Aiuti allo sviluppo: solo 5 Paesi mantengono impegni


VITA


Un calo negli aiuti, rispetto al 2016, solo dello 0,6% ma che basterebbe a garantire cure mediche a 10 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. Per l’Italia stanziamenti Aps in crescita.


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Il calo, seppur lieve, negli aiuti allo sviluppo registrato nel 2017 è una cattiva notizia per la lotta alla povertà e alla disuguaglianza, «Lo 0,6% in meno può sembrare marginale, ma in realtà priva i Paesi in via di sviluppo delle risorse necessarie a garantire cure mediche gratuite universali a 10 milioni di persone. Negare quest’àncora di salvezza è inaccettabile», ha detto Francesco Petrelli, senior advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia, dopo la pubblicazione dei nuovi dati rilasciati dal Comitato Aiuto allo Sviluppo dell’Ocse.

I dati del 2017 relativi ai 29 Paesi donatori mostrano, infatti, un calo dello 0,6% nella spesa globale in Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), in parte attribuibile alla diminuzione dei costi sostenuti per l’accoglienza dei rifugiati all’interno dei propri confini.

Le nazioni ricche hanno destinato appena lo 0,31% del loro reddito nazionale agli aiuti internazionali, in calo rispetto allo 0,32% registrato nel 2016 e ben lontano dallo 0,7% promesso nel 1970. Lo scorso anno solo cinque Paesi – Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca – hanno mantenuto i propri impegni. La Germania, che nel 2016 si era unita al «club dello 0,7%», è ora retrocessa sotto quella soglia per effetto in parte del calo della spesa nell’accoglienza dei rifugiati sul territorio nazionale.

Da segnalare invece un incremento del 4% per la quota di aiuti destinati ai Paesi più poveri del mondo (47 i “paesi meno sviluppati” secondo la definizione della Nazioni Unite).

Petrelli continua: «Oxfam accoglie con favore l’aumento degli aiuti destinati ai Paesi più poveri del mondo: un’inversione di tendenza rispetto al declino registrato fin dal 2010 ma che ancora rappresenta solo il 18% degli aiuti globali. C’è bisogno subito di interventi più ambiziosi a favore delle popolazioni più bisognose del pianeta».

I dati Ocse mostrano nel 2017 una riduzione del 13,6% (pari a 14,2 miliardi di dollari) nel ricorso all’aiuto allo sviluppo per coprire i costi dell’accoglienza nei Paesi Ocse. Un dato che tuttavia non segnala un’inversione di tendenza ma appare piuttosto legato alla diminuzione delle richieste d’asilo, causata in parte dalle politiche mirate a limitare il numero degli arrivi di migranti nelle nazioni ricche. Il numero di nuovi richiedenti asilo in Europa ha segnato una diminuzione di circa il 50% tra il 2016 e il 2017, passando da 1.21 milioni di domande a 650mila, un dato simile a quello del 2014 prima del picco registrato nel 2015 e nel 2016.

In Italia a fronte di un lieve incremento in termini assoluti della spesa per l’accoglienza dei rifugiati, si rileva una piccola diminuzione in termini percentuali dal 32,7% del 2016 all’attuale 31,4% dell’Aiuto pubblico allo sviluppo, dovuta all’aumento complessivo dei volumi. Cresce anche il volume dell’Aps che l’Italia destina ai Paesi in via di sviluppo, passando dai 5.087 milioni di dollari del 2016 ai 5.734 milioni di dollari 2017, pari allo 0,29% del reddito nazionale lordo con un più 10% rispetto all’anno precedente. È possibile prevedere – sottolinea una nota di Oxfam – che l’Italia raggiunga in anticipo la tappa intermedia, fissata al 2020, dello 0,30%, in relazione al traguardo dello 0,70% fissato nell’Agenda 2030 per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Significativo appare l’incremento delle risorse destinate all’Africa, che superano i 400 milioni di euro nel 2017 dai 337 milioni del 2016 (+17%). Un dato tuttavia strettamente legato all’istituzione del “Fondo Africa”, finanziato nel 2016 con 200 milioni di euro che scenderanno nel 2018 e nel 2019 rispettivamente a 30 e a 50 milioni.

«Questa mancata costanza nelle allocazioni del Fondo Africa contraddice i principi dell’efficacia dello sviluppo che raccomandano la programmazione di risorse certe e appunto costanti per avere un impatto nel medio periodo», ha aggiunto Petrelli. «Ci appelliamo al prossimo governo e al nuovo Parlamento affinché si prosegua sulla strada dell’aumento delle risorse per la lotta alla povertà e la promozione di uno sviluppo sostenibile. Non secondario è perseguire in modo coerente l’efficacia e la qualità degli aiuti».

Infine, tornando ai dati globali, nel 2017 la quota di aiuti destinati all’assistenza umanitaria è cresciuta del 6% ma solo il 50,6% dei fondi risulta finanziato: sono stati raccolti 11,9 miliardi di dollari in risposta all’appello delle Nazioni Unite con un gap pari a 11,6 miliardi di dollari. Questo mentre l’Onu stima che oltre 128 milioni di persone avranno necessità di assistenza e protezione umanitarie nel 2018. C’è pertanto bisogno più che mai di risorse per fornire loro aiuto.

Vita

10 aprile 2018

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