"Non spegnete la luce sulle vicende del popolo birmano"


Giorgio Santelli, Articolo 21


L’intervista di Articolo 21 al direttore di Asianews don Bernardo Cervellera riporta in primo piano la tragica situazione birmana. La Tavola della pace raccoglie l’appello a non restare indifferenti di fronte alla violenza e alle ingiustizie.


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"Non spegnete la luce sulle vicende del popolo birmano"

Asianews, l'agenzia del Pontificio Istituto delle Missioni Estere, ieri ha fatto una scelta meditata a lungo. Pubblicare due foto che smentissero la giunta Birmana sulla negazione delle violenze in Myanmar. Foto crude, che non danno più alibi al regime ma che chiamano noi, l'informazione, a un forte senso di responsabilità e l'Onu all'esercizio di un ruolo determinato di fronte ad una vera e propria emergenza umanitaria. "Ci abbiamo pensato una settimana – afferma il direttore di Asianews, Don Bernardo Cervellera. – Sono foto terribili. Ma ci siamo sentiti quasi costretti perchè siamo amici di questi esuli birmani che ci chiedono di rendere noto a tutto il mondo qual è la loro situazione. Così abbiamo compiuto un gesto controcorrente alla giunta che, al contrario, non diffonde alcuna immagine e notizia su quello che è avvenuto, ma cerca attraverso gesti di conciliazione, di nascondere tutto. Così abbiamo scelto di pubblicarle, avvertendo però i lettori della crudezza delle foto”.

Nell’editoriale che accompagna questa scelta ricorre per tre volte la parola vergogna. Vergogna per la giunta, ovviamente, ma anche vergogna per noi giornalisti e per l’Onu. Perché?
Da quando l'inviato Onu è andato A Myanmar e ha detto che la giunta è possibilista sul dialogo con la rappresentante delle opposizioni di Aung San Suu Kyi, la Birmania è scomparsa dai media. Invece dobbiamo continuare a parlarne per cercare di avere la verità e le dimensioni di quello che è successo in questi giorni che è poi quello che è già successo nel 1988 e che in Birmania succede sempre. Continuare a raccontare e non distogliere l'attenzione. Perché altrimenti la lettura è diversa e si arriva a pensare che, in fondo, la giunta abbia bloccato queste manifestazione e nulla più.

E le Nazioni Unite?
“L'Onu dovrebbe farsi carico non soltanto di un dialogo politico ma guardare questa situazione come una vera e propria emergenza umanitaria. Perchè da quel che ci dicono stanno accadendo cose terribili. Ci sarebbe un forno crematorio in cui vengono bruciate tutte le persone uccise durante le manifestazioni ma anche i feriti più gravi che sarebbero prova della crudezza del regime. La Croce Rossa deve svergognare questa giunta. Deve rendere pubblico il fatto che non ha la possibilità di visitare ospedali ed obitori”.

Finisce la stagione delle piogge. Ed ora le manifestazioni ricominceranno?
“Non penso. Il controllo della giunta è totale. Se vi saranno forme di dissenso saranno piccoli segni, manifestazioni molto limitate. Pensate che la giunta controlla anche i preti che vanno a celebrare messa: la comunità cattolica è piccolissima, eppure viene controllata. Questo ci dà il segno di quanto è forte la stretta del regime di Myanmar sulla popolazione. Proprio questa non possibilità di manifestare ci impone una responsabilità maggiore. A noi giornalisti che dobbiamo continuare a parlare di questa vicenda, alle istituzioni umanitarie che devono intervenire sull’emergenza”.

Della Birmania, di quel che è accaduto e che sta accadendo non si può correre il rischio di far rimanere una foto o poco più. Ci viene in mente un’altra foto importante: quella del ragazzo di fronte al Tank a Piazza Tiananmen in Cina. Ma nel frattempo la repressione continuò in Cina come continua oggi in Myanmar, fra il silenzio del mondo, feroce come sempre.

LE FOTO DELLA VERGOGNA (da www. asianews.it) 

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