Siria. Il bagno di sangue entra nel quinto anno


NEAR EAST NEWS AGENCY


La guerra civile è una catastrofe immensa che lascia indifferenti i Paesi, occidentali e mediorientali, schierati con i vari protagonisti del conflitto.


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Oltre 200 mila morti, centinaia di migliaia di feriti, bombardamenti, distruzioni immense. Sono solo una parte della catastrofe provocata dalla guerra civile siriana che entra nel suo quinto anno tra l’indifferenza dei Paesi, occidentali e mediorientali, schierati con i vari protagonisti del conflitto. Nel frattempo Washington lascia intendere che in tempi relativamente brevi potrebbe espandere la campagna aerea lanciata lo scorso anno contro lo Stato Islamico anche nei confronti di Damasco, per aiutare i ribelli siriani presunti moderati impegnati nei combattimenti contro l’esercito siriano.

 

La guerra civile ha fatto precipitare l’80 per cento della popolazione siriana nella povertà totale, l’aspettativa di vita è scesa a 55 anni e ha provocato un danno economico stimato in oltre 200 miliardi di dollari secondo un nuovo rapporto dell’Onu. Dati ai quali si aggiungono la disoccupazione di massa (57,7 per cento, era al 15 per cento nel 2011), gli anni di scuola perduti da centinaia di migliaia di ragazzi, l’inflazione che sta riducendo alla fame anche le famiglie che sino ad oggi erano riuscite a resistere alla crisi. “Il conflitto armato ha impoverito Damasco e abbattuto la ricchezza del paese” hanno scritto i ricercatori dell’Onu “la chiusura continua delle imprese ha portato a una contrazione lacerante della maggior parte dei settori economici”.

 

Proprio il Consiglio di Sicurezza dele Nazioni Unite ieri è stato messo sotto accusa da 21 organizzazioni e agenzie umanitarie internazionali per non aver fatto attuare tre risoluzioni che prevedevano aiuti importanti per le popolazioni civili coinvolte nel conflitto. Tutto questo di fronte a dati che parlato di 4,8 milioni di siriani che necessitano generi di prima necessità per sopravvivere, che si aggiungono agli oltre 3 milioni che vivono da profughi sparsi tra Giordania, Libano e Turchia. Le 21 organizzazioni e agenzie umanitarie denunciano inoltre che lo scorso anno è stato messo a disposizione dei siriani solo il 57 per cento degli aiuti promessi dalla comunità internazionale.

 

Intanto fanno clamore le foto di abusi e torture che avverrebberro nelle prigioni siriane – “Caesar Photos: Inside Syrian Authorities Prisons” -, sbarcate  al Palazzo di Vetro dell’Onu: corpi scheletrici, bruciati dall’acido o da sigarette spente sulla pelle, crani fracassati, teste a cui sono stati strappati gli occhi. Scatti realizzati tra il 2011 e il 2013 da un presunto fotografo disertore dell’esercito siriano in tre carceri nell’area di Damasco. Le foto erano state mostrate ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu già lo scorso aprile.

 

Fonte: http://nena-news.it

12 marzo 2015

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