Amnesty: in corso una pulizia etnica in Iraq


NEAR EAST NEWS AGENCY


Mentre la controffensiva delle forze lealiste sottrae allo Stato Islamico le città di Sulaiman Bek e Amerli, la Ong londinese denuncia le atrocità commesse nel Nord del Paese. Onu apre inchiesta. Tra due giorni il vertice della Nato.


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iraqyazidis

 

Nel Nord dell’Iraq è in corso una “sistematica pulizia etnica” ad opera dei jihadisti dello Stato Islamico (IS). La denuncia arriva da Amnesty International (AI) che ieri, in un rapporto, ha parlato di “crimini di guerra”, portando a esempio le esecuzioni sommarie, gli stupri, la riduzione in schiavitù e i sequestri  raccontanti alla Ong londinese da alcuni sopravvissuti ai massacri.

La denuncia di Amnesty segue di un giorno la decisione delle Nazioni Unite di istituire una commissione d’inchiesta per indagare sulla persecuzione delle minoranze e sui crimini commessi da entrambe le parti, islamisti e truppe governative, nel Paese, di nuovo devastato da una guerra che ha riportato i caccia Statunitensi nei cieli iracheni.

La copertura dell’aviazione Usa, ieri ha consentito all’esercito di Baghdad, sostenuto dai peshmerga curdi e dalle milizie sciite, di riconquistare la cittadina di Sulaiman Bek, a sud di Kirkuk, nelle mani dei jihadisti da giugno. È la seconda città irachena liberata negli ultimi giorni, dopo la riconquista della vicina Amerli, domenica scorsa. La città era sotto assedio da due mesi, con la minoranza turcomanna sciita sotto la minaccia dell’IS. Si è trattato del maggiore successo militare del governo di Baghdad dall’inizio dell’avanzata degli islamisti lo scorso giugno.

Proseguono i lavori diplomatici per organizzare una coalizione internazionale contro l’IS. Al momento la cosiddetta comunità internazionale, e in prima fila Washington, non sembrano avere una chiara strategia contro l’avanzata jihadista. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, tornerà a breve in missione nella regione, dopo il vertice della Nato del 4 e 5 settembre, dove si discuterà il piano della Casa Bianca, che si muove su due direttrici: interventi di assistenza militare, ma anche umanitaria ed economica.

Secondo i dati dell’Onu, circa 600mila persone hanno abbandonato le proprie case e nel mese di agosto ci sono stati 1.420 morti, di cui oltre 1.200 tra la popolazione civile.

Fonte. http://nena-news.it

3 settembre 2014

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