Ocse: si aggrava l’emergenza lavoro per i più giovani


Il Sole 24 Ore


Ocse: dati allarmanti, raddoppia la disoccupazione giovanile. E solo l’Ungheria fa peggio dell’Italia.


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Ocse: si aggrava l'emergenza lavoro per i più giovani

La già ridotta occupazione giovanile dell'Italia è ulteriormente crollata negli ultimi dieci anni, avverte l'Ocse, tanto da risultare la seconda più bassa di tutta l'area. In Italia nel 2009 risultava occupato solo poco più di un giovane su cinque tra 15 e 24 anni, il 21,7 per cento dice l'Ocse a fronte del 35,8 per cento tra 19 paesi dell'Unione europea e il 40,2 per cento della media Ocse. Un livello più basso si registra solo in Ungheria (dove è crollata 18,1%).

In Italia questa voce è calata più della media:
nel 1999 l'occupazione giovanile risultava al 27,3 per cento, laddove nell'Ue a 19 era al 40,3 per cento e nell'Ocse al 44,7 per cento. I dati sono contenuti in un rapporto sulle prospettive di lavoro tra i giovani pubblicato oggi dall'ente parigino.

In Italia in realtà la disoccupazione giovanile è calata,
dal 31,1 per cento del 1999, sempre sui giovani tra 15 e 24 anni, al 25,4 per cento del 2009, ma dato che questa flessione si registra contestualmente a un calo di occupati, più che riflettere persone che trovano un lavoro sembra derivare da abbandoni della ricerca attiva di lavoro. Statisticamente viene calcolato come "disoccupato" solo chi sia alla ricerca di un posto, altrimenti si tratta di "non attivi". Anche così comunque il rapporto tra disoccupazione giovanile e disoccupazione generale dell'Italia, pari a 3,7 volte, risulta più elevato della media Ue a 19, 2,8 volte, e dell'Ocse, 2,7 volte.

In Italia – scrivono ancora gli esperti dell'Ocse – la disoccupazione durante la crisi,
ovvero tra il secondo trimestre del 2008 e il secondo trimestre 2010, é salita di circa 8 punti percentuali, tre volte in più rispetto agli adulti, con uno degli aumenti peggiori tra i principali Paesi industrializzati. Al 25,4% il tasso di disoccupazione dei giovani (15-24 anni) si confronta con il 7,4% totale ed è 3,7 volte più elevato di quello della fascia di età 25-54 anni. Per tasso di disoccupazione giovanile la Penisola è al sesto posto ed è al primo posto per la disoccupazione di lungo termine.

L'Italia viene indicata inoltre, come uno dei paesi più a rischio
per i giovani nella transizione tra scuola e lavoro. Arriva infatti quasi al 20% la percentuale dei 'giovani lasciati indietrò, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che hanno lasciato la scuola senza un diploma e non lavorano. È il terzo peggiore dato, dopo Messico e Turchia, dell'area Ocse.

A livello generale lo studio indica che i giovani dell'area Ocse hanno il doppio delle possibilità di restare disoccupati rispetto a un lavoratore medio. Dall'inizio della crisi nell'area Ocse ci sono 3,5 milioni di giovani disoccupati in più, e almeno 16,7 milioni di ragazzi sono nel cosiddetto "gruppo Neet", non in educazione né al lavoro. Ma la cosa più preoccupante, sottolinea l'organizzazione parigina, è che tra questi ultimi solo 6,7 milioni sono in cerca di un impiego, mentre gli altri 10 milioni hanno smesso di cercare, scoraggiati dalla situazione. Tuttavia «pochi governi prendono misure attive per stimolare l'occupazione giovanile», sottolineano gli esperti dell'Ocse.

La disoccupazione dei giovani nelle previsioni dell'Ocse
resterà attorno al 18% nel 2011 e scenderà solo di poco (al 17%) nel 2012. Si tratta di oltre il doppio rispetto al tasso totale di disoccupazione che era all'8,6% nel'ottobre 2010. «Investire nei giovani è vitale per evitare di avere una generazione "segnata", a rischio di un'esclusione di lungo termine», ha sottolineato il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria, presentando il rapporto.

Secondo l'Ocse vanno adottate politiche che aiutino i giovani a cercare lavoro,
ispirandosi ai modelli attuati da Danimarca, olanda e Giappone. In particolare vanno aiutati i ragazzi più a rischio, quelli che lasciano la scuola senza qualifiche, che vivono in aree svantaggiate o di famiglia immigrata. Vanno rafforzati i programmi di apprendistato e di formazione professionale, sull'esempio di Austria, Germania e Svizzera e vanno incoraggiate le assunzioni di giovani offrendo sussidi temporanei a favore dei ragazzi poco qualificati e delle piccole medie imprese.

Fonte: IlSole24Ore

15 dicembre 2010

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