Venezuela, trovati morti in un burrone i due volontari italiani scomparsi


il Messaggero


Simone Montesso e Massimo Barbiero erano dispersi da una settimana: svolgevano attività di sostegno per i poveri.


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Venezuela, trovati morti in un burrone i due volontari italiani scomparsi

ROMA – Sono stati trovati morti in fondo a un burrone nel cuore delle Ande del Venezuela Simone Montesso (23 anni, di Bolzano) e Massimo Barbiero (37 anni, di Padova), i due volontari italiani scomparsi una settimana fa nelle montagne di Merida. Lo hanno reso noto le autorità di Caracas, precisando che i cadaveri dei due volontari erano in fondo ad un burrone.

«I corpi dei due sono stati trovati in fondo ad un crepaccio, vicino al tratto iniziale di una funivia, in un'area a circa duemila metri d'altezza» hanno precisato fonti dell'ambasciata italiana. A dare la notizia del ritrovamento dei corpi è stato Noel Marquez, direttore della Protezione civile di Merida (con cui le autorità diplomatiche italiane in Venezuela si sono tenute in stretto contatto fin dall'inizio), le cui ricerche si sono concentrate sull'area dove i due italiani avevano ritenuto di compiere l'escursione. Un'area individuata grazie alla ricostruzione operata dalle autorità venezuelane in base ai movimenti dei due e alle testimonianze in loco. Solo un'autopsia – è quanto si rileva alla Farnesina – consentirà di definire elementi certi sulle circostanze della morte dei due connazionali che sembra dovuta ad un incidente di montagna.

Il fratello di Massimo Barbiero in lacrime. «Sono caduti in un burrone, nei pressi di una teleferica»: Ruggero Barbiero, fratello di Massimo, racconta in lacrime quanto ha saputo del ritrovamento. «L'altro mio fratello è ancora in viaggio – dice Ruggero, che risiede con la famiglia a Fossò (Venezia) – Si stava recando in Venezuela per seguire le ricerche».

Associazione Giovanni XXIII: aiutavano i poveri. «I due giovani appartenevano alla Comunità Papa Giovanni XXIII e si erano recati in Venezuela per svolgere attività di volontariato al servizio dei più poveri e diseredati» ha detto Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale dell'associazione cattolica. Simone Montesso, volontario della Comunità, e Massimo Barbiero, missionario laico associato alla Giovanni XXIII, erano infatti a Merida per lavorare nelle case-famiglia dell'associazione. «Sono in atto le operazioni di recupero e già il nostro pensiero va alle famiglie e ai tanti parenti e amici che da loro hanno ricevuto una così nobile testimonianza di amore e di fede – ha detto ancora Ramonda – In questo momento la nostra comunità trova conforto nella preghiera, nella certezza che questi giovani siano già stati accolti nella casa del Padre accanto al nostro fondatore don Oreste Benzi».

Fonte: il Massaggero

13 aprile 2010

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