Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010: nei paesi poveri progressi più rapidi


Millennium Campaign


Il Rapporto UNDP scopre -analizzando 40 anni di dati- progressi di lungo termine nella sanità e nell’istruzione non determinati dal reddito; introduce nuovi indici per genere, povertà, disuguaglianza.


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Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010: nei paesi poveri progressi più rapidi

Roma, Novembre 2010 – Negli ultimi decenni la maggior parte di paesi in via di sviluppo ha realizzato progressi impressionati, ancorché sottostimati, nei campi della sanità, dell’istruzione e degli standard di vita fondamentali, con molti fra le nazioni più povere che registrano i progressi maggiori, rivela una nuova dettagliata analisi dei trend a lungo termine relativi all’Indice di Sviluppo Umano (ISU) nel Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010.
    Tuttavia i modelli di successo variano notevolmente, con alcuni paesi che, a partire dal 1970, hanno perso terreno, come dimostra il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010. Introducendo tre nuovi indici, l’edizione del 20° anniversario del Rapporto documenta ampie disuguaglianze all’interno e fra le nazioni, profonde disparità tra donne e uomini per quanto riguarda una vasta serie di indicatori di sviluppo, e la prevalenza di una poverta multidimensionale estrema in Asia meridionale e Africa sub-sahariana.

    I Rapporti sullo Sviluppo Umano, commissionati annualmente dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (United Nations Development Programme – UNDP) a partire dal 1990, sono editorialmente indipendenti dall’UNDP.

    Il Rapporto 2010 – “La vera ricchezza delle nazioni: Vie dello sviluppo umano” – verrà lanciato dal Segretario generale Ban Ki-moon, dall’Amministratore dell’UNDP Helen Clark e dal Nobel Amartya Sen, che ha contribuito allo sviluppo dell’ISU per il primo Rapporto sullo Sviluppo Umano nel 1990 con l’economista Mahbub ul Haq, che ne è stato l’ideatore. I Rapporti sullo Sviluppo Umano e l’ISU hanno sfidato le misure puramente economiche dei risultati nazionali e contribuito a gettare le fondamenta concettuali per gli Obiettivi di sviluppo del Millennio. “I Rapporti sullo Sviluppo Umano hanno cambiato il modo in cui guardiamo al mondo,” ha detto Ban a questo proposito.

Il primo Rapporto sullo Sviluppo Umano ha introdotto l’innovativo ISU e analizzato i precedenti decenni di indicatori di sviluppo, concludendo che “non esiste un collegamento automatico fra la crescita economica e il progresso umano.” Il rigoroso riesame del Rapporto 2010 delle tendenze di lungo termine  — analizzando per molti paesi gli indicatori ISU risalenti al 1970 — mostra che non esiste una correlazione diretta tra la performance economica nazionale e i risultati nelle aree ISU non reddituali della salute e dell’istruzione.

“Il rapporto mostra che complessivamente, le persone oggi sono più sane, ricche, e istruite che in passato,” nota Clark. “Mentre non tutti i trend sono positivi, c’è molto che i paesi possono fare per migliorare le vite delle persone anche in condizioni avverse. Ciò richiede delle coraggiose leadership locali, tuttavia, come pure l’impegno continuativo della comunità internazionale.”

Complessivamente, come viene mostrato dall’analisi compiuta nel Rapporto di tutte le nazioni per le quali sono disponibili i dati ISU relativi agli ultimi 40 anni, l’aspettativa di vita è balzata dai 59 anni del 1970 ai 70 del 2010; le iscrizioni scolastiche sono aumentate da appena il 55 percento per tutti i bambini in età di scuola primaria e secondaria al 70 percento; e il PNL pro capite è raddoppiato a più di 10mila dollari Usa. Le persone di ogni regione hanno condiviso questo progresso, seppur con gradi variabili. L’aspettativa di vita, per esempio, tra il 1970 e il 2010 è aumentata di 18 anni negli Stati arabi, a fronte di soli otto anni dell’Africa sub-sahariana. Nelle 135 nazioni analizzate vive il 92 percento della popolazione mondiale.

“I nostri risultati confermano, con nuovi dati e analisi, due assunti centrali del Rapporto sullo Sviluppo Umano: fin dall’inizio: lo sviluppo umano è una cosa differente dalla crescita economica, e risultati sostanziali sono possibili anche in assenza di una crescita rapida,” afferma Jeni Klugman, coordinatore del Rapporto. “Abbiamo inoltre acquisito nuove conoscenze sui paesi che hanno avuto le migliori performance, e sulle forme variabili del progresso.”

    I 10 “Top Movers” evidenziati nel Rapporto 2010 – quei paesi tra i 135 che hanno avuto i miglioramenti più marcati in termini di ISU nel corso degli ultimi 40 anni – sono guidati dall’Oman, che ha investito i proventi energetici ottenuti negli ultimi decenni in istruzione e sanità pubblica.  

Gli altri nove “Top Movers” sono Cina, Nepal, Indonesia, Arabia Saudita, Laos, Tunisia, Sud Corea, Algeria e Marocco. Segnatamente, la Cina è stato l’unico paese entrato nell’elenco dei “Top 10” solo in virtù della propria performance reddituale; i principali motori di risultati ISU sono stati salute e istruzione. Tra i successivi 10 leader nei miglioramenti dell’ISU nel corso degli ultimi 40 anni vi sono numerose nazioni a basso reddito ma ad alto risultati ISU “non tipicamente descritte come storie di successo,” il Rapporto nota, fra loro Etiopia (n. 11), Cambogia (n. 15) e Benin (n. 18) – ognuna delle quali ha compiuto grandi progressi nell’istruzione e nella sanità pubblica.  
 
All’interno del modello complessivo di progresso globale, le variazioni fra i paesi sono impressionanti: nel corso degli ultimi 40 anni, il 25 percento con le performance più basse ha sperimentato un miglioramento inferiore al 20 percento nella propria performance ISU, mentre il gruppo che ha registrato i risultati migliori ha ottenuto dei progressi medi del 54 percento. Tuttavia come gruppo, il quartile di paesi che nel 1970 era al fondo della scala ISU ha ottenuto dei miglioramenti persino più rapidi di quelli dei paesi al vertice della classifica, con un progresso medio del 61 percento. Gli autori evidenziano come le diverse vie nazionali allo sviluppo documentate nel Rapporto mostrano che non esiste un’unica formula per un progresso sostenibile.

La regione che ha registrato il più rapido progresso dell’ISU a partire dal 1970 è stata l’Asia orientale, guidata da Cina e Indonesia. I paesi arabi hanno a propria volta segnato importanti progressi, con 8 dei 20 leader mondiali per miglioramenti dell’ISU registrati negli ultimi 40 anni. Numerose nazioni dell’Africa sub-sahariana e dell’ex Unione Sovietica sono rimaste indietro, tuttavia, a causa dell’impatto dell’AIDS, dei conflitti, degli sconvolgimenti economici e di altri fattori. Nel corso degli ultimi 40 anni l’aspettativa di vita è diminuita in tre nazioni dell’ex Unione Sovietica – Bielorussia, Ucraina e la federazione Russa – e in sei nell’Africa sub-sahariana: la Repubblica Democratica del Congo, il Lesotho, il Sud Africa, lo Swaziland, lo Zambia e lo Zimbabwe.

    La tendenza dominante a livello globale per quanto concerne l’aspettativa di vita è rappresentata dalla convergenza, con la misura della vita media che nella maggioranza dei paesi poveri si sta sempre più avvicinando a quella delle nazioni sviluppate. Per il reddito, invece, il modello rimane quella della divergenza, molte nazioni ricche rimangono costantemente più ricche, mentre una crescita sostenuta sfugge a molti paesi poveri.

“Abbiamo visto grandi progressi, ma i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni non sono stati interamente positivi,” scrivono gli autori. “Alcune nazioni hanno sofferto dei gravi regressi, in special modo nel campo della salute, cancellando talvolta in pochi anni i progressi realizzati in molti decenni. La crescita economica è stata estremamente disuguale, tanto nei paesi che hanno avuto una crescita rapida che nei gruppi che hanno beneficiato dei progressi nazionali. E i divari nello sviluppo umano in tutto il mondo, pur diminuendo, rimangono enormi.”

L’ISU 2010 più i nuovi Indici di Disuguaglianza, Genere e Povertà

     Il Rapporto di quest’anno presenta delle nuove classifiche ISU 2010, cpn modifiche che riguardano molti indicatori fondamentali. Le prime 10 nazioni nell’ISU 2010 sono Norvegia, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Irlanda, Liechtenstein, Paesi Bassi, Canada, Svezia e Germania. Al fondo della graduatoria delle 169 nazioni incluse nell’ISU 2010 ci sono, nell’ordine: Mali, Burkina Faso, Liberia, Ciad, Guinea-Bissau, Mozambico, Burundi, Niger, Repubblica Democratica del Congo e Zimbabwe.

I cambiamenti nelle classifiche nazionali nell’ISU sono ora riferiti a un periodo comparativo di cinque anni, anziché su base annuale, così da riflettere meglio le tendenze di sviluppo di lungo periodo. A causa dei miglioramenti metodologici nella formula dell’ISU, le graduatorie del 2010 non sono direttamente comparabili con quelle contenute nei precedenti Rapporti.

    Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2010 prosegue la tradizione innovativa dell’ISU introducendo nuovi indici che affrontano fattori essenziali per lo sviluppo:

• L’Indice di Sviluppo Umano corretto per la disuguaglianza (ISUD)

Per la prima volta, il Rapporto di quest’anno analizza i dati ISU mediante le lenti della disuguaglianza correggendo i risultati ISU in modo da riflettere le disparità di reddito, salute e istruzione. “L’ISU da solo, in quanto aggregato delle medie nazionali, nasconde le disparità esistenti all’interno dei paesi, così queste correzioni che tengono conto della disuguaglianza forniscono un quadro più completo del benessere delle persone” afferma Klugman.

• L’Indice di disuguaglianza di genere (IGD)

Il Rapporto 2010 introduce una nuova misura di disuguaglianza di genere, che include i tassi di mortalità materna e la rappresentanza femminile nei parlamenti. “L’Indice della disuguaglianza di genere è progettato per misurare l’impatto negativo sullo sviluppo umano di profonde disparità economiche e sociali esistenti tra uomini e donne,” asserisce Klugman. L’IGD calcola le perdite nazionali dell’ISU causate dalle disuguaglianze di genere, dai Paesi Bassi (i più egualitari in termini di IGD) allo Yemen (i meno).

• L’Indice multidimensionale di povertà (IMP)

Il Rapporto presenta una nuova misura multidimensionale della povertà che va a completare le valutazioni sulla povertà fondate sul reddito analizzando una serie di fattori multipli a livello del nucleo familiare, dagli standard di vita essenziali all’accesso all’istruzione scolastica, acqua pulita e assistenza sanitaria. Si ritiene che circa 1,7 miliardi di persone – un terzo della popolazione dei 104 paesi analizzati nell’IMP – vivano in condizioni di povertà multidimensionale, un numero superiore alle stime che stimano 1,3 miliardi di persone che vivono con $1,25 al giorno o meno.  

    Il Rapporto 2010 chiede ulteriori ricerche e dati migliori per affrontare le sfide in altri aspetti fondamentali dello sviluppo umano, comprendenti l’empowerment politico e la sostenibilità ambientale.

Per il 20° anniversario del Rapporto, l’Ufficio del Rapporto sullo Sviluppo Umano ha rinnovato il proprio sito Internet (http://hdr.undp.org) con numerose nuove risorse, profili statistici nazionali rivisti per tutti gli Stati membri dell’ONU e strumenti interattivi, compresa un’opzione “costruisci il tuo indice”.

    Scrive Amartya Sen nella sua introduzione al nuovo Rapporto: “A vent’anni dalla comparsa del primo Rapporto sullo Sviluppo Umano, abbiamo molti successi da celebrare. Ma dobbiamo anche adoperarci per cercare nuovi modi e strumenti per migliorare l’analisi di vecchi problemi e per riconoscere e reagire prontamente alle nuove minacce che mettono a rischio la libertà e il benessere degli esseri umani.”


Dati regionali dal Rapporto 2010


L’analisi ISU di lungo periodo e i nuovi indici contenuti nel Rapporto 2010 rivelano significativi risultati e sfide – e modelli di sviluppo differenti – in ogni regione del mondo in via di sviluppo:   


Stati arabi

•    I paesi arabi includono cinque dei 10 “Top Movers” ovvero le nazioni (sulle 135 oggetto della ricerca) che hanno mostrato la migliore performance nell’ISU a partire dal 1970: Oman (n.1), Arabia Saudita (n. 5), Tunisia (n. 7), Algeria (n. 9) e Marocco (n. 10). Nell’Indice di disuguaglianza di genere (IDG), tuttavia, gli Stati arabi registrano un ISU regionale medio del 70 percento, ben al di sopra della perdita mondiale media del 56 percento. All’ultimo posto nella classifica mondiale relativa all’IDG è lo Yemen, con una perdita ISU dell’85 percento.
    
America Latina e Caraibi

•    La disuguaglianza di reddito nell’America Latina e nei Caraibi rimane la più elevata al mondo con un gap che si sta allargando in misura maggiore in Argentina, seguita da Venezuela e Haiti. Ma la disuguaglianza si sta riducendo in numerose nazioni, in special modo Brasile e Cile. Dal 1970 l’aspettativa di vita nella regione si è innalzata da 60 a 74 anni, raggiungendo i 79 in Cile, Costa Rica e Cuba. E le iscrizioni scolastiche sono cresciute dal 52 percento di 40 anni fa all’83 percento di oggi – con numerosi paesi che si stanno attualmente avvicinando al 100 percento.

Africa sub-sahariana

•    Nonostante le continue gravi avversità, negli ultimi decenni molte nazioni africane hanno spesso compiuto progressi non riconosciuti. Etiopia (n.11), Botswana (n.14), Benin (n.18) e Burkina Faso (n.25) sono fra i 25 “top movers” (su 135 paesi) in termini di ISU a partire dal 1970, in larga parte grazie ai progressi ottenuti nell’istruzione e nella sanità pubblica. Tuttavia, la Repubblica Democratica del Congo, lo Zambia e lo Zimbabwe sono gli unici paesi che oggi registrano un ISU più basso rispetto al 1970, a causa della mortale combinazione di conflitti e AIDS che hanno abbassato l’aspettativa di vita. La rappresentanza femminile nei parlamenti è più elevata rispetto all’Asia meridionale, gli Stati arabi o l’Europa orientale, sebbene questi risultati siano intaccati dalle disparità di genere nell’istruzione.

Asia meridionale

•    Nepal (n. 3), India (n. 16), Iran (n. 20), Pakistan (n. 25) e Bangladesh (n. 26) sono i leader mondiali nel miglioramento a lungo termine dell’ISU dal 1970. Ciononostante l’Asia meridionale ospita il maggior numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema secondo il nuovo Indice Multidimensionale della Povertà: 844 milioni di persone, a fronte dei 458 milioni di “poveri multidimensionali” dell’Africa sub-sahariana.

Asia orientale e Pacifico

•    L’eccezionale crescita economica registrata a partire dal 1970 ha condotto al raddoppio del valore medio dell’ISU della regione, passato dallo 0,36 del 1970 allo 0,71 del 2010, con cinque dei 10 “Top Movers” nel miglioramento globale dell’ISU che provengono da questa regione: Cina (n. 2), Indonesia (n. 4), Laos (n. 6) e Corea del Sud (n. 8). La crescita del reddito è stata accompagnata da crescenti divari nei redditi, tuttavia, portando a una perdita superiore al 20 percento nell’Isu regionale corretto per la disuguaglianza.

Europa orientale e Asia centrale

•    L’Europa orientale e l’Asia centrale sono relativamente equilibrati in tutte e tre le dimensioni dell’ISU corretto per la disuguaglianza, pur se con delle considerevoli differenze regionali, rileva il Rapporto. Nel principale rovescio della regione, l’aspettativa di vita in tre paesi dell’ex Unione Sovietica – Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina – è scesa al di sotto dei livelli del 1970.

Fonte: Millennium Campaign

novembre 2010

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