Sri Lanka, tigri in trappola


Anita Arbocò


E’ agli sgoccioli l’offensiva dell’esercito contro le Tigri dell’Ltte. Il presidente Rajapakse canta vittoria ma la questione Tamil rimane irrisolta.


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Sri Lanka, tigri in trappola

E’ l’inizio della fine. L’offensiva militare nel nord dello Sri Lanka contro i ribelli dell’Ltte (Tigri per la liberazione del Tamil Eelam) è agli sgoccioli e nelle prossime ore potrebbe succedere qualsiasi cosa nel fazzoletto di giungla dove sono asserragliate le ultime Tigri insieme a decine di migliaia di civili. L’esercito di Colombo ha conquistato la costa, impedendo così l’accesso all’unica via di fuga possibile, il mare. Da Amman, in Giordania, dove si trova per il World economic forum, il presidente Mahinda Rajapakse canta vittoria e annuncia che tornerà a Colombo come “leader di una nazione che ha sconfitto il terrorismo”. Addirittura fonti dell’intelligence assicurano che il leader fondatore dell’Ltte, Velupillai Prabhakaran, è caduto nelle mani dei militari, non è chiaro se vivo o morto. Aspettava questo momento da mesi, Rajapakse, da quando, a dicembre, ha dato il via all’offensiva finale contro le Tigri, e il suo esercito ha cominciato a inanellare una serie di successi, espugnando uno dopo l’altro tutte le roccaforti dei ribelli. Fino a costringerli in un’area sempre più ristretta, ridotta adesso a 2,5 chilometri quadrati o poco più, dove però rimangono intrappolate ancora decine di migliaia di civili tamil. Cosa ne sarà adesso di loro, trattenuti dalle Tigri e costantemente esposti ai bombardamenti incessanti dell’esercito, è la cosa che al momento preoccupa di più. La stampa singalese, ieri, riportava voci secondo cui fonti non ben precisate dell’esercito avrebbero intercettato comunicazioni tra i ribelli, pronti, a quanto pare, a ricorrere al suicidio di massa. Non è da escludere, dato che le Tigri hanno sempre dichiarato di essere pronti a combattere fino alla morte piuttosto che arrendersi e, trovandosi chiusi in trappola, potrebbero optare per la soluzione estrema. Ma potrebbe anche essere un modo del governo di mettere le mani avanti, scaricandosi di ogni responsabilità di una carneficina finale. Perchè questo con ogni probabilità succederà, dato che l’esercito ha dimostrato ampiamente di non curarsi affatto dei civili. La strategia del governo di Colombo è chiara da tempo: ogni civile Tamil è una potenziale Tigre da eliminare. Non a caso i militari in questi mesi hanno continuato a bombardare gli ospedali zeppi di feriti, uccidendo anche il personale sanitario del Comitato internazionale della Croce rossa, l’unica organizzazione umanitaria presente nell’area dei combattimenti. Nessun altro testimone è ammesso da quando il governo ha cacciato dal nord del Paese tutte le organizzazioni umanitarie e tutti i giornalisti indipendenti. Un black out totale di informazioni che ha lasciato spazio alla propaganda governativa da un lato e a quella delle Tigri tamil dall’altro, in una guerra combattuta anche a colpi di comunicati, accuse e controaccuse. Le poche notizie e immagini trapelate sono arrivate dai medici e dagli operatori della Croce rossa (Cicr) e dai satelliti che hanno fotografato la cosiddetta “no fire zone” crivellata dai colpi di mortaio e dalle bombe. Dimostrando che, nonostante l’esercito abbia sempre respinto le accuse anche di fronte all’evidenza, l’offensiva è stata condotta con armi pesanti, incuranti della presenza dei civili. Incurante delle proteste internazionali e degli appelli per una tregua umanitaria arrivati da tutto il mondo, Colombo è andata avanti verso l’obbiettivo finale, forte degli alleati – Cina e Russia in primis – al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che solo pochi giorni fa ha trovato l’accordo per una dichiarazione ufficiale in cui si limita ad esprime “profonda preoccupazione per i civili”. L’annuncio della vittoria è arrivato proprio mentre a Colombo atterrava Vijay Nambiar, capo dello staff del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon. Si tratta dell’ennesima visita di un emissario delle Nazioni Unite nel tentativo di convincere il governo srilankese ad una fine negoziata del conflitto. La guerra che, con alcune interruzioni, insanguina lo Sri Lanka da ventisei anni sembra quindi giunta al termine. Perlomeno in questa fase perchè, se l’offensiva ha eliminato buona parte dei ribelli, di certo non ha risolto la questione Tamil, ovvero il problema di una minoranza da sempre maltrattata e discriminata.

Fonte: Lettera22 e Il Riformista

17 maggio 2009

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