Medio Oriente, conflitto che lacera la coscienza d’Europa


Dario Biocca


Lo storico dell’Università di Perugia introduce gli argomenti che oggi verranno affrontati da alcuni dei più autorevoli corrispondenti internazionali dal Medio Oriente.


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Medio Oriente, conflitto che lacera la coscienza d’Europa

PERUGIA – La stampa internazionale ha riferito in questi giorni che Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, e il ministro degli Esteri francese Bernard Koushner, temono un nuovo confronto tra Israele e le milizie di Hezbollah. Queste ultime, malgrado la presenza di Unifil, si sarebbero dotate di migliaia di nuovi missili Kassam. A sud del confine libanese sono state quindi installate nuove batterie di Patriot, l’esercito israeliano è in allarme, secondo alcune fonti di agenzia sono cominciate anche le evacuazioni della popolazione civile. A Gaza le condizioni di vita dei palestinesi restano drammatiche e le prospettive di un dialogo appaiono, alla luce dei recenti attentati, del lancio di missili sui villaggi israeliani e delle incursioni militari ordinate da Olmert, assai remote. La missione diplomatica di Bush sembra ormai non aver sortito alcun esito. I leader di Hamas l’hanno liquidata come una “missione di guerra”. In uno scenario solo apparentemente più distante, ieri il Governo britannico ha espresso il timore che l’Iran non abbia posto fine al suo programma nucleare; gli sforzi per dotare il Paese di ordigni di distruzione di massa proseguirebbero clandestinamente senza che l’intelligence occidentale riesca a trovarne la prova. I corrispondenti occidentali che lavorano in Medio Oriente offrono ogni giorno all’opinione pubblica la cronaca dei fatti, spesso drammatici, e degli sviluppi politici e diplomatici, per quanto tenui possano apparire. Ma per il ruolo che essi stessi svolgono, i giornalisti sono divenuti a loro volta protagonisti di un dibattito che ormai riguarda non solo lo scenario del conflitto in Medio Oriente ma anche quello culturale, religioso, ideologico, che investe l’Europa. Sono studiosi, interpreti, a volte giudici di un contrasto che per anni è rimasto ingabbiato in una sterile polemica per stabilire “chi ha ragione” ma che alla fine ha trasformato i giornalisti in abili analisti di complessi problemi etici, politici, strategici. Parlano oggi al Festival del Giornalismo (Teatro Pavone, ore 18) alcuni tra i più autorevoli corrispondenti dal Medio Oriente. Sono Robert Fisk, inviato dell’Indipendent, autore di saggi, libri e reportage, che per tre volte ha intervistato Osama Bin Laden; Christopher Dickey, Bureau Chief del settimanale americano Newsweek, conoscitore attento di molti Paesi del Mediterraneo e autore di libri e romanzi apprezzati in tutto il mondo; Stella Pende, inviata di Panorama, che sulle vicende di Gaza e la nuova leadership di Hamas ha scritto appassionate corrispondenze; Francesca Paci, corrispondente da Gerusalemme per il quotidiano La Stampa, autrice di libri e saggi sull’Islam e l’immigrazione, vincitrice del Premio giornalistico Marco Luchetta.
Racconteranno le loro esperienze di corrispondenti dal Medio Oriente, spiegheranno le difficoltà di operare in contesti dove le informazioni e le immagini sono cariche di significati e conseguenze, illustreranno il loro personale punto di vista su un conflitto che riguarda anche l’Europa e la sua coscienza.

Fonte: Corriere dell'Umbria

11 aprile 2007

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