Affari e oro nero dietro il silenzio sui diritti umani


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Torture e violenze sui “sans papier”, chiuso l’ufficio dell’Unhcr. Ma Berlusconi tace per tutelare la rete dei grandi appalti.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Affari e oro nero dietro il silenzio sui diritti umani

Non parlategli dei diritti umani negati. Non chiedetegli quando riaprirà l’ufficio dell’Unhcr (l’Alto  commissariato Onu per i rifugiati). E non provateci nemmeno a sottoporgli un recente rapporto della Ong Human Rights Watch, nel quale si denuncia che tutti i “sans papier” nei centri libici hanno sofferto torture, maltrattamenti, detenzione senza limite di tempo e “condizioni inumane e degradanti”. E se volete farlo uscire dai gangheri ricordategli quanto affermato da Amnesty International sull’accordo di “Amicizia, partenariato e cooperazione” firmato da Berlusconi e Gheddafi a Tripoli nell’agosto 2008 e “velocemente ratificato” dal Parlamento italiano a febbraio 2009: “Questo trattato non dedica spazio alla tutela concreta dei diritti umani…”. Non cercate di scalfire quello che il “Guardian” definì “un altamente discutibile comune interesse negli affari”. Il comune interesse che lega indissolubilmente il Cavaliere e il Colonnello . Tripoli bel suol d’affari…

Questo è per Silvio Berlusconi la Libia di Muammar Gheddafi. Non solo autostrade, cantieri, infrastrutture (in prima linea imprese come Impregilo e Finmeccanica). Ma anche petrolio e gas.

L’ENI ha rinegoziato nel giugno 2008 i sei cantieri di esplorazione ed estrazione con la compagnia nazionale libica, ottenendo un allungamento della concessione al 2042 per il petrolio e al 2027 per il gas. Non solo oro nero. Ma anche cemento. E commesse per almeno 153 miliardi di dollari. L’Impregilo sta costruendo tre centri universitari, la Conicons sta modernizzando l’aeroporto di Ghat, la Trevi sta realizzando l’hotel-reggia al-Ghazala a Tripoli, per citare solo alcuni dei lavori in corso. Sempre l’Impregilo ha già realizzato diverse importanti opere pubbliche in Libia: gli aeroporti di Kufra, Benina e Misuratah, e il parlamento a Sirte. Nel luglio 2009 è datato un accordo che ha permesso all’Ansaldo, società del gruppo Finmeccanica, di aggiudicarsi una commessa da 541 milioni di euro in Libia. Il contratto riguarda la realizzazione e connessi impianti di telecomunicazione e di alimentazione relativi alla linea ferroviaria Ras Ajdir-Sirte e quella verso l’interno Al-Hisha-Sabha,per un totale di circa 1450 chilometri.
Nell’ottobre 2008 la banca centrale libica (che gestisce circa la metà delle riserve valutarie della Libia) ha aumentato la propria quota di partecipazione all’interno di Unicredit dallo 0,9% al 4,23%, diventando il secondo azionista della banca. Unicredit ,e non solo. Il fondo sovrano libico “è pronto ad entrare in altre banche italiane” e a “salire in Eni”. Lo afferma il presidente del Lya (Libya Africa Investment) e ministro della Pianificazione di Tripoli Abdulhafid Zlitni in un intervista (14 febbraio 2009) al Corriere della Sera. “Abbiamo – spiega – una liquidità altissima, disponibilità per 80 miliardi di dollari. Siamo in Unicredit e c’è stato un piccolo aumento della nostra quota da quando siamo entrati. Ma abbiamo dato la nostra disponibilità all’ingresso anche in altre banche. In questo periodo le banche sono in sofferenza. E può darsi che in questo quadro sia anche desiderio delle banche italiane cercare la nostra collaborazione”. Un “desiderio” ampiamente “praticato”.

Fonte: Unità

14 giugno 2010

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento