Luca Attanasio, arrestati i suoi presunti assassini


Corriere.it


L’ambasciatore italiano in Congo è stato ucciso un anno fa insieme ad un Carabiniere e al loro autista.


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luca attanasio

«Ecco i colpevoli dell’uccisione dell’ambasciatore italiano. Volevano rapirlo. E chiedere un milione di dollari di riscatto». A quasi un anno dall’imboscata assassina in cui morirono Luca Attanasio, il suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista, Mustafa Milambo, la polizia del Congo cattura e mostra al mondo i presunti assassini.

Sono sei giovani, seduti sul prato della caserma di Goma, capoluogo della regione del Nord Kivu al confine col Ruanda. Tutti ammanettati, quattro sono scalzi, alle spalle nove agenti col mitra a tracolla. I sei tacciono. Di fronte hanno un gruppetto di giornalisti e fotografi, invitati per la conferenza stampa: «Signor governatore — proclama con voce solenne il comandante di polizia del Nord Kivu, il generale Aba Van Ang — , vi consegno tre gruppi di criminali che hanno portato il lutto nella città di Goma. Fra di loro, c’è anche il gruppo che ha attaccato il convoglio dell’ambasciatore».

A dire il vero, l’uomo che ha sparato non c’è: è il capo d’una banda nota col nome di «Aspirant», dicono gli investigatori, ed «è ancora in fuga, ma gli stiamo dando la caccia». Di sicuro, spiega un altro militare, il colonnello Constant Ndima Kongba, su quel prato sono in manette i suoi complici: «Gli uomini d’altre due gang criminali, i Bahati e i Balume. Sappiamo dove si trova il capo di ‘Aspirant’. Speriamo di trovarlo».

La banda era ricercata da vari mesi. Dopo l’agguato ad Attanasio il 22 febbraio dello scorso anno, sulla strada fra Goma e Rutshuru, ai confini del parco nazionale dei Virunga, in tutta la regione ci sono stati diversi assalti a convogli: in uno, a novembre, era stato ammazzato anche un uomo d’affari della zona, Simba Ngezayo. E sarebbero stati proprio gli indizi raccolti durante l’inchiesta per quest’ultimo assassinio, sostengono i giornalisti di Goma, a mettere la polizia del Nord Kivu sulle tracce di queste tre bande.

Il generale Van Ang non racconta come si sia arrivati alla cattura. Non fa cenno alle inchieste italiane che nel giugno 2021 hanno portato a indagare un funzionario congolese del World Food Program, sospettato d’avere trascurato le misure di sicurezza previste per il trasporto dei diplomatici. Nemmeno fornisce elementi particolari che spieghino il collegamento con l’uccisione di Attanasio.

Ma i toni sono determinati. «Aspirant» e i suoi uomini, dice l’ufficiale, tesero l’imboscata alle auto dell’ambasciatore italiano e del World Food Program «con uno scopo ben preciso»: volevano rapire il diplomatico e chiedere un riscatto milionario. Secondo gli investigatori, infatti, «quando ‘Aspirant’ sparò sugli obbiettivi», uccidendo quasi all’istante Attanasio e Iacovacci, «si morsero le mani» perché la loro intenzione era di prendere gli ostaggi bianchi e trattare con l’Italia per rilasciarli. «È la stessa tattica usata in altri casi», viene spiegato, e che doveva funzionare anche per rapire Ngezayo. «Ora lancio un appello alla giustizia — dice il generale del Nord Kivu —: che questi criminali siano puniti tenendo conto di tutto quel che hanno fatto sopportare alla nostra popolazione». Nei mesi passati, la polizia congolese aveva già annunciato possibili arresti smentiti, poi, in poche ore: se sia la svolta giusta, è ancora presto per dirlo.

Francesco Battistini
Corriere.it
19 Gennaio 2022

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