Rai a Nairobi: prove tecniche di trasmissione


Alessandra Tarquini - Vis


Finalmente la sede Rai di Nairobi è completa. Avevamo lasciato lo scorso dicembre il corrispondente Enzo Nucci in attesa delle attrezzature mancanti per il pieno funzionamento della sede inaugurata a maggio 2007 e intitolata a Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e Marcello Palmisano. Ecco le novità.


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Rai a Nairobi: prove tecniche di trasmissione

A tre mesi di distanza ritorniamo a parlare della sede Rai di Nairobi. Eravamo stati negli uffici rai nel cuore dell’Africa a dicembre, per dare avvio proprio dal continente africano all’anno dei diritti umani. Avevamo scoperto le difficoltà tecniche di trasmissione. Eravamo alla vigilia delle elezioni in Kenya che si sono rivelate fonte di una profonda crisi politica e sociale. I gravi scontri hanno attratto l’attenzione dei mezzi di informazione di tutto il mondo che all’improvviso sono tornati a mettere in prima pagina e nelle notizie dei tg l’Africa, con le vittime delle violenze, con le baraccopoli, con l’emergenza democratica.
Il servizio pubblico radiotelevisivo italiano ha seguito l’evento con la “nuova” sede di corrispondenza di Nairobi. Ma le difficoltà tecniche non sono state poche per la trasmissione verso l’Italia. Di queste settimane, però, la buona notizia del completamento dell’assetto tecnico della sede. Ne parliamo con Enzo Nucci, corrispondente Rai da Nairobi, e scopriamo che la Rai Africa ha le carte in regola per giocare il ruolo per il quale è nata: un occhio costante e vigile sul continente africano.

Da dicembre ad oggi cosa è cambiato ?
Sono felice di condividere con voi una bella notizia: sono arrivati dall’Italia il banco per il montaggio digitale e la trasmissione in diretta, oltre alle attrezzature per la registrazione. Stiamo inoltre allestendo sulla terrazza del palazzo dove ci sono i nostri uffici una postazione esterna per le dirette e una all’interno della redazione con il sistema del chromakey, che ci consentirà di mettere in onda in contemporanea alla diretta anche le immagini. .

La scorsa volta si diceva della mancanza di una parabola a Roma per la ricezione diretta del segnale?
Ebbene si. Dopo diversi mesi di attese e diversi solleciti siamo riusciti anche a risolvere questo problema. Finalmente la Rai a Roma si è dotata della parabola ricettiva che ci permette di saltare il passaggio del segnale su uno dei satelliti : già sono state effettuate prove di trasmissione. Ora stiamo perfezionando la ricezione del segnale.

Purtroppo però che siano arrivate solo ora. E’ recente l’emergenza Kenya conseguente alle elezioni presidenziali. Come è stato lavorare in quella situazione?
In primo luogo è stato richiesta una particolare attenzione alla presenza italiana in Kenya durante gli scontri. Un po’ come è stato per lo tsunami, quando si parlava principalmente di Thailandia, dove c’erano i turisti italiani, anche se l’epicentro del disastro era in Indonesia, a Banda Aceh. Quindi, anche in questo caso, si è preferita una visione parziale delle vicende e molto italiana.
E poi avevamo il grande limite delle dotazioni tecniche. Cosi come non si può fare un articolo senza il computer, è impossibile trasmettere le immagini attraverso i segnali di fumo!

E adesso?
Non mi stancherò mai di ripetere che non è sufficiente aprire una sede di corrispondenza per mettersi la coscienza a posto rispetto al buco informativo che il servizio pubblico ha nei confronti dell’Africa. Oltre agli strumenti tecnici c’è bisogno di spazio nei palinsesti. Dobbiamo mostrare l’Africa in tutti i suoi aspetti, quelli piu’ difficili e negativi, ma anche tutto quanto di positivo questo enorme e ricco continente offre. Una grande opportunità da non perdere sarà rappresentata dai mondiali di calcio in Sud Africa.

Nell’ultimo seminario della Tavola della pace si è deciso di convocare una manifestazione nazionale davanti alla rai per chiedere un servizio pubblico che si faccia carico di costruire una comunicazione e un’informazione di pace. Cosa ne pensi?
Credo che sia importante ricordare alla Rai l’impegno che ha nei confronti dei cittadini che pagano il canone per un servizio pubblico libero, attento e costruttore di una cultura di pace. C’è bisogno di concretezza nelle risposte. I due consiglieri Curzi e Rizzo Nervo avevano visto positivamente la proposta di creare una trasmissione settimanale dedicata al mondo, che dia dignità al Sud del Mondo e valorizzi il lavoro dei professionisti rai in Italia e nelle sedi di corrispondenza come quella nella quale sono io. Ma non c’è solo l’Africa. Pensiamo all’America Latina. Al grande processo di trasformazione che si sta realizzando. Oppure all’India.

La Tavola della pace ha chiesto alla Rai durante il periodo elettorale di programmare una prima serata dedicata ai temi internazionali. Quale è il tuo punto di vista?
Perché no? Siamo dotati di tre reti in chiaro. Secondo il piano aziendale dobbiamo effettuare una diversificazione dell’offerta e una scelta di questo tipo va in questa direzione.
Credo inoltre che il telespettatore tragga molto piu’ vantaggio da un servizio che fa scelte di questo tipo piuttosto che ritrovarsi nei telegiornali di massimo ascolto servizi su un gatto che fa surf nell’oceano o sulla Pasquetta in città.

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