Abidjan: ripresa degli scontri a Cocody e Plateau, emergenza umanitaria


Misna


Secondo fonti dell’Onu la situazione umanitaria è diventata “assolutamente drammatica”: gli ospedali non sono più in grado di funzionare e il bilancio di decine di vittime sembra destinato a crescere. Intanto dalla comunità internazionale arrivano nuove pressioni diplomatiche per spingere il presidente uscente Gbagbo a dare le dimissioni.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Abidjan: ripresa degli scontri a Cocody e Plateau, emergenza umanitaria

“Abbiamo trascorso una notte tranquilla ma da stamani, verso le 8, le armi si  sono fatte nuovamente sentire: prima spari sporadici e poi, ad intermittenza, colpi d’arma pesante e razzi contro la residenza  di Laurent Gbagbo che dista solo un chilometro dalla mia abitazione. Anche alPlateau (centro), dove ha sede la presidenza, un’offensiva è in corso” dice alla MISNA André Banhouman Kamaté, presidente della Lega ivoriana dei diritti umani (Lidh), contattato nel quartiere residenziale di Cocody (nord).

Fonti della MISNA nella ‘zona 4’, quartiere meridionale dove risiedono cittadini europei e sede di numerose attività commerciali francesi, riferiscono di “centinaia di giovani patrioti per le strade che rubano, saccheggiano e incendiano negozi” nella via Curie. A Adjamé (nord) nelle prime ore della giornata gli abitanti hanno udito colpi di artiglieria pesante mentre le Forze repubblicane (Frci) del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Alassane Ouattara, sono impegnate in pattugliamenti per catturare giovani patrioti e miliziani pro-Gbgabo. Sembrerebbero più tranquilli i quartieri di Abobo e Anyama, notoriamente vicini a Ouattara, che nelle scorse settimane erano stati l’epicentro degli scontri tra le due parti, con decine di migliaia di civili in fuga. A Vridi-Canal fonti della MISNA raccontano di “strade deserte a causa della totale insicurezza” e di “gente rintanata dentro casa per paura di violenze e aggressioni da parte di giovani armati e miliziani che vanno in giro rubando”. Quasi ovunque nella capitale economica l’erogazione di acqua e corrente elettrica è stata interrotta da ore e le scorte alimentari cominciano a scarseggiare. Secondo fonti dell’Onu la situazione umanitaria è diventata “assolutamente drammatica”: gli ospedali non sono più in grado di funzionare e il bilancio di decine di vittime sembra destinato a crescere. Dall’Aia il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato la sua intenzione di aprire un’indagine sui “massacri perpetrati in modo sistematico e generalizzato” in Costa d’Avorio.

La ripresa di quello che viene presentato dai media come “l’assalto finale” ai simboli del potere del presidente contestato interviene dopo il presunto fallimento del negoziato in corso per ottenere le dimissioni per iscritto di Gbgabo e il riconoscimento del rivale, Ouattara, come nuovo presidente legittimo della Costa d’Avorio. Fonti vicine a Gbagbo denunciano un “tentativo di omicidio” in corso nei suoi confronti dopo che i soldati delle Frci hanno ricevuto l’ordine di penetrare nel suo bunker per catturarlo. Secondo alcuni, come il portavoce di Gbagbo, Ahoua Don Mello, i soldati francesi dell’operazione ‘Licorne’ starebbero intervenendo, fornendo un sostegno aereo e terrestre ai militari di Ouattara. Una versione dei fatti  smentita dal capo di stato maggiore dell’esercito di Parigi mentre il portavoce della ‘Licorne’, Frédéric Daguillon, ha dichiarato che “oggi i nostri militari sono impegnati nella protezione dei cittadini stranieri”.

Di fronte al deteriorarsi della situazione, all’udienza generale del mercoledì Benedetto XVI ha ricordato che “la violenza e l’odio sono sempre una sconfitta” e, rivolgendosi alle due parti in lotta,  ha lanciato un nuovo appello a favore di “un lavoro di pacificazione e dialogo per evitare un nuovo bagno di sangue”. L’emissario della Sante Sede, il cardinale Peter Kodwo Turkson, si trova ancora ad Accra, in Ghana, impossibilitato a raggiungere Abidjan a causa dei combattimenti in corso.

Intanto dalla comunità internazionale arrivano nuove pressioni diplomatiche per spingere il presidente uscente Gbagbo a dare le dimissioni: Bruxelles ha deciso nuove sanzioni finanziarie nei confronti del suo governo “illegittimo” dopo le misure restrittive varate alcune settimane fa ai danni di 92 personalità ivoriane. Un’altra voce critica giunge da Johannesburg dove il ‘gruppo dei Saggi’, formato dai Nobel per la pace, il sudafricano Desmond Tutu, Kofi Annan e Jimmy Carter, ha avvertito che “Gbagbo è il primo responsabile della violenza che ha scatenato rifiutandosi di lasciare il potere”. Tuttavia riconoscono che “anche Ouattara è responsabile delle azioni svolte dalle forze che combattono in suo nome: dovrà impegnarsi pubblicamente a favore di un processo che renda giustizia” scrivono in un comunicato a loro firma. “Il popolo ivoriano ha bisogno di riconciliazione, non di rappresaglie (…) Dirigenti e popolo ivoriani devono capire che c’è una sola e unica Costa d’Avorio. Non hanno altra alternativa che riconciliarsi, sanare le ferite e vivere insieme”ha detto l’ex-segretario generale Onu, il ghanese Annan.

Fonte: www.misna.org

6 aprile 2011

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento