Anche il Sahel a rischio fame


Nigrizia.it


Lo ribadiscono alcune agenzie dell’Onu e lo rilancia l’onorevole Jean-Léonard Touadi. Le cause: scarsità di piogge, prezzi elevati del cibo e instabilità politica.


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Anche il Sahel a rischio fame

Non si è ancora del tutto spento l'allarme della carestia nel Corno d'Africa ed ecco che suona il segnale d'emergenza in un'altra area africana, il Sahel (nella foto, un contadino del Niger). A lanciarlo, l'onorevole Jean-Léonard Touadi, deputato Pd, africanista e attento osservatore delle dinamiche politiche ed economiche che attraversano il continente. Anche Nigrizia, nei giorni scorsi, aveva sollevato il problema.

«Le principali agenzie delle Nazioni Unite – spiega Touadi – sottolineano la gravità della situazione alimentare nel Sahel. Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Burkina Faso, Nigeria, Camerun: in tutta la fascia a sud del deserto del Sahara si rilevano emergenze alimentari straordinarie dovute all'effetto combinato delle scarse piogge, l'alto prezzo del cibo e l'instabilità politica di alcune zone».

L'onorevole Touadi – oltre a rimarcare che comunque in Corno d'Africa le popolazioni ancora dipendono del tutto dagli aiuti delle organizzazioni umanitarie – rileva che «nel Sahel, dall'inizio di febbraio, almeno 22mila persone si sono spostate dalle loro terre alla ricerca di assistenza, aggiungendosi alle popolazioni già costrette a sfollare per i numerosi conflitti dell'area, aggravatisi lo scorso anno con la guerra in Libia. 23 milioni di persone sono a rischio, un milione di bambini potrebbe avere difficoltà a sopravvivere fino all'inizio della primavera».

Programma alimentare mondiale, Fao e Unicef stanno mettendo in campo le proprie risorse per evitare che la crisi possa peggiorare ma, aggiunge Touadi, «tutti gli altri attori internazionali devono intervenire, più rapidamente accadrà meno costi umani ed economici ci saranno. È ancora lontano il tetto dei 750 milioni di dollari di cui l'Onu ha bisogno per fare fronte all'emergenza. Il prossimo raccolto è previsto tra sei mesi, nel frattempo, non lasciamo il Sahel da solo».

Fonte: www.nigriza.it
17 Febbraio 2012

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