Somalia: firma ufficiale dell’accordo di pace


Nigrizia.it


L’intesa sul cessate il fuoco il 9 giugno scorso. Ora governo di transizione somalo e opposizione islamica hanno firmato ufficialmente l’accordo. Sempre più urgente l’arrivo delle truppe Onu che permetteranno il ritiro delle contestate milizie etiopiche.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Somalia: firma ufficiale dell'accordo di pace

Si sono appena conclusi i 3 giorni di colloqui a Gibuti tra i rappresentanti del governo di transizione somalo e dell’opposizione in esilio, riuniti nell’alleanza per la ri-liberazione della Somalia. Il risultato dell’incontro, che si è tenuto a porte chiuse dal 16 al 18 agosto, è stata la firma ufficiale dell’intesa raggiunta il 9 giugno scorso. il monitoraggio della messa in pratica del cessate il fuoco sarà affidata ad una comitato congiunto.

Nonostante le difficoltà incontrate finora, e la lotte interne all’Alleanza, le cui fazioni più estremiste si sono rifiutate di aderire all’accordo, le due parti hanno ribadito la volontà di proseguire il dialogo e hanno confermato il testo dell’intesa raggiunta in giugno, condannando “gli atti di violenza e l’omicidio di civili innocenti”, chiedendo al più presto il “dispiegamento di una forza di ‘peacekeeping’ dell’Onu in Somalia, per facilitare il ritiro delle truppe etiopiche dal paese”. Le due parti hanno inoltre assicurato di essere fermamente determinate a continuare gli sforzi per ripristinare “la pace, la stabilità, l’unità, la sovranità, l’integrità nazionale, e la dignità della Somalia”.

La presenza dei soldati di Addis Abeba è sempre più al centro di forti polemiche, a causa l’indiscriminato e ripetuto uso di violenza nei confronti dei civili. Solo lo scorso fine settimana sono state almeno 65 le persone uccise dai soldati etiopici nella zona di Abriska: i soldati avrebbero aperto il fuoco verso due autobus pieni di passeggeri. Nemmeno il parlamento somalo può più giustificare le scorrettezze dei militari: in riferimento a questo evento ha parlato di vero e proprio “massacro”, e alcuni deputati hanno attaccato apertamente le truppe etiopiche, colpevoli di alimentare un “bagno di sangue” nel paese. Il ritiro degli etiopici, condizione imposta dall’opposizione, è previsto entro 3 mesi dallo stanziamento della forza di pace dell’Onu, ma i tempi sono stati dilatati, anche in attesa della firma ufficiale, arrivata solo ieri.

Principale causa di questo ritardo, il voler concedere tempo all’Alleanza per trovare l’intesa interna. Ma l’attesa non è servita: poche settimane fa, Sheikh Hassain Dahir Aweys, integralista islamico ricercato a livello internazionale per i suoi presunti legami con Al-Qaida, si è autoproclamato capo dell’Ars, al posto del moderato Sheikh Sharif Ahmed. Il cambio di leadership non ha influito, finora, sul dialogo politico e diplomatico, che procede; i portavoce dell’Alleanza hanno assicurato che le differenze di vedute tra leader “termineranno presto”. Ma negli ultimi due mesi la situazione non è cambiata: gli scontri e le violenze continuano, nella capitale Mogadiscio quanto nel resto del paese. sempre più frequenti gli attacchi e le imboscate delle corti islamiche verso gli etiopici, sempre più violente le reazioni dei militari di Addis Abeba. La lentezza della comunità internazionale e dell’Onu non può che peggiorare la crisi umanitaria in corso.

Fonte: Nigrizia

19/08/2008

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento