Riaprire le scuole in sicurezza! Sono l’unico porto sicuro!


L'Osservatore Romano


Un miliardo di studenti nel mondo sono stati costretti a rimanere a casa per il confinamento antivirus. Per molti di loro andare a scuola significa consumare l’unico pasto della giornata. Non andare a scuole espone a violenza, povertà, malattie con conseguenze nefaste che potrebbero protrarsi per decenni.


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La scuola è un porto sicuro per i bambini e i ragazzi in tante realtà difficili nel mondo. Per questo la prolungata chiusura degli istituti scolastici causata dalla pandemia e la conseguente costrizione in casa per milioni di studenti preoccupa le organizzazioni come l’Unesco, l’Unicef e il Pam che temono conseguenze nefaste per l’istruzione ma anche per la vita stessa dei ragazzi.

 

I rischi per i giovani che non vanno a scuola, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, vanno dalla mancanza dell’unico pasto sicuro della giornata, all’aumento delle disuguaglianze, alla carenza di assistenza sanitaria e mancanza di vaccinazioni, dal finire vittime di violenza, al lavoro minorile, ai matrimoni precoci per le ragazze.

 

«La riapertura delle scuole in sicurezza deve essere, dunque, una priorità perché — sottolinea il direttore dell’Unicef, Henrietta Fore — in molti Paesi nel mondo più i bambini restano lontani dalle aule scolastiche più corrono il rischio di non tornarci più. Questo potrebbe dunque rappresentare un ulteriore grave danno della pandemia da covid-19 con un’inversione devastatrice dei progressi educativi».

 

Per questo l’Unicef, insieme all’Unesco, al Programma alimentare mondiale (Pam) e alla Banca mondiale per l’educazione hanno redatto delle linee guida per la riapertura in sicurezza delle scuole dopo che oltre un miliardo di studenti nel mondo sono stati costretti a rimanere a casa per il confinamento antivirus.

 

La premessa è che la chiusura generalizzata degli edifici scolastici a causa del covid-19 rappresenta un rischio senza precedenti per l’educazione e il benessere dei bambini, in particolare per i più marginalizzati che trovano solo a scuola servizi sanitari, nutrimento e riparo dall’insicurezza dei territori dove vivono, spesso in guerra.

 

Per questo, da quando le scuole sono chiuse a causa del covid, secondo i dati Onu, sono 370 milioni i bambini che hanno dovuto rinunciare all’unico pasto che rappresenta un’ancora di salvezza per le famiglie povere. I bambini sono inoltre privati dell’assistenza sanitaria che ricevono normalmente a scuola.

 

Secondo le organizzazioni dell’Onu, dunque, è necessario pensare con urgenza, in collaborazione con le autorità nazionali e locali, al ritorno a scuola. «Mentre molti studenti sono in ritardo nel loro apprendimento a causa della prolungata chiusura delle scuole, la decisione, tutt’altro che semplice, di quando e come permettere di tornare in classe dovrebbe essere una priorità», sostiene il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay. «Una volta che il via libera sarà stato dato sul fronte sanitario, tutta una serie di misure dovrà essere messa in atto per garantire che nessuno studente sia lasciato indietro. Queste linee guida forniscono orientamenti generali a governi e partner per facilitare la riapertura delle scuole per studenti, insegnanti e famiglie. Condividiamo lo stesso obiettivo, proteggere e promuovere il diritto all’istruzione per ogni studente» aggiunge Azoulay. «Se non interveniamo subito, mettendo in campo aiuti vitali per i più vulnerabili le ricadute del covid-19 peseranno per decenni», dice ancora il direttore dell’Unicef. «In molti Paesi in via di sviluppo — sottolinea la rappresentante Onu — la promessa di un pasto sicuro per i propri figli è sufficiente a convincere i parenti a mandare i bambini a scuola», sottraendoli così a faticosi lavori domestici o salvaguardare le bambine dai matrimoni precoci.

 

Le linee guida, dunque, indicano che non vi siano ancora prove sufficienti per misurare l’impatto delle chiusure scolastiche sui tassi di trasmissione della malattia. Una recentissima ricerca condotta sugli alunni e sul personale scolastico nel New South Wales, in Australia, ha rilevato un tasso di trasmissione «straordinariamente basso» nelle scuole, gli effetti negativi delle chiusure scolastiche sulla sicurezza e sull’apprendimento dei bambini sono ben documentati.

 

Addirittura si teme che i progressi nell’istruzione dei bambini degli ultimi decenni rischiano di andare perduti e, nei casi peggiori, completamente invertiti.

 

di Anna Lisa Antonucci

L’Osservatore Romano

4 maggio 2020

 

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