Padre Bossi: "Io ho perdonato i miei rapitori, fatelo anche voi"


Padre Giancarlo Bossi


Sto vivendo un momento particolare, importante. Il Signore, con quello che mi è successo,  mi ha mandato molti segnali, ma devo ancora capire cosa mi vuole dire. Se saprò darmi una risposta, forse conoscerò anche il mio futuro nelle Filippine. Ma di una cosa sono sicuro ed è emozionante: ho scoperto di avere tanti amici.  […]


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Padre Bossi: "Io ho perdonato i miei rapitori, fatelo anche voi"

Sto vivendo un momento particolare, importante. Il Signore, con quello che mi è successo,  mi ha mandato molti segnali, ma devo ancora capire cosa mi vuole dire. Se saprò darmi una risposta, forse conoscerò anche il mio futuro nelle Filippine. Ma di una cosa sono sicuro ed è emozionante: ho scoperto di avere tanti amici.  Mio fratello Marcello me lo ripete ogni giorno: ma quanti amici hai? Non pensavo di essere stato così tanto amato in quei quaranta giorni in montagna. Non sapevo di quanta gente stesse pregando e battendosi per me. Io pregavo: per me e per i miei rapitori, ma pensavo di essere solo. Invece quando sono tornato finalmente alla luce i miei confratelli mi hanno raccontato e poi ho visto quello che era stato fatto per la mia liberazione. Non me l’aspettavo, perché niente era successo per Luciano e Giuseppe e neanche per quelle quattro suore: tutti rapiti come me. Ho saputo che il sindaco di Roma ha messo in Campidoglio una mia foto ed è stato un gesto straordinario, di grande vicinanza, e lo ringrazio con il cuore. Ho visto l’appello di Articolo 21 e per questo vi scrivo. Ho letto e riletto tutti i nomi che hanno firmato come per imprimerli nella mente: vorrei abbracciarli tutti perché non mi conoscono eppure hanno sofferto per me. Ho letto anche gli articoli di Pino e di tutti gli altri amici e vorrei allora dirvi una cosa. Il mio rapimento non c’entra niente con la religione: sono stati criminali e basta che volevano far soldi. Anzi, poveri disgraziati ostaggi (loro, più di me) di chi li manda avanti a fare del male. La sera, lassù in montagna, li vedevo pregare e allora gli chiedevo: ma che Dio è il vostro Allah se pregate con il fucile mitragliatore e tenete prigioniero un povero prete? E loro rispondevano: Allah è Allah, ma non c’entra con il lavoro, questo è lavoro e basta. Nella mia parrocchia di Payao la metà sono musulmani e c’erano tutti, cristiani e musulmani, per il mio ritorno. Non alimentiamo l’odio, impariamo a convivere. Io li ho già perdonati, fatelo anche voi. 

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