Afghanistan, gas talebano a scuola Intossicate 80 bambine


L'Unità


Attacco all’istruzione delle ragazze a Kunduz, nel nord del paese, teatro di un episodio simile la settimana scorsa.


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Afghanistan, gas talebano a scuola Intossicate 80 bambine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una ottantina di bambine sono rimaste intossicate da un gas sprigionato nella loro scuola di Kunduz, nel nord dell'Afghanistan. Lo ha riferito un capo di polizia provinciale indicando come responsabili dell'attentato i Talebani, gli estremisti islamici che si oppongono fra l'altro all'istruzione femminile. Il funzionario di polizia, Abdul Razzaq Yaqubi, ha precisato che a sentirsi male – in alcuni casi fino a svenire – sono state 48 bambine e alcuni professori. Fonti ufficiali dell'ospedale di Kunduz hanno riferito che molte scolarette hanno dolori, vertigini e vomito.

Quando furono al potere in Afghanistan tra il 1996 ed il 2001, i Talebani abolirono ogni forma di istruzione femminile e la questione rimane controversa in gran parte dell'Afghanistan. Attentati simili a quello di oggi erano stati compiuti negli anni scorsi in altre parti del Paese, pure dove la presenza talebana è più debole.
Solo la settimana scorsa, ha ricordato Yaqubi, il capo della polizia provinciale, 20 bambine si erano ammalate per un sospetto avvelenamento in un'altra scuola di Kunduz. Nel sud e nell'est dell'Afghanistan, dove i Talebani controllano città e villaggi, le scuole femminili restano chiuse, gli insegnanti vengono minacciati e qualche bambina è stata sfigurata con l'acido.

«Ero in classe quando ho sentito l'odore come di un fiore», ha raccontato Sumaila, 12 anni, una delle piccole ricoverate oggi. «Ho visto le compagne e il professore svenire – ha riferito ancora la bambina – è quando o riaperto gli occhi ero in ospedale». Nonostante l'intossicazione, Sumaila spera che il padre le consenta di tornare a scuola: «Sono molto impaurita – ha detto la bambina – i miei genitori sono preoccupati. Mio padre di ha detto che ho imparato molto. Non so se mi consentiranno ancora di andare a scuola dopo di ciò».

Fonte: L'Unità

25 aprile 2010

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