Vittime innocenti, un anno orribile


Lettera22


Il rapporto annuale di Unama sulla protezione dei civili in Afghanistan. L’aumento di vittime è di almeno il 40% in più rispetto al 2007.


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Vittime innocenti, un anno orribile

Anno orribile per chi in Afghanistan ha avuto a che fare con gli effetti della guerra: l'aumento di vittime civili è di almeno il 40% in più rispetto al 2007.
Ma se questa è una brutta notizia, resa nota dal dossier annuale della missione Onu a Kabul (Unama) sulla protezione dei civili, ce n'è una peggiore. Riguarda l'attribuzione del messaggio di morte di una guerra senza via d'uscita. Che dice che dei 2118 civili uccisi nel 2008 (1.523 l'anno scorso) il 55% è imputabile alla guerriglia talebana e il 39% alle forze governative o alle truppe occidentali. Ed è ovviamente questa percentuale ad invitare a un'attenta riflessione. Se infatti, dice Unama, in termini percentuali l'incidenza non è cambiata (anzi è diminuita dal 41% al 39%) in termini reali (828 civili uccisi da esercito e polizia afgani, Isaf/Nato e forze americane) la percentuale di innocenti caduti sotto “fuoco amico” fa un balzo del 31% rispetto al 2007. Inoltre, a fare la parte del leone (552 persone) sono i bombardamenti dall'aria, la misura più odiosa della guerra e generalmente assimilata qui (aggiungiamo noi) alle vittime causate dai kamikaze talebani , con l'aggravante che i bombardamenti distruggono anche case e raccolti. Ai raid va dunque attribuito il 64% delle vittime civili dovute a operazioni delle forze afgane o alleate e oltre un quarto del totale delle vittime innocenti registrate da Unama nel 2008. Il 41% delle vittime innocenti si registra al Sud: il 20% nel Sudest, il 13% nell'Est del paese e il 9% nell'Ovest, dove tra l'altro si trova il comando italiano.
La Nato ha respinto al mittente i numeri di Unama: secondo l'Alleanza le vittime civili sarebbero solo 237, differenza numerica dovuta a “procedure diverse” di valutazione.
Il rapporto conferma una linea più dura inaugurata nell'agosto scorso dopo la strage di Shindand (provincia di Herat). Kai Eide, il neo capo di Unama, sosteneva la tesi locale di 90 vittime innocenti. Gli americani si erano ostinati a difendere la tesi di 33 talebani uccisi, salvo poi ammettere l'errore. Procedure diverse di valutazione. Ma anche gli Usa han fatto una piccola marcia indietro, siglando un accordo con Kabul per fare maggior attenzione su una argomento ormai molto sensibile

Fonte: Lettera22

19 febbraio 2009

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