Petrella: "Dopo la moratoria ora serve la legge per il diritto all’acqua”


Luca Baldazzi


Intervista a Riccardo Petrella, economista e fondatore del Comitato per il contratto mondiale dell’acqua, che spiega il doppio significato della manifestazione che si tiene oggi a Roma per ripubblicizzare l’acqua e renderla bene comune.


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Petrella: "Dopo la moratoria ora serve la legge per il diritto all'acqua”

Il “popolo dell’acqua pubblica” scende in piazza: sarà un punto di arrivo, ma anche di partenza. Perché, ottenuta una moratoria alle privatizzazioni, ora serve una legge. Che riconosca davvero le risorse idriche come patrimonio di tutti, da sottrarre alle logiche di puro mercato. Così Riccardo Petrella, economista politico e fondatore del Comitato per il contratto mondiale dell’acqua, spiega il doppio significato della manifestazione che si tiene oggi a Roma.


Professore, lo slogan della giornata è “ripubblicizzare l’acqua, difendere i beni comuni”. A che punto siamo?

“Abbiamo ottenuto proprio in questi giorni una prima vittoria, relativa ma importante: il Senato, sulla spinta di centinaia di iniziative di gruppi e associazioni di cittadini sul territorio, ha detto sì a una moratoria che sospende per un anno l’affidamento dei servizi idrici, da parte degli Enti locali, a soggetti privati e pubblici”.

Uno stop, quindi, alla privatizzazione dell’acqua?

“Una pausa di riflessione, dovuta alle tantissime mobilitazioni e vertenze sull’acqua nate nell’ultimo anno e mezzo a livello locale in tutta Italia: iniziative che si sono incontrate nel Forum dei movimenti per l’acqua, e nella sua proposta di legge di iniziativa popolare per la quale abbiamo raccolto insieme ben 406mila firme certificate. Questa moratoria di un anno, intanto, è certamente una vittoria contro i privatizzatori e i mercificatori, e oggi a Roma cittadini e movimenti spontanei potranno affermare la loro soddisfazione. A differenza di quanto accaduto in sede di Finanziaria sul tema del welfare, sulla gestione dell’acqua il governo Prodi ha dovuto accettare di essere coerente con il programma varato un anno e mezzo fa. Ma guai a fermarsi qui. La manifestazione di oggi è anche il punto di partenza verso la nuova legge che vogliamo, nel solco della nostra proposta di iniziativa popolare per l’acqua come bene comune”.

A che cosa punta il Forum dei movimenti per l’acqua?

“Abbiamo raccolto ben 406mila firme di cittadini, autentiche e certificate. Otto volte il minimo richiesto – 50mila – per una legge di iniziativa popolare. A questo punto l’obiettivo è che la nostra proposta legislativa sia esaminata e approvata dal Parlamento. Se malauguratamente non ottenessimo questo risultato, sarebbe un grave schiaffo e una sconfitta della democrazia partecipativa e rappresentativa, così come la prevede la Costituzione. E aumenterebbe ancora la distanza tra cittadini e politica. Di spazi di partecipazione si parla molto, ma in pratica si fa troppo poco. Purtroppo ne abbiamo già un esempio, in tema di gestione dell’acqua: l’Assemblea regionale della Toscana non ha finora nemmeno esaminato una proposta regionale di legge popolare, analoga a quella nazionale, che pure aveva raccolto le firme necessarie”.

Quali sono i punti chiave della legge popolare del Forum dei movimenti per l’acqua?

“Chiediamo innanzitutto che l’acqua sia considerata senza equivoci un bene comune e pubblico. Pubblici, quindi, devono essere sia il controllo, sia la proprietà, sia la gestione. Attualmente è in vigore la Legge Galli del ’94, che mantiene pubblici la proprietà e il controllo delle risorse idriche, ma ne consente la gestione ai privati, che devono perseguire l’obiettivo di ottenere un certo profitto. Dobbiamo tornare invece ad un’unicità di gestione e al ‘tutto pubblico’”.

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