Missione (di pace) compiuta!


Francesca Marretta


I pacifisti rompono via mare l’assedio di Gaza. Le imbarcazioni "Free Gaza" e "Liberty" approdano cariche di palloncini e speranza. Per Israele questa è una "provocazione inaccettabile".


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Missione (di pace) compiuta!

Missione (di pace) compiuta. Le imbarcazioni "Free Gaza" e "Liberty", partite da Cipro venerdí con a bordo 46 pacifisti di 16 Paesi, hanno raggiunto ieri Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del pianeta, rompendo l'isolamento imposto dal governo israeliano su un milione e 400mila palestinesi. Con il "disimpegno unilaterale" l'esercito israeliano ed i coloni hanno lasciato le loro postazioni all'interno del perimetro di Gaza nel 2005. Ma da allora la Striscia viene controllata per cielo, terra e mare dallo Stato ebraico. E questo non lo dicono solo i pacifisti che hanno rotto l'assedio, ma anche la Croce Rossa (Icrc). Un isolamento trasformato in «assedio» dopo la vittoria elettorale di Hamas nel 2006, esacerbato dall'affermazione del governo separato del movimento islamico nella Striscia un anno fa. Gli abitanti di Gaza sono arrivati al porto a centinaia per accogliere il "Gaza Free Movement". «Arrivano coi bambini, sono famiglie intere. E' bellissimo!». Per una volta i giornalisti palestinesi che descrivono la scena trasmettono solo emozioni positive. L'ultima imbarcazione che ha raggiunto queste acque dal mare aperto, oltre alle navi della marina militare israeliana, si è vista quarantuno anni fa.
A sbarco avvenuto c'è stato qualche gazano che si è lamentato perchè si aspettava di vedere scaricare rifornimenti di ogni tipo. Una sparuta minoranza: Gaza ha apprezzato il gesto simbolico dei pacifisti che hanno sfidato il mare e il governo israeliano, salutandoli, ricambiati, con uno sventolare di bandiere palestinesi. A bordo delle due navi della pace sono arrivati a Gaza 200 apparecchi acustici per bambini e 5000 palloncini. Tra i volontari, una sopravvissuta all'Olocausto di 84 anni, Hedy Hepstein, l'attivista contro la demolizione delle case palestinesi Jeff Halper, la giornalista britannica Yvonne Ridley, una suora cattolica americana di 81 anni, Anne Montgomery, la cognata di Tony Blair Lauren Booth e l'italiano Vittorio Arrigoni.
Oltre alle avverse condizioni del mare che hanno provocato qualche mal di stomaco a bordo, il Gaza Free Movement è stato colpito, secondo la portavoce del movimento in Israele Angela Godfrey-Goldstein, di un atto di «pirateria elettronica» del quale han accusato le autorità israeliane. Godfrey-Goldstein ha spiegato al telefono che il sabotaggio delle apparecchiature di bordo ha messo in pericolo l'incolumità degli attivisti, peraltro navigatori inesperti. Inoltre le comunicazioni con i telefoni satellitari a disposizione sulle due navi sono state ieri pressoché impossibili. Il Governo israeliano ha negato ogni responsabilità per i problemi tecnici e ha definito la missione dei pacifisti un'inaccettabile provocazione. Dopo consultazioni tra il ministro degli Esteri Livni, quello della Difesa Barak ed il Premier Olmert, Israele ha consentito lo sbarco dei pacifisti. «Si è deciso di lasciarli attraccare per prevenire la provocazione che cercavano», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano. «Abbiamo dimostrato che la Storia viene fatta dalla gente semplice e che la pace è possibile», ha spiegato, con tutt'altra lettura degli avvenimenti, l'italiano Vittorio Arrigoni.
Sia il Presidente palestinese Abbas sia il Primo Ministro de facto a Gaza Haniyeh hanno ringraziato i pacifisti, che resteranno a Gaza una per una decina di giorni. Visiteranno scuole, ospedali e passeranno anche un po' di tempo con i pescatori palestinesi. Non a caso. Almeno 14 di loro sono stati uccisi dalle motovedette israeliane per aver violato i limiti di pesca.

Fonte: Liberazione

25/08/2008

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento