Obiettivi del Millennio: Cooperazione come cambiamento


Manitese


Molte organizzazioni non governative, ma anche istituzioni e conferenze internazionali, hanno posto l’attenzione sul tema dell’efficacia della cooperazione.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Obiettivi del Millennio: Cooperazione come cambiamento

Uno dei punti, chiave quanto critico, degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio è stata fin dall’inizio la loro misurabilità. Nel momento in cui le dichiarazioni politiche sono state accompagnate da traguardi numerici da raggiungere entro il 2015, si è creata la crescente necessità di inventare dei sistemi di misurazione adeguati.

Ancora oggi i parametri sembrano molto imprecisi e forse ci si appresta già a trovare una buona scusa per non averli raggiunti. Tra le più quotate rimane ovviamente “la crisi economica internazionale” che per alcuni anni giustificherà tagli e disimpegni sul fronte della lotta alla povertà.

Nel frattempo molte organizzazioni non governative, ma anche istituzioni e conferenze internazionali, hanno posto l’attenzione sul tema dell’efficacia della cooperazione (efficacia dell’aiuto). È sicuramente un tema importante, ma applicabile prioritariamente ai grandi donatori (come l’Unione Europea, i Governi, le Agenzie di aiuto internazionali, i Fondi Globali di G8 e G20, etc.) nell’ottica di capire come devono essere gestiti e spesi i fondi (pubblici) nella garanzia di standards di efficacia e trasparenza.

Alcune Ong si sono impegnate particolarmente su questo aspetto anche perché si sta riscontrando un’attenzione crescente dell’opinione pubblica e dei donatori privati nei confronti delle modalità di utilizzo dei fondi della cooperazione. L’attenzione dell’opinione pubblica su questi temi nasce anche dalla sempre più grande concorrenza fra chi si occupa di cooperazione internazionale (Ong, Associazioni, Fondazioni che competono per aggiudicarsi fondi pubblici e privati). Molti garantiscono ai loro donatori risultati certi ed rapidi perché chi dona ha spesso bisogno di vedere i risultati tangibili, concreti e immediati.

Ma quanto è corretto comunicare questo tipo di approccio? Quanto l’obiettivo della nostra azione di cooperazione sta nel risultato numerico che un progetto produce? Non si rischia di indurre i nostri sostenitori ad una visione parziale del perché fare cooperazione internazionale?

Se osserviamo a fondo le dinamiche attuali della cooperazione, scopriamo che è abbastanza facile mostrare video, numeri e fotografie delle realtà di progetto nel Sud del mondo. In molti casi non è nella cifra numerica che risiede il vero risultato atteso di un progetto: il bisogno di rendere conto in tempi brevi si scontra con un processo di cooperazione che spesso necessita di tempi lunghi, di successi, anche magari di parziali insuccessi. Non che i risultati concreti e misurabili siano trascurabili, ma in molti casi alcune caratteristiche fondanti del modo di fare cooperazione stanno su un binario diverso: si sviluppano su un periodo più lungo e mettono alla prova la capacità di rimanere accanto ai partner anche dopo la fase esecutiva del progetto. Sarà chiaro a molti dei nostri sostenitori che il più importante risultato dell’azione di cooperazione sta nel cambiamento sociale e culturale che l’intervento permette di attivare.

Prendiamo ad esempio un progetto che abbiamo attuato in Eritrea, un Paese in cui Mani Tese ha lavorato fino al 2006. Il progetto coinvolgeva le donne nella produzione di artigianato, con conseguenti attività di formazione. Considerate le particolarità della comunità femminile coinvolta e la forte marginalizzazione del ruolo della donna in quel contesto, il vero risultato del progetto non è stato tanto il fatto che le donne abbiano prodotto e venduto l’artigianato, come poi è effettivamente successo, ma che siano state in grado di cambiare la loro prospettiva di vita, il loro peso rispetto alla comunità maschile in quel contesto.

Se osserviamo la metodologia di lavoro che era stata messa in campo, forse per noi il valore più grande è il risultato sociale, cioè il cambiamento nelle dinamiche di sviluppo e partecipazione, tutt’ora visibili, che quel progetto aveva procurato.

Aumentare la capacità delle nostre azioni di produrre il cambiamento sociale è l’obiettivo principale della nostra azione: sono i risultati di lungo periodo quelli che poi contano anche per l’elaborazione delle strategie di sviluppo di cui Mani Tese si dota periodicamente.

Fonte: l'Unità, gli approfondimenti su Manitese

luglio 2010

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento