Obama fa parlare Israele e Anp


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


Chiude con la guerra in Iraq. Rilancia alla grande sulla pace israelo-palestinese. Il «Nuovo Inizio» di Barack Obama ha preso corpo.


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Obama fa parlare Israele e Anp

I negoziati diretti tra israeliani e palestinesi riprenderanno al più alto livello il 2 settembre alla Casa Bianca, dove 20 mesi di stop. Ad annunciarlo è Hillary Clinton. Gli Usa, aggiunge la segretaria di Stato, hanno invitato alla Casa Bianca, l'1 e il 2 settembre, il presidente egiziano Hosni Mubarak e re Abdallah II di Giordania, oltre al negoziatore del Quartetto Tony Blair, per la ripresa dei negoziati diretti fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese (Anp).

I negoziati diretti Casa Bianca, dovranno svolgersi «senza precondizioni», sottolinea Clinton, aggiungendo che l'obiettivo dell'amministrazione Usa è di «risolvere in un anno la questione dello status finale» tra Israele e Palestinesi. Con accanto a sè il negoziatore Usa George Mitchell, Hillary Clinton precisa che la ripresa dei negoziati diretti verrà preceduta il giorno prima da una cena, sempre alla Casa Bianca. Prima della plenaria del 2 settembre, il presidente Obama avrà incontri bilaterali con ciascuno dei protagonisti. Il 3 settembre, infine, tutti i partecipanti alla ripresa dei negoziati saranno al Dipartimento di Stato, per una serie di incontri con la stessa Clinton. L’accelerazione diplomatica è di quelle destinate a lasciare il segno. Il ché non significa che la strada della pace sia in discesa. Tutt’altro. I nodi da sciogliere sono tanti e intricatissimi: i confini dei due Stati; gli insediamenti ebraici nei Territori; lo status di Gerusalemme; il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi… Basta l’elencazione dei capitoli per comprendere le difficoltà del negoziato.

«È importante che le azioni di tutte le parti contribuiscano a far avanzare il nostro tentativo e non lo ostacolino», rimarca la segretaria di Stato Usa che comunque ha riconosciuto come la strada si presenti difficile e piena di incognite. «Ci sono state difficoltà in passato, vi saranno difficoltà di fronte a noi, non ci sono dubbi, ci troveremo a scontrarci con ostacoli -aggiunge-, ma io chiedo alle parti di perseverare, di continuare a muoversi anche quanto i tempi sono difficili e di continuare a lavorare per raggiungere una pace giusta e duratura nella regione». Hillary Clinton ribadisce poi l’appoggio degli Usa alla soluzione «due Stati, due popoli» con «Israele e Palestina che vivono in pace e sicurezza l'uno accanto all'altro».

La prima reazione positiva arriva da Gerusalemme. La bocciatura, scontata, da Gaza: «Hamas respinge l'invito americano ai palestinesi in vista di riprendere i negoziati diretti con gli israeliani», dice Sami Abu Zuhr, portavoce di Hamas. «Il popolo palestinese -aggiunge- non si sentirà vincolato ai risultati di questo invito subdolo». Netanyahu, al contrario, accetta l’invito giunto dagli Usa. Il suo via libera viene poi spiegato più tardi, con alcune puntualizzazioni, in un comunicato ufficiale diffuso dal portavoce del premier. «Il primo ministro Netanyahu -vi si legge- accoglie favorevolmente l'invito degli Stati Uniti a intavolare negoziati diretti senza condizioni preliminari» con i palestinesi.

Una sottolineatura che la nota -nella quale manca qualsiasi riferimento al documento parallelo emesso dal Quartetto- ribadisce di nuovo più avanti: «Il primo ministro ha rivolto ripetutamente appelli per la ripresa di negoziati diretti per 18 mesi. Egli è soddisfatto del chiarimento americano sulla natura senza condizioni dei colloqui». Netanyahu fa infine riecheggiare una nota di prudenza sugli obiettivi e la scadenza delle trattative. «Pervenire a un accordo è una sfida difficile, ma possibile», si legge nella nota, con un riferimento alla dichiarata volontà di Israele di raggiungere «una pace vera fra i due popoli», ma a patto che essa sia in grado di «proteggere la sicurezza nazionale» dello Stato ebraico.

Fonte: l'Unità

21 agosto 2010

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