Medio Oriente: un diario in bici…


Cecilia Gentile


Trecento donne in bici per il Medio Oriente, ed in Libano è una festa. Una corsa di pace, ma scortate dall’esercito.


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Medio Oriente: un diario in bici...

BEIRUT – Dai boschi di cedri all'odore pungente della macchia mediterranea. Dalla montagna al mare in 40 chilometri di splendida pedalata con 250 donne di 39 nazioni diverse. Anche questo è il Libano. Anche questa è “Follow the woman”, la manifestazione che si è aperta ieri a Beirut, arrivata alla sua quarta edizione che invita le donne di tutto il mondo a pedalare attraverso i paesi del Medio Oriente per condividere un'esperienza di pace.

L'ideatrice e la promotrice è una donna statunitense, Detta Regan, che ha portato con sé anche le due figlie. Intorno a lei, un gruppetto di volontarie che ogni anno cercano sponsor e contatti con i territori attraversati per rendere visibile e fruttuosa la loro iniziativa.

Quest'anno si parte dal Libano, per passare in Giordania e in Siria e terminare il tour nei Territori occupati della Cisgiordania. Le donne che partecipano vengono dalla Palestina, dall'Iran, dalla Turchia, dal Marocco, dall'Estonia, dalla Francia, la Danimarca, la Spagna, il Canada, e per i giorni prossimi è atteso anche un gruppo di donne israeliane. Le italiane sono in 20, due da Roma, il grosso da Padova, due dalla provincia di Siena, le altre da Venezia e Treviso.

Dopo i discorsi ufficiali al Palazzo dell'Unesco, la carovana parte da Bakleen, Mount Lebanon, 900 metri sul livello del mare, sale e scende per i tornanti di un paesaggio che d'inverno è coperto di neve ed ora è un'esplosione di verde. Si passa per Ain-Bal, Ghariefi, Hasrout, Aanout, Daraxa, Sheim. In ogni paese la gente saluta, scatta foto con il cellulare, accoglie la comitiva con danze, distribuzione di fiori, dolci locali e narghilè. E' una festa.

Ma a proteggere il corteo ci sono i mitra dell'esercito libanese, le camionette, le moto. Uno scontro armato potrebbe scoppiare all'improvviso, la gente lo sa. “Il paese è paralizzato”, dicono gli organizzatori locali del Pyo, il Progressive Youth Organization, un'emanazione del partito al governo, “ma libero e con una sua agenda indipendente”, ripetono i leader. E' paralizzato perché da una parte c'è la coalizione di governo, dall'altra gli Hezbollah, uno stato nello stato. Due universi paralleli che non riescono a comporsi. E' per questo che da tre anni, in Libano, si rinviano le elezioni del presidente. E in mezzo a tutto questo le donne e la bicicletta, mezzo umile, povero, senza difese, quasi ridicolo nella complessità e nella drammaticità di questi territori. Ma le donne pedalano…

Fonte: Repubblica.it

4 maggio 2008

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