo premier perché – si legge nell'atto di dimissione – l'attuale premier si è dimostrato irresponsabile nella gestione della crisi".

Le forze di maggioranza capeggiate dal partito al Mustaqbal, la corrente del Futuro non cederanno e un probabile nuovo accordo come quello di Doha, che nel 2009 portò alla fine dell'escalation di violenze tra maggioranza e opposizione dopo che il governo Seniora aveva chiesto lo smantellamento della rete telefonica terrestre di Hezbollah, non ci sarà.
"Uno scenario che prevede un nuovo accordo  è poco probabile",  dice un membro del partito politico di Hariri.
 A parte la caduta del governo c'è una notizia che non fa notizia sulla stampa internazionale. Proprio ieri nelle ore in cui l'opposizione preparava il suo atto di dimissione c'è un cittadino libanese che veniva catturato al confine da soldati  israeliani. Cosa sarebbe successo se fosse avvenuto il contrario?

Fonte: PeaceReporter

13 gennaio 2011

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