5 dicembre: Giornata mondiale del volontariato


Don Sciortino


Un disinvolto cinismo contro il mondo solidale: il volontariato non riesce più a quadrare i conti. E, suo malgrado, è costretto a tagliare i servizi come assistenza a malati e disabili, aiuti alle famiglie in difficoltà.


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5 dicembre: Giornata mondiale del volontariato

È un «fenomeno straordinariamente vasto, vario e ricco di valori». Così l’ha definito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma, nella realtà, è anche tra i meno compresi e i più schiaffeggiati. In Italia, almeno. Il 5 dicembre il mondo del volontariato celebra la sua Giornata internazionale con l’angoscia di non riuscire più a quadrare i conti. E, suo malgrado, dover tagliare servizi come asili, assistenza domiciliare a malati e disabili, aiuti alle famiglie in difficoltà, progetti di coesione sociale per immigrati, tutela dell’ambiente… L’elenco sarebbe lungo. E questo perché il Governo, con una politica davvero miope e masochista, ha ridotto drasticamente il 5 per mille. Da quattrocento milioni a cento. Briciole. Per il futuro, possiamo solo aspettarci il peggio.
Si toglie ossigeno a chi si fa carico di compiti che spetterebbero alle istituzioni. A chi, ogni giorno, si occupa delle fasce sociali più deboli e fragili. Si dice: c’è la crisi economica e mancano i soldi. Eppure, l’Italia continua a comprare cacciabombardieri supercostosi e perfettamente inutili. Progettati per la Guerra fredda e messi in discussione dai nostri stessi alleati. La campagna “Sbilanciamoci” ha calcolato che se, da qui a 16 anni, rinunciassimo a costruire i cacciabombardieri F35, risparmieremmo qualcosa come 15 miliardi di euro. Basterebbe anche qualche aereo in meno per coprire spese più necessarie e urgenti per famiglie e giovani senza lavoro e futuro. O da investire per scuola e formazione. Ma anche per evitare tagli dolorosi come le previdenze ai giornali, soprattutto quelli locali e, per lo più, di ispirazione cristiana, che sono una voce libera e alternativa, che fanno crescere il Paese.
I soldi del 5 per mille appartengono ai contribuenti che, con una firma, decidono liberamente a chi destinarli. Questi tagli sgretolano una conquista di civiltà e partecipazione, faticosamente ottenuta. C’è una ferita non solo ai bilanci, ma anche ai princìpi. «Il volontariato», ricordava Napolitano lo scorso anno, «produce, certo, beni materiali di aiuto e di sostegno al disagio, alla malattia, alla disabilità, alla dipendenza. Ma, proprio per la capacità di superare i confini di una solidarietà spontanea, familiare e amicale, produce pure beni immateriali, comportamenti virtuosi, esempi e modelli degni di essere imitati». Ora, tutto ciò è a rischio. Con il complice e succube silenzio dei politici cattolici, che non hanno mosso un dito.
Ce n’è abbastanza per indignarsi e reagire. Non basta l’amarezza contro un disinvolto cinismo della politica, che mortifica la parte più operosa e altruista del Paese.
«Senza volontariato», ricordava Benedetto XVI, «il bene comune e la società non possono durare a lungo, poiché il loro progresso e la loro dignità dipendono, in larga misura, proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere».

Fonte: Famiglia Cristiana

dicembre 2010

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