“Miseria Ladra”: le proposte di Libera e Gruppo Abele per ridare speranza all’Italia


Libera


Le cifre, le storie del dossier “Miseria Ladra” presentato a Senigallia nell’ambito del Caterraduno fotografano un paese fragile, povero che barcolla tra diseguaglianze, miseria e disoccupazione.


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Otto milioni e 173mila persone ( il 13,8% della popolazione italiana) sono in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili(dati 2011). In condizione di povertà assoluta si trovano invece 3 milioni 415mila persone (il 5,2% della popolazione italiana). Povertà assoluta (1 milione di persone in più in soli 4 anni) e povertà relativa sono in aumento non solo per l’effetto della crisi economica. E’ da almeno 10 anni che il numero degli impoveriti è aumentato in Italia, perché da circa il 1980 ad oggi si è assistito ad un enorme trasferimento di ricchezza dalle tasche dei lavoratori dipendenti ai profitti prima, e alla rendita finanziaria e speculativa poi. Si calcola che in 30 anni la perdita di capacità di acquisto dei lavoratori sia stata ridotta di circa il 20%. Un paese piu’ povero è costretto a fare i conti con il proprio carrello della spesa: sei famiglie su dieci per far fronte alle difficoltà economiche hanno ridotto la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati. E ci si indebita sempre di più: nei soli primi nove mesi del 2012 le famiglie indebitate sono passate dal 2,3 al 6,5 per cento.

Le cifre, le storie del dossier “Miseria Ladra” del Gruppo Abele e Libera presentato a Senigallia nell’ambito del Caterraduno fotografano un paese fragile, povero che barcolla tra diseguaglianze, miseria e disoccupazione. Il “sistema Italia” che propone un concetto di solidarietà “snaturato”, che supplisce con la “beneficenza” ciò che dovrebbe essere un “diritto”. Con il dossier Libera e Gruppo Abele lanciano una Campagna nazionale contro tutte le forme di povertà dal titolo “Miseria Ladra” un cantiere aperto a tutte le associazioni del volontariato,ambientaliste, alle cooperative del sociale per “chiamare” e “convocare” alla mobilitazione su un problema che oggi tocca più tragicamente e in misura crescente alcune fasce sociali, ma domani potrebbe riguardare molti altri di noi. Obiettivo la convocazione di un’assemblea nazionale di tutte le realtà territoriali che si attivano in azioni di contrasto alla povertà come occasione di confronto sui problemi, sulle difficoltà incontrate, sui metodi di intervento.

“Il nostro Paese- ha dichiarato Luigi Ciotti, presidente nazionale Gruppo Abele e Libera- tra le democrazie avanzate è quella meno cresciuta sotto il profilo economico e di più sotto quello delle disuguaglianza sociali. La costruzione dell ‘ uguaglianza della giustizia sociale è compito della politica nel senso piu’ vasto del termine: quella formale di chi amministra e quella informale che ci chiama in causa tutti come cittadini responsabili. Bisogna parlare meno di diritti e più di dignità umana, che vuol dire inclusione, accoglienza. Siamo sprofondati in miseria assistiamo sempre piu’ a casi dove si ruba per mangiare, situazioni gravi in cui la dignità dell’essere umano lascia il posto al bisogno e alla necessità di sopravvivenza. La povertà dovrebbe essere illegale nel nostro paese. La crisi per molti è una condanna , per altri è una occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre piu’ evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole.”

I dati del dossier fotografano una “guerra” dove la povertà è la peggiore delle malattie. In senso sociale, economico, ambientale e sanitario. Una guerra che si consuma tutti i giorni sotto i nostri occhi e che qualcuno dimentica. La crisi economica produce effetti devastanti perché si radica in una “crisi” morale, di cui in qualche modo ne è l’espressione. La corruzione e la corruttibilità dei comportamenti, che tanta parte giocano nell’alimentare l’economia illegale, costituiscono lo strumento e il vulnus con cui avviene, l’indebolimento di un tessuto sociale che legittima il lavoro nero, le mancate fatturazioni, l’evasione fiscale e tutti i tipi di” accordi”, reciprocamente vantaggiosi, al di fuori delle regole stabilite. In tempi di crisi, c’è chi la crisi la combatte e c’è, invece, chi la cavalca facendo affari, investendo,controllando il territorio, assumendo personale. La criminalità organizzata intercetta quel segmento di disperazione, presta soldi con gli interessi.

I numeri più asettici dell’ISTAT ci informano che, nel 2011, 8 milioni e 173mila persone ( il 13,8% della popolazione italiana) sono in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili. In condizione di povertà assoluta si trovano invece 3 milioni 415mila persone (il 5,2% della popolazione italiana). Per quanto riguarda la povertà dei minori , i dati italiani sono tra i peggiori dei 27 paesi dell’Unione Europea che lancia un allarme preciso rispetto al dato di fatto che “se hai meno di 18 anni,hai più probabilità di essere povero rispetto a un adulto o un anziano”. Infatti in Europa il 27% dei bambini e degli infra18nni dei 27 paesi dell’Unione è considerata a rischio di povertà e di esclusione sociale, contro il 24,3% degli adulti e il 20,5% degli over 65. Per quanto riguarda l’Italia i dati sono tutti al di sopra della media UE: nel nostro paese il 32,3% dei minori è a rischio di povertà, contro il 28, 4% degli adulti e il 24,2% degli anziani. In particolare, continua a crescere in modo consistente la quota di individui che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni (16,6 per cento), quota triplicata in due anni. Una delle principali determinanti dell’attuale recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, è la caduta del reddito disponibile, che ha determinato una profonda contrazione dei consumi delle famiglie. Nel 2012, infatti, in presenza di una flessione del prodotto interno lordo reale del 2,4 per cento, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 4,8 per cento. Un paese piu’ povero è costretto a fare i conti innanzitutto con il proprio carrello della spesa. Sei famiglie su dieci per far fronte alle difficoltà economiche hanno ridotto la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati.

Tale comportamento è divenuto particolarmente frequente nel 2012 e coinvolge ormai il 62,3 per cento delle famiglie, con un aumento di quasi nove punti percentuali nell’arco di soli dodici mesi. Aumenta, inoltre, di circa due punti percentuali la quota di famiglie che acquistano generi alimentari presso gli hard discount, soprattutto nel Nord. La crescente crisi del mercato del lavoro si è tradotta in un significativo aumento del tasso di disoccupazione che dal 10,7 per cento del 2012 ha raggiunto l’11,5 per cento a marzo del 2013 (10,7 per cento per gli uomini e 12,7 per cento per le donne). Nel nostro paese sono oltre 2 milioni di giovani italiani – il 22% dei giovani tra i 15 e i 29 anni – che sono “Not in Education, Employment or Training” (i cosiddetti Neet), vale a dire che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in tirocini professionali. E dalla denuncia il dossier lancia anche istanze e proposte che devono essere portate alle Amministrazioni e al Governo.

Una agenda di dodici cose da fare subito nel contrasto alle nuove povertà : ricostituire, da parte del nuovo governo, il fondo sociale e il fondo per la non autosufficienza ai livelli del 2008, definiti allora un “punto di partenza” a incrementazione annua successiva; attuare una moratoria ragionevole rispetto l’immediata esigibilità dei crediti da parte di Equitalia e dal sistema bancario,negoziando modalità differenti di pagamento in base alle varie situazioni di insolvenza; onorare i debiti da parte delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti di tutti i “fornitori” di beni, prestazioni e servizi; riprendere in esame le proposte già avanzate di compensazione di debiti-crediti con la Pubblica Amministrazione, pagamento di imposte; programmare una “allocazione diversa delle risorse a saldo invariato” al fine di reperire i fondi per gli interventi di contrasto alle povertà; avviare l’applicazione della nuova versione ISEE, in corso di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, con modalità che evitino il pericolo di negare l’accesso alle prestazioni sociali a persone a rischio di povertà, in particolare quando già beneficiarie di agevolazioni senza le quali potrebbero ricadere sotto la soglia della povertà, escludendo dal campo di applicazione dell’Isee – almeno fino al superamento della grave crisi economica – le prestazioni previdenziali e l’assegno di accompagnamento; sospendere gli sfratti esecutivi, offrendo nuove opportunità di negoziazione e garanzia per il pagamento del fitto,a protezione del reddito dei piccoli proprietari che sull’acquisto della casa hanno messo i loro risparmi a garanzia di un futuro spesso non coperto da pensioni; destinare, e con maggiore celerità, il patrimonio immobiliare confiscato alle attività criminali di stampo mafioso e attualmente sfitto (case, palazzi, appartamenti, ville) ad un uso sociale, tra cui i “condomini solidali”; rimettere sul mercato il patrimonio immobiliare sfitto nelle città, individuando opportunità di mediazioni soddisfacenti (quote di affitto, auto recupero,ristrutturazione conto affitto, altre garanzie) sia per i proprietari che per le persone indigenti; estendere la pratica che si è attuata in molte città rispetto ai senza dimora, concedendo la residenza presso il Municipio o in un’altra sede comunale a tutte quelle figure che possono essere definite “temporaneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, le vittime di tratta, le vittime di violenza che, in virtù di tale dispositivo,vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stesso (senza residenza non viene rilasciata la Carta di Identità, necessaria per stipulare il contratto di lavoro) e potrebbero avere maggiore possibilità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”; riconsiderare tutte le risorse devolute frammentariamente all’assistenza, all’interno dell’erogazione del Reddito Minimo di Inserimento (RMI) o comunque di un altro dispositivo di tutela maggiormente generalista, sulla scia della maggior parte delle esperienze europee, quale strumento essenziale per le politiche attive del lavoro; sostanziare la giornata mondiale dedicata alla povertà in ottobre con l’indire una riunione congiunta dei due rami del Parlamento, Camera- Senato, per formalizzare gli impegni in materia.

Fonte: www.libera.it

1 luglio 2013
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