Ulema di al-Azhar ucciso nelle proteste egiziane


Riccardo Cristiano - Il Mondo di Annibale


Delitto occultato dal regime e dalle autorità religiose: è stata la moglie a far sapere la verità. E i socialisti egiziani denunciano: è il ritorno dei figli di Mubarak.


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Ulema di al-Azhar ucciso nelle proteste egiziane

Due giorni fa la signora Nashwa Abdel Tawab ha diffuso un video su YouTube, evidentemente la televisione di Stato non era interessata a quanto aveva dire. Come mai? Perché la televisione di Stato, intenta a dire che i dieci morti e le centinaia di feriti registratisi nel week-end al Cairo erano stati colpiti da infiltrati e non dai poliziotti non è stata e non è ancora ogi interessata all'opinione, alla voce di questa giovane donna? Lei tutto sommato doveva parlare della morte di suo marito, uno degli ulema della grande università islamica del Cairo, al-Azhar, morto durante il sit-in di protesta contro il governo egiziano, il sit-in di cui hanno parlato tutti come il nuovo massacro del Cairo. Ma Dar al-Ifta, l'ente religioso presso cui lavorava questo giovane dotto dell'Islam, Emad Effat, aveva già chiarito che lui era deceduto accidentalmente, colpito da una pallottola vacante mentre occasionalmente si trovava a transitare nei pressi del luogo dove si sono verificati gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
Ecco perché alla televisione di stato egiziana non interessava la voce della vedova. Lei ha voluto chiarire che le cose non stanno così. Suo marito era uno dei manifestanti di piazza Tahrir, da gennaio partecipava regolarmente ai sit-in di protesta, era con i giovani e contro la violenza. Raggiungeva i manifestanti ogni sera, trascorreva la notte con loro, poi la mattina si recava al suo posto di lavoro. Quel giorno, il giorno del sit-in di "Government office", non è potuto scendere in piazza, ma quando ha appreso dei morti, dell'eccidio, è corso a portare la sua solidarietà attiva, il suo sostegno pacifista al popolo di piazza Tahrir. E lo hanno ucciso a sangue freddo, con un colpo in pieno petto, con un colpo da cecchini.
La morte di un ulema sunnita per mano delle "forze dell'ordine" non merita più attenzione delle altre, merita attenzione però il silenzio che ha circondato questo tentato occultamento, in Egitto e nei giornali di tanta parte del mondo, attenti a non vedere quel che a volte non fa comodo.
Chissà se farà la stessa fine il comunicato emesso dai "socialisti rivoluzionari in Egitto". A loro avviso quel che è accaduto in Egitto in queste ore è molto chiaro, molto semplice: è il ritorno al potere dei "figli" di Mubarak. Parlano della mobilitazione dei sindacati, dei lavoratori, delle loro manifestazioni, parlano delle sevizie inflitte ai detenuti politici. Un documento agghiacciante.

Fonte: Il Mondo di Annibale

19 dicembre 2011

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