Somalia: la fine della transizione, le sfide del nuovo corso


Misna


Scadrà alla mezzanotte di lunedì, 20 agosto, il mandato delle Istituzioni federali di transizione. Non è in corso nessun processo politico. Quello a cui si assiste è solo un accaparramento del potere con ogni mezzo.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
CarestialSomalia

Scadrà alla mezzanotte di lunedì, 20 agosto, il mandato delle Istituzioni federali di transizione (Ift) che hanno governato il paese dal 2004. Dopo otto lunghi anni di combattimenti, sconfitte e conquiste, tra accuse di corruzione e faide politiche, le speranze di una ‘rinascita’ della Somalia sono ancora minacciate da lotte di potere.

“Non è in corso nessun processo politico. Quello a cui si assiste è solo un accaparramento del potere con ogni mezzo” dice all’agenzia sudafricana Sapa, Afyare Elmi, accademico somalo alla Qatar University, paggiungendo che “i seggi del parlamento sono stati distribuiti con logiche claniche e nascondono interessi che poco hanno a che fare con il bene del paese”.

Timori condivisi da una parte degli osservatori che paventano un protrarsi del conflitto e dell’instabilità anche dopo l’inizio del nuovo corso, che non trovano conferme nelle parole dell’inviato Onu per la Somalia Augustine Mahiga. “Da settembre in poi – ha detto – il Corno d’Africa sarà una regione più pacifica, stabile e solida dal punto di vista democratico”.

A contestare l’intero processo di selezione e assegnazione dei seggi dell’Assemblea erano stati nei mesi scorsi diversi parlamentari ed esponenti della società civile che avevano denunciato malversazioni e atti di intimidazione ai danni degli ‘elders’ convocati a Mogadiscio. “Da settimane per le strade e in prossimità degli alberghi in cui gli anziani sono alloggiati si assiste a scene di vera e propria sopraffazione da parte di sgherri riconducibili a ex signori della guerra che non sono disposti a farsi cacciare dalle sedi istituzionali” avevano denunciato alla MISNA testimoni oculari.

Da qui le critiche che in molti hanno mosso contro la Comunità internazionale per essersi focalizzata “più sul rispetto della tempistica della Road map, che sui contenuti” osserva il quotidiano Daily Citizen della Tanzania in un editoriale dal titolo significativo: “Nuovo governo, stessi vecchi giochi”.

Ormai sono in molti a dare per scontato un posticipo di qualche giorno nella data dell’entrata in vigore ufficiale delle nuove istituzioni: “ma questo sarebbe il minimo – commenta Laura Hammond della Scuola di studi africani e orientali (Soas) di Londra – il problema è che a meno che nella prossima settimana accada qualcosa di determinante, non mi aspetto che il nuovo governo appaia molto diverso da quello vecchio. Lo si potrà definire governo provvisorio invece che transitorio, ma è probabile che sia guidato dagli stessi individui e soprattutto, dagli stessi interessi”.

Se questo dovesse accadere – concordano gli osservatori – non c’è molta speranza per risolvere problemi come la corruzione dilagante e l’accaparramento del potere da parte di pochi individui solo per citare i problemi istituzionali.

Sul terreno inoltre, a dispetto delle conquiste degli ultimi mesi nella lotta agli insorti al Shabaab da parte delle truppe governative e la presenza di 17.000 caschi verdi di Amisom, la questione delle sicurezza resta centrale. “bisogna vedere se gli abitanti delle zone cosiddette ‘liberate’ riconosceranno l’autorità del nuovo governo, la questione della legittimità del prossimo esecutivo agli occhi del popolo sarà cruciale” prosegue la Hammond.

L’alternativa potrebbe consistere in un sostegno clandestino all’insurrezione o nel tentativo di creare forme autonome di governo a livello locale. Il risultato, in entrambi i casi, sarebbe una frammentazione delle regioni del centro-sud e nuove ondate di violenza.

Fonte: www.misna.org
18 Agosto 2012

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento