Medio Oriente, la terra e la pace


Tavola della pace


La Missione di pace incontra la comunità beduina di Abu Khamis a rischio di perdere la propria terra. Il problema non è più cosa fanno gli israeliani, ma cosa fa la comunità internazionale.


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Roberto Brancolini©

“Per costruirla hanno dovuto sporcarsi le mani. Sono venuti in tanti ad aiutarci e non si sono fatti troppi problemi. Erano diversi, suore comboniane, cooperanti italiani, volontari israeliani, funzionari europei ma il giorno in cui abbiamo costruito la scuola erano tutti uguali”. Abu Khamis, portavoce della comunità di beduini che incontriamo alle porte di Gerusalemme, ci racconta della scuola di gomma che ha cambiato la vita di un centinaio di bambini palestinesi e ci consegna un’immagine che parla di terra e di pace.

Terra in cambio di pace è stata l’idea che per più di venti anni ha alimentato le speranze di pace in Medio Oriente. “Due Stati per due popoli”: la formula magica che le diplomazie di tutto il mondo hanno adottato per risolvere il conflitto israelo-palestinese. “Ma mentre noi palestinesi dicevamo ‘pace, pace, pace’ ”, dice Suad Amiry, gli israeliani pensavano ‘terra, terra, terra’ e costruivano insediamenti da tutte le parti. E oggi non c’è più spazio per costruire il nostro stato”.

Se non vieni da queste parti, fai fatica a crederci. E soprattutto fai fatica a capire a chi devi credere. Ma poi quando lo vedi con i tuoi occhi ti devi arrendere all’evidenza. I funzionari delle Nazioni Unite che ci accompagnano nel nostro viaggio ci parlano della minaccia che incombe sulla comunità beduina di Abu Khamis: “Gli israeliani li vogliono cacciare perché vogliono questa terra. Qui dovrà sorgere un altro insediamento ebraico che separerà definitivamente il nord e il sud della Cisgiordania. Scacciare queste persone dalla terra dove vivono dal 1948 non è solo ingiusto, è illegale com’è illegale costruire gli insediamenti nei Territori palestinesi occupati”.

Qui il problema non è più cosa fanno gli israeliani ma cosa fa la comunità internazionale. E’ stato calcolato che dal 1991 (data di avvio dei negoziati israelo-palestinesi) al 2010 il mondo ha speso ben 12 trilioni di dollari per sostenere il processo di pace. Una somma impressionante. Ma i risultati descrivono un fallimento clamoroso che oggi ci consegna una situazione esplosiva, impregnata di violenza, sofferenze e ingiustizie. E il silenzio che la circonda è inquietante.

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

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