“Non è il terremoto che uccide, sono le case che crollano…”


Stefano Corradino


"Nessun terremoto è prevedibile ma si può e si deve fare prevenzione. Risanando, ricostruendo e soprattutto osservando leggi antisismiche. Una cosa che non è stata fatta in alcun modo". Intervista a Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore al Cnr.


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"Non è il terremoto che uccide, sono le case che crollano..."

“Nessun terremoto è prevedibile ma si può e si deve fare prevenzione. Risanando, ricostruendo e soprattutto osservando leggi antisismiche. Una cosa che non è stata fatta in alcun modo”. Lo afferma ad Articolo21 Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore al Cnr. “Il piano-case del governo? Costruire un piano in più nelle zone sismiche significherebbe condannare al collasso una struttura alla prima scossa. Il Ponte sullo Stretto? Rischia di unire non due regioni ma due cimiteri”. “La copertura della tragedia da parte dei media – sostiene Tozzi – è stata buona in termini quantitativi. Meno per la qualità…”

Cosa è successo in Abruzzo?

Una tragedia umana.

Si poteva prevedere?
No, nessun terremoto è prevedibile

Giuliani, il ricercatore abruzzese dell’Infn afferma di aver trovato un sistema per prevedere i terremoti

Una cosa priva di qualsiasi fondamento, non si basa su alcun dato scientifico. E’ più che altro una sensazione. Fino adesso al mondo nessuno è riuscito a realizzare strumenti in grado di prevedire terremoti.

Non può esserci riuscito lui?
Se ci fosse un sistema ben venga ma quello non lo è, e non ha alcuna validazione scientifica. Peraltro Giuliani non è nè un geologo nè un geofisico…

Chiarito che non si possono fare previsioni. Allora cosa si può fare?
Prevenzione. Risanando, ricostruendo e soprattutto osservando leggi antisismiche. Una cosa che non è stata fatta in alcun modo. Se non si osservano questi criteri c’è poco da fare…

Cosa intende per prevenzione? Maggiori manutenzioni?

Sì, prevalentemente. Ma di manuntenzioni non se ne fanno nè per gli edifici pubblici (con i soldi pubblici) nè per gli edifici privati, che potrebbero essere risanati concedendo ai privati stessi incentivazioni e sgravi fiscali se ristrutturano in maniera antisismica.

Il cosiddetto “piano-case” del governo affronta questo tema?

Tutt’altro. E chiedo che il governo preveda che nei comuni a rischio non sia possibile fare ampliamenti di alcun genere perchè altrimenti rischiamo di aggravare la situazione nell’intero paese. Costruire un piano in più significa condannare al collasso una struttura alla prima scossa sismica.
E poi è assurdo pensare che il progettista sia l’unico soggetto a certificare se il lavoro è fatto bene o male.

Quali sono le realtà più a rischio nel Paese?

Friuli, Umbria, Marche, Il Gargano, l’Irpina, tutta la Calabria, la Sicilia orientale…

A proposito di Calabria e Sicilia. Il Ponte sullo Stretto si farà. Lo ha confermato il premier Berlusconi affermando che è “un’opera prioritaria, epocale e fondamentale per l’unita’ del paese”.

Io penso sia scarsamente produttivo dal punto di vista economico, non favorirà gli spostamenti ma soprattutto rischioso.

Per problemi di sismicità?
Non solo, perchè quella zona è funestata da frane a scivolamento profondo. Grossi spostamenti di terreno soprattutto in Calabria che possono addirittura interessare le zone di ancoraggio dei piloni. Il ponte rischia di unire non due regioni ma due cimiteri.

L’Italia non è nè il Giappone nè gli Usa ma il Paese di centri storici vecchissimi. Renderli antisismici non è complicato? Bisogna abbattere le case e ricostruirle?

In alcuni casi sì ma nella maggior parte basta risanarle e le operazioni non sono necessariamente lunghe e costose. Talvolta basta anche il semplice inserimento di chiavi o staffe di ferro.

Come giudica il ruolo dei media nel raccontare questa tragedia?

In termini di quantità la copertura è stata buona come qualità meno. Si è puntato troppo sulle dichiarazioni del ricercatore abruzzese Giuliani e poco sul fatto che in Italia non si fa prevenzione e che quindi siamo tutti a rischio.

Lei conduce la trasmissione tv Gaia. Quanti sono gli spazi di discussione televisiva sui temi dei rischi idrogeologici?
Pochi, quasi nessuno direi.

Fonte: Articolo21

7 aprile 2009

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