Appello Onu per la Siria


L’Osservatore Romano


Le Nazioni Unite hanno invitato ieri tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano a «mettere fine a questa terribile sofferenza della popolazione».


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Le Nazioni Unite hanno invitato ieri tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano a «mettere fine a questa terribile sofferenza della popolazione». Il rappresentante in Siria dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’aiuto umanitario (Ocha), Ali Al Zaatari, ha reso noto, con un comunicato, che è in corso «un’escalation di violenza che sta causando il più grave bilancio di vittime tra i civili» e che si stanno svolgendo in queste ore «i più violenti combattimenti di tutto il conflitto».

Rivolto agli attori locali, regionali e internazionali impegnati negli scontri e a quelli che hanno un’influenza diretta o anche indiretta nella questione siriana, il rappresentante delle Nazioni Unite ha chiesto che si metta fine a «questa intollerabile sofferenza umana». Tutte le parti, si legge nel comunicato, devono «prendere le misure necessarie per proteggere i civili e le infrastrutture civili».

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, da parte sua, sta valutando la possibilità di chiedere un cessate il fuoco di trenta giorni per consentire la consegna di aiuti e l’evacuazione di malati e feriti dalle zone maggiormente colpite dagli scontri. La bozza di risoluzione, messa a punto dalla Svezia e dal Kuwait, è stata già diffusa ai Quindici, ma secondo alcuni osservatori potrebbe incontrare l’opposizione della Russia. Non è chiaro al momento quando e se verrà posta in votazione. Il documento, riferiscono fonti del Palazzo di Vetro, vorrebbe «invitare tutte le parti a sospendere immediatamente l’assedio delle aree popolate, tra cui il Ghouta orientale, Yarmouk, Foua e Kefraya». Preoccupazione per l’aggravarsi della situazione è stata espressa anche a Bruxelles. «L’escalation militare in Siria, inclusi i recenti eventi nel fine settimana al confine israeliano, ci preoccupa molto, e può avere delle ripercussioni pericolose», ha detto una portavoce della Commissione europea. Per il conflitto in Siria «non c’è altra alternativa che quella di una soluzione politica», ha aggiunto. Dunque l’Ue assicura che «sta seguendo la situazione da vicino, chiedendo alla Siria e ai suoi alleati, ma anche agli attori regionali di mostrare moderazione e di evitare azioni che possano far degenerare la situazione e prolungare la sofferenza dei civili».

Osservatore Romano

1e febbraio 2018

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