Premio Ilaria Alpi: “Shooting Muhammad”


Floriana Lenti


La storia di un ragazzo schiacciato tra due mondi che si temono e odiano a vicenda, raccontata nel video finalista al Premio Ilaria Alpi “Shooting Muhammad”.


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Premio Ilaria Alpi: “Shooting Muhammad”

"Nella mia classe ci sono 13 studenti e metà di loro sono coloni utra ortodossi e mi odiano, o si potrebbe dire che non mi amano”. Immagina di essere un rifugiato palestinese di 21 anni. Immagina di prendere ogni giorno l’autobus per andare a studiare in una università all’interno di una colonia israeliana. Immagina di essere l’unico studente arabo del tuo corso di laurea. Questa è la storia di un ragazzo schiacciato tra due mondi che si temono e odiano a vicenda. Questa è la storia raccontata nel video finalista “Shooting Muhammad” di Francesco Cannito, Luca Cusani e Michela Sechi. Il protagonista Muhammad ha tanti sogni da realizzare: desidera diventare regista e gli piacerebbe creare le musiche per i suoi film. Durante la proiezione di venerdì 18 giugno a Riccione in occasione del Premio Ilaria Alpi i due autori Luca Cusani e Michela Sechi hanno spiegato: “Il documentario è stato prodotto in un mese e mezzo circa, ci sono i due popoli e al centro i coloni. Abbiamo avuto a che fare con molti giovani ed è evidente come l’odio diffuso, la tensione permanente, il divario siano ormai fattori culturali radicati tra le nuove generazioni. Abbiamo seguito gli eventi, non avevamo una scaletta, il montato è stato realizzato dopo ed estrapolato da circa 20 ore di girato. Il video è stato autoprodotto, adesso deve essere diffuso il più possibile”. Nel dibattito Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha analizzato la difficoltà di essere obiettivi: “Quando si parla del conflitto israelo – palestinese  si rischia di essere di parte o si rischia di autocensurarsi. In questo lavoro c’è un quadro lucido della condizione di divario sociale e di divergenti punti di vista. Le colonie sono l’ostacolo più evidente alla costruzione di due stati e due popoli, ipotesi ormai sempre più lontana, utopica”. I due autori hanno anche raccontato che le colonie sono radicate, vere e proprie città, e non costruzioni provvisorie, e anche all’interno del popolo israeliano ci sono estremismi che dividono la popolazione. Partendo da questo dato di fatto “Penso al dramma umano incredibile che si sta consumando e alle sofferenze che si stanno patendo in Medio Oriente in questi secondi –riflette Flavio Lotti- e se penso a quello che potrebbe accadere, mi chiedo: quanti drammi dovremo ancora raccontare? Ci vuole un intervento immediato da parte di un terzo soggetto internazionale. Bisogna continuare a tenere gli occhi aperti…”.

Per vedere il trailer clicca qui

18 giugno 2010

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